Roma e l’italia non hanno tradito le attese, regalando a giocatori, spettatori e media di tutto il mondo una Ryder Cup indimenticabile.

Merito del lavoro di centinaia di persone che con passione e dedizione hanno cavalcato il grande sogno del presidente Franco Chimenti, trasformandolo giorno dopo giorno in una realtà vincente

Sarà improbabile, anzi impossibile, togliersi dalla mente e dal cuore quello che abbiamo avuto il piacere di vivere, con una punta di sano e giustificato orgoglio nazionalistico, a fine settembre al Marco Simone.

La 44esima edizione della Ryder Cup è stata, a detta di tutti, nessuno escluso, la più bella di sempre.

Nel ripercorrere una settimana a dir poco entusiasmante per il golf italiano, mi piace ricordare, su tutti, uno dei momenti più emblematici e ricchi di significato tra quelli che ho vissuto personalmente.

La cena di gala alle Terme di Caracalla

Mercoledì 25 settembre mille invitati hanno preso parte alla cena di gala in onore della biennale sfida Europa-Stati Uniti, organizzata dalla Federgolf e da Ryder Cup Europe alle Terme di Caracalla.

Grandi giocatori e capitani del passato di entrambi i Continenti, ministri, imprenditori, personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo, e ovviamente tutti i vertici del golf nazionale e internazionale raccolti per celebrare l’evento golfistico più importante al mondo nella Città Eterna.

Se ai numerosissimi invitati stranieri non fosse già bastato passeggiare nei giorni precedenti per le vie della nostra Capitale, farlo attraverso uno dei più spettacolari complessi termali dell’antichità è stato il vero e proprio colpo di grazia. “Tra le opere pubbliche che egli lasciò a Roma, vi furono le magnifiche Terme che portano il suo nome, la cui sala per i bagni caldi è costruita, secondo gli architetti, con una tecnica che non si può riprodurre con nessun tipo di imitazione”. Così nella Historia Augusta si descrivono le Terme di Caracalla, inaugurate per iniziativa dell’imperatore Marco Aurelio Antonino (soprannominato Caracalla per il mantello gallico che indossava) nel 216 d.C.

Le sue mura possenti, il perfetto stato di conservazione e l’affascinante illuminazione preparata per l’occasione hanno dato vita a uno scenario fiabesco che ha lasciato tutti letteralmente a bocca aperta. 

Inimitabile. Questo il primo e unanime commento delle tantissime persone che abbiamo salutato in quella magica serata.

Leggenda del golf

Tra loro abbiamo incrociato anche uno dei più grandi gentleman del nostro sport, Tom Lehman, leggenda statunitense degli anni ‘90, 35 vittorie in carriera tra cui un Open Championship, tre Ryder Cup giocate più una da capitano, quella al K Club, in Irlanda, nel 2006.

Le solite battute di rito e poi quell’affermazione che, da uno come lui che ha vissuto il nostro sport ad ogni latitudine, acquisisce un peso specifico enorme: “Impossibile pensare di fare meglio di così…”. 

Sulla Grande Bellezza della nostra Capitale il Presidente della Federgolf Franco Chimenti, il grande artefice di questa Ryder, non ha mai avuto dubbi. Roma vince su tutti per storia, cultura, tradizione e fascino.

Ma altra cosa era dar vita a un evento e a una macchina organizzativa all’altezza delle proprie aspirazioni, ovvero di superare addirittura l’edizione di Parigi del 2018 e perfino di essere ricordata come la più bella di sempre.

E nemmeno qui Chimenti si è sbagliato, ma la magia di Roma non c’entra questa volta.

Una vittoria di squadra

Quello a cui abbiamo assistito è stato il risultato dell’enorme lavoro di centinaia di persone che con passione e dedizione encomiabile hanno cavalcato il grande sogno del Presidente, trasformandolo giorno dopo giorno in realtà.

Una realtà magnifica, trasmessa in mondovisione a oltre 600 milioni di spettatori e che ha portato il nostro golf in una nuova dimensione. 

Ora tocca a tutte le realtà che fanno parte del nostro movimento, nessuna esclusa, cogliere l’attimo e cavalcare l’onda con lo stesso entusiasmo, per raccogliere i frutti di questo successo planetario.