Nella stagione 2025 qualcosa è cambiato. Non si tratta di un singolo colpo, di un torneo o di un risultato, ma di un numero: dieci. Dieci come gli italiani che saranno presenti sul DP World Tour 2026.
Un risultato storico, una presenza così massiccia che non si era mai vista, soprattutto considerando il ridotto bacino di golfisti del nostro Paese. Questo significa una sola cosa: alla base c’è stato un lavoro enorme, preciso e, soprattutto, ci sono coach straordinari che, silenziosamente, hanno portato il golf italiano a un livello tecnico superiore.
Ovviamente questa è solo una parte della storia e non basta da sola a spiegare le ragioni di un successo così ampio. Ciò che colpisce davvero dei nomi che vedremo in campo da gennaio è l’atteggiamento. Tutti e dieci sono infatti in grado di vincere e di vivere una stagione da protagonisti. Nessuno giocherà in difesa.
Partiamo da Gregorio De Leo, un ragazzo che quest’anno ha avuto pochissime occasioni sul DP World Tour e che ora rientra sul massimo circuito europeo con una mentalità nuova. E ricordiamolo, riconquistarsi la carta è più difficile che ottenerla la prima volta. Gregorio sa cosa lo aspetta e sa come muoversi.
Un grande applauso a Stefano Mazzoli, giocatore in continua crescita, dotato di una qualità di gioco notevole e sempre capace di fare le scelte giuste. Ha imboccato la strada più difficile, passando prima per l’Asian Tour, e dal 2026 lo vedremo in Europa con una carta piena. Tra l’altro non sarà anno di Ryder Cup, quindi tutti avranno l’opportunità di giocare praticamente ogni torneo in calendario.
Sarà bello rivedere anche Renato Paratore e Filippo Celli, due ragazzi che, l’ho sempre detto, non devono stare sull’HotelPlanner Tour, un circuito sì competitivo ma che non rispecchia il loro livello. Hanno colpi, fantasia e qualità di gioco per restare stabilmente sul DP World Tour. Serve solo rendere la curva delle prestazioni più stabile, più continuità, più piazzamenti e risultati nei momenti che contano.
Poi c’è Matteo Manassero, che rientra dagli Stati Uniti con un bagaglio di lavoro enorme. L’ho visto recentemente in campo pratica e l’ho trovato in forma, più esplosivo, con maggiore velocità e quindi lunghezza, sia con il driver che con i ferri. In Europa non tornerà per passare tagli, ma per vincere tornei.
La stagione sul PGA Tour è stata durissima con campi lunghi, set up complicati, green al limite del giocabile con 12 di stimpmeter, un golf completamente diverso dall’Europa. A questo si è aggiunta un’accoglienza non proprio calorosa da parte del PGA Tour, tra scelte organizzative e orari discutibili. Partenze sempre tardi che, quasi nel 50% dei casi, hanno costretto a rimandare il completamento del secondo giro alla mattina del sabato a causa dell’oscurità.
Bilancio positivo per Francesco Laporta, rimasto fuori di pochissimo dalla finalissima di Dubai. Essere stabilmente tra i primi 50 del ranking europeo è una consacrazione che meritava. Bene anche Andrea Pavan, giocatore solido, mi è piaciuto molto.
Nel 2026, probabilmente da marzo, tornerà anche Edoardo Molinari, attualmente fermo con una ‘medical exemption’ dopo l’intervento alla mano. In campo ci sarà anche suo fratello Francesco Molinari, che quest’anno ha giocato pochissimo in Europa. Da lui mi aspetto sempre grandi cose e guai a dare per finito un giocatore del suo calibro. La butto lì, secondo me nella prossima stagione potrebbe farci lo “scherzetto” e vincere un torneo. Dipenderà tutto dalla sua motivazione e dalla voglia di competere.
Da Guido Migliozzi, proprio perché lo stimo molto come giocatore, mi aspettavo qualcosa di più. Ci sta l’anno storto, ma spero si riprenda presto perché manca vedere il suo nome nelle parti alte del leaderboard. È un talento, un attaccante puro e mi auguro che il 2026 sia l’anno della riscossa. Perché ciò avvenga, però, serve più continuità.
Sul fronte femminile, i miei complimenti vanno a Benedetta Moresco, che ha mantenuto la carta per l’LPGA Tour, un circuito almeno tre volte superiore a quello europeo per la qualità dei percorsi, la preparazione dei campi e l’altissimo livello del field. Bene anche Alessandra Fanali e Alessia Nobilio, che hanno mantenuto la carta sul Ladies European Tour.
Tuttavia, sul LET la stagione “buona” la fai solo se arrivi molto vicino alla vittoria: mantenere la carta non può essere un obiettivo. Bisogna puntare più in alto e fare di più.