Sotto un sole cocente una guardia seduta su un dromedario sorveglia ciò che non può, né potrà mai, essere rubato e alcuni cavalieri conducono i loro cavalli arabi al trotto lungo una stradina polverosa.

Ma l’illusione che il tempo possa in qualche modo fermarsi finisce qui. Neanche le piramidi sono riuscite ad arrestare lo scorrere della sabbia nella clessidra del tempo.

È sufficiente spostarsi di qualche centinaio di metri. E allora si profila netta, fino all’orizzonte bianchiccio di smog, la moltitudine di case e grattacieli che dalle rive del Nilo hanno portato la metropoli del Cairo a lambire le propaggini più basse di queste incredibili costruzioni.

Dopo i cavalieri al trotto sono le automobili, i bus dei turisti e dei ragazzini in gita scolastica a fare la fila lungo la stessa stradina polverosa.

Tra passato e presente

Ma la meraviglia non è ancora terminata, qualche altro centinaio di metri e ci si può immergere nuovamente nel fascino della costruzione che servì per l’imbalsamazione del faraone Chefren e ammirare infine l’incredibile costruzione della Sfinge.

Forse un tempo, da questo luogo, si potevano vedere le imbarcazioni di papiro che incedevano lentamente sulle acque del Nilo. Ma ora il grande fiume non è più visibile finché non si giunge lungo le sue rive. Tuttavia le feluche sono ormai rare a vedersi.

Paradossalmente le più visibili sono quelle che la sera portano avanti e indietro la pubblicità luminosa di una rinomata casa produttrice di tabacco per narghilè. Le altre sono solo ombre nella notte che scorrono tra le grandi e moderne imbarcazioni dei ristoranti galleggianti.

Eppure è proprio di sera che il progresso economico della Capitale appare più evidente. Le luci dei grattacieli si stagliano nette nel buio della notte e disegnano lungo la Corniche El Nil Street una sfavillante skyline.

Sono 16 milioni gli abitanti che vivono qui. Ogni giorno altri tre milioni di pendolari ci vengono a lavorare. Il traffico è sempre caotico a ogni ora del giorno e della notte ma, a onor del vero e nonostante l’assenza di semafori, appare sempre in movimento.

Come tutto ciò funzioni è uno dei misteri incomprensibili anche agli occidentali che vivono in questa città da anni. La visita al più grande mercato del Cairo, Khan El Khalili, è ancora uno di quei luoghi che proiettano il visitatore in una dimensione sconosciuta a noi europei.

La fantasmagorica cacofonia di suoni, luci, profumi, colori, sensazioni, volti e oggetti può costituire un’interessante esperienza anche se l’idea di un acquisto non vi ha mai nemmeno sfiorato.

Meta per il golfista

Tornando alla ragione del nostro viaggio, occorre dire che l’offerta golfistica dell’Egitto è ormai di notevole qualità e, in alcuni casi, di elevato tasso tecnico. Geograficamente è molto più vicina all’Europa di Dubai, possiede un clima più favorevole di quello della Turchia. In più ha un atout di enorme rilievo: oltre cinquemila anni di storia e arte.

Uno di queste eccellenze è The Allegria Golf Course, semplicemente straordinario. Nel creare il suo primo percorso in Egitto, lo Squalo Bianco Greg Norman ha trasformato questo terreno sabbioso in un piacevole e ondulato susseguirsi di lussureggianti fairway e vasti bunker vicino agli specchi d’acqua. I green sono perfetti e non mancano le buche molto intriganti.

Come il par 3 della 7 di 152 metri, sul quale è indispensabile volare oltre l’ampio specchio d’acqua. A cui segue un terribile par 4 di 339 metri, con un importante bunker all’arrivo del drive e altri quattro a difesa dell’immenso green condiviso con la buca 13. Qui la linea più premiante per il par è quella che passa più vicino agli ostacoli.

La 14 merita di guadagnarsi l’appellativo di ‘signature hole’. Un corto par 4 di 261 metri ma dalle linee strettissime incuneate tra l’alta vegetazione a sinistra e il ruscello e un paio di specchi d’acqua a destra, per arrivare infine a un green potentemente difeso.

Se infine si considera l’ottima reputazione del ristorante e che la gestione del campo è affidata a Troon Golf si comprende benissimo il suo ranking. Nel 2020 ha ricevuto il World Golf Award come migliore campo dell’Egitto.

Anche il Katameya Dunes Golf, vanta nobili natali golfistici. Grazie al disegno di Nick Faldo e all’immaginazione di Brian Curley e Lee Schmidt questa desolata landa di deserto è stata trasformata in un lussureggiante campo di 27 buche, il Lakes e il Palms Course. 

Oltre 4.000 piante ombreggiano e impreziosiscono questa oasi di golf. Le palme fiancheggiano i fairway e la successione di laghi e corsi d’acqua ricorda i tipici ambienti naturali delle rive del Nilo.

Solo una graziosa cascata interrompe il flusso tranquillo dell’acqua verso la clubhouse.  Posizionata in basso rispetto al percorso e perciò al riparo del vento, gode di un perenne e magnifico paesaggio.

La buca 8 non solo è la signature hole ma rappresenta la quintessenza di questo campo. Un par tre di 146 metri, completamente fiancheggiato a sinistra da palme, chiuso a destra da un largo specchio d’acqua, un green che vi si specchia e un mare di sabbia subito dietro.

 

Anche le 27 buche del Katameya Heights Golf Resort, sono di una bellezza impressionante. Il percorso da campionato, un par 72 di 5.856 metri disegnato da Yves Bureau nel 1997, si sviluppa su dislivelli impegnativi. Questi offrono panorami di grande effetto sia sui quartieri di Heliopolis e Maadi, una splendida zona residenziale, sia sul deserto.

Prendetevi un po’ di tempo al tee della 15, un par 5 di 470 metri. Non è facile trovare panorami altrettanto belli.

Si trova sul punto più alto del percorso, circa 40 metri sopra al fairway che piega poi in un dolgeg a sinistra aggirando uno stagno, prima di arrivare agli ostacoli sul secondo colpo e ai bunker a difesa del green.

Il campo del Mirage City Golf Club, par 72 di 6.229 metri, si trova a fianco del JW Marriott Cairo Resort. Il campo è stato disegnato da Peter Harradine nel 1999 sulle prime propaggini delle alture Est della Capitale.

Nel 2010 ha aggiunto un 9 buche executive par 32. I dislivelli sono un po’ meno accentuati che nel percorso precedente ma gli specchi d’acqua e la vegetazione costringono a linee di tiro molto precise. La presenza del vicino resort non deve ingannare: si tratta di un campo impegnativo.

Le buche che non si scordano sono la 8, par 5 di 529 metri, con il corso d’acqua sulla destra e il salto sull’ampio lago nell’approccio al green ha frustrato molte più coraggiose intenzioni di quanti eagle abbia mai concesso. E la 12, un par 3 di 152 metri, con un volo sull’acqua tanto impreziosito dalla vegetazione fiorita tra le rocce quanto, e proprio per questo motivo, insidioso.

L’arrivo alla 18 è poi un fairway diritto e molto stretto a salire su di un green elevato e ben difeso ancora da acqua, bunker e una ripida scarpata posta a destra. Nel luogo che solo apparentemente offre più sicurezza. Da sottolineare infine che, nonostante la presenza del resort, la clubhouse è decisamente lussuosa.

Se si desidera giocare nelle vicinanze delle Piramidi allora conviene trasferirsi al Dreamland Golf Course. Disegnato da Carl Litten questo lungo percorso si trova a poca distanza anche dell’Hilton Pyramids Golf Resort.

Rinnovato da David Jones nel 2010, è stato implementato con le 9 buche par 36 del Pharaoh Course e altre 9 dell’Academy Course, dedicato ai bambini.

Il rough, quasi inesistente, evita perdite di tempo e di palline, mentre fairway e green sono veloci e ben curati. I larghi fairway consentono un gioco un po’ più rilassato, ma poiché solo sette buche sono prive di ostacoli d’acqua, è comunque un percorso da non sottovalutare.

Un’ultima menzione va a un campo sul quale al momento è impossibile giocare perché in rifacimento: il Mena House Oberoi Golf Course. Nove buche soltanto, ma si giocava all’ombra della piramide di Cheope: nel senso letterale del termine.