L’Egitto è un paese strano, particolare. Tutti lo conosciamo, e molti ci sono stati, per le Piramidi, per il Museo Egizio, per Luxor e per la diga di Assuan. E anche per la destinazione balneare più nota in assoluto: Sharm El Sheik, dove c’è un mare incredibile. 

Porta del deserto

Viaggi sempre organizzati, accompagnati da guide turistiche che intrattengono i visitatori raccontando la straordinaria storia che ha caratterizzato questo luogo dell’Africa. Dopo una settimana, si torna a casa con la sensazione di avere vissuto per qualche momento in un mondo diverso, quasi magico.

Pochi si accorgono che l’Egitto è molto altro: è un paese di grandi contraddizioni, dove il passato convive con il futuro, dove il progresso e la crescita furibonda lottano costantemente con una natura difficile, con un deserto che tende a riappropriarsi di tutto ciò che l’uomo gli ha tolto con la sua azione di antropizzazione. Soprattutto per Il Cairo e per la contigua Giza, città che contano complessivamente oltre 25 milioni di abitanti. Cresciute in un caos urbanistico inimmaginabile, cui il governo da qualche anno sta cercando di porre rimedio, costruendo strade a grande scorrimento dentro e intorno alle città stesse. Infrastrutture gigantesche e modernissime come il nuovo Museo Egizio, già pronto per l’inaugurazione e che sarà il più grande al mondo, o lo Ski Dome, all’interno della Mall of Egypt, dove potrete sciare o tirarvi palle di neve quando fuori magari ci saranno 40 gradi.

E poi nuovi insediamenti urbani per milioni di persone che nascono a velocità incredibile. Tre anni fa sulla strada per andare all’allora neonato Golf New Giza e intorno ad esso non vi era nulla se non una distesa interminabile di sabbia desertica. Oggi c’è una sequenza di costruzioni (piccoli condomini, villette, zone residenziali, strade, rotonde, viali) a perdita d’occhio. Tutto ancora in fase di ultimazione, certo, ma frutto di una visione cosciente di un futuro che è già presente. 

Egitto: presente e futuro

Un futuro che sta assistendo alla costruzione di una nuova capitale denominata “New Cairo”, che potete vedere percorrendo la strada per Suez. Una città in fase di ultimazione dove spostare tutti gli uffici amministrativi egiziani e con una popolazione prevista in oltre 5 milioni di abitanti. Un presente e un futuro tale da sconvolgere il visitatore che, prima o poi, si troverà su una tangenziale a 5 o 6 corsie (per senso di marcia, si intende) nata pochi anni fa, e già intasata in maniera inverosimile, con auto che si incastrano una nell’altra. Saltando tra le corsie, passando miracolosamente a pochi centimetri senza (quasi mai) toccarsi, dove la gente attraversa correndo la strada, troverete venditori di qualunque cosa in mezzo alle auto che scorrono o dove c’è chi fa tranquillamente retromarcia se ha sbagliato uscita. Il tutto serenamente accettato dagli automobilisti che, al massimo, danno un colpo di clacson come per dire “Ehi, attento che sono qui di fianco”. 

Da questa premessa potete capire che è meglio abbandonare l’idea di noleggiare un’auto per recarvi a Ain Sokhna, dove c’è il primo dei due campi di cui voglio parlarvi. Meglio prendere il pulmino che la vostra agenzia di viaggi avrà avuto cura di prenotarvi, un mezzo di trasporto che vi permetterà di evitare, oltre al terribile traffico, anche problemi con la polizia che è presente ogni dove. Sempre messa lì per garantire la sicurezza dei turisti ma che è meglio affrontare con l’aiuto di chi sa come funzionano le cose qui.

Il viaggio dal Cairo ad Ain Sokhna dura un paio d’ore su un’autostrada a cinque corsie, per buona parte già terminata. È la località di mare dei benestanti della capitale: infatti intorno al percorso da golf di 27 buche si sviluppa una lottizzazione di ville più o meno recenti che si popolano in occasione dei fine settimana (che per loro è venerdì-sabato).

Il disegno dell’intero percorso è di John Sanford (lead architect al Granite Links a Quincy, Massachusetts, e al Trump Golf Links a Ferry Point, Bronx, New York) e Tim Lobb (che ha rimodellato il Carton House in Irlanda e il Pasha Course ad Antalya). Le nove buche, denominate “Little Venice Golf Resort” sono state realizzate assieme alla prima serie di ville e partono proprio di fronte al Little Venice Jaz Hotel, la struttura ricettiva di riferimento per i golfisti (e con spiaggia riservata a 100 metri dalla struttura), e al Driving Range. Le altre 18 buche sono denominate Ein Bay e si trovano immerse nella lottizzazione più recente. Queste avrebbero dovuto avere come albergo di riferimento il Movenpick che invece, da un paio di anni, vede il cantiere fermo in attesa di prospettive migliori. Di fatto è quindi diventato un unico resort con tre percorsi di 9 buche ciascuno, denominati semplicemente A, B e C. 

Si vede che le mani che hanno disegnato tutto il campo sono le stesse, con percorsi mediamente lunghi ma non faticosi, fairway piuttosto larghi, in piano e green grandi con pendenze non impossibili. La grande differenza è nel tipo di campo: il percorso A ha quei fairway che ci si immagina di trovare nel deserto, con erba più cespugliosa, meno verde e bunker più naturali, quasi terrosi. 

I percorsi B e C, invece, si trovano al di là di un paio di file di case (perciò vi consiglio di prendere un cart per la vostra partita) e hanno fairway verdissimi, con un’erba che non ci si aspetta e bunker di sabbia fine, molto vicina alle nostre abitudini. Le “signature holes” sono la 9 sul percorso A, che arriva di fianco al lago che costeggia tutto il lato destro del green, la 5 sul percorso B (par 3) e la 7 del percorso C, con il green tutto circondato da un lago. Ma tutto il campo ha un che di straordinario. 

Nelle enormi ‘waste area’ (in pratica tutta l’area desertica tra il percorso e le case) è stato fatto un lavoro importante per piantumare una vegetazione adatta a questo territorio, con una rete di irrigazione capillare. Ogni pianta, cespuglio o fiore ha il suo tubetto per portare l’indispensabile acqua. Incredibile! 

Per l’altro percorso visitato, torniamo al Cairo: nella capitale ci sono numerosi campi, fra cui quelli storici come il Dreamland, quelli affascinanti come il Katameya o il Mena House Golf Resort, proprio ai piedi delle piramidi. Noi vi proponiamo il più recente: il New Giza Golf Resort, poco distante dalle Piramidi. Ci siamo stati tre anni fa con il circuito professionistico Alps Tour in occasione dell’inaugurazione; ci siamo tornati quest’anno. 

Oltre all’aspetto urbanistico, che ha visto sorgere intorno al percorso file e file di case, abbiamo trovato un campo finalmente “maturo”, con fairway magnifici e green spettacolosi. Qui l’organizzazione è eccellente: segreteria, manutenzione e anche un servizio di ristorazione di livello. 

Il percorso dal disegno affascinante, pienamente inserito in un paesaggio assai mosso, vi incanta ad ogni buca: una volta per l’ambiente circostante, un’altra per la lunghezza della buca, un’altra ancora per la complessità e la grandezza dei green. 

Disegnato da Peter Thomson, cinque volte vincitore dell’Open Championship, dal suo socio Ross Perret e da Tim Lobb (sempre quello di Ain Sokhna), è stato recentemente votato come il campo numero 1 in Egitto e numero 11 su 100 del rating del Medio Oriente e Nord Africa. Una volta dal tee del bellissimo par 3 della buca 4, posto in un punto molto alto del campo, si potevano vedere le piramidi, distanti poco più di due chilometri. 

Oggi purtroppo, con la costruzione di case lungo tutto il perimetro del percorso, si intravedono solo più le punte di quelle di Cheope e di Chefren. Ma ciò non toglie che questo sia un percorso da perdere il fiato per la sua bellezza. Ma anche per i dislivelli che lo rendono assai faticoso per cui vi consiglio assolutamente il cart, che comunque costa poco. Le buche che ricorderete? 

Certamente i par 3 della buca 4 e 6 e magari la 13, tutte con fortissimi dislivelli e complicatissimi green laggiù in fondo. E poi la 14, sia perché è una buca lunghissima (un par 5 da 600 metri, sia pur in discesa) sia per il suo green, tra i più lunghi che abbia mai visto (65 metri). 

L’unico inconveniente di questo campo è che non ha una sistemazione alberghiera in prossimità. Ma non è una cosa grave perché al Cairo ci venite anche per le Piramidi, il Museo Egizio e la città storica, per cui è un pegno accettabile. 

Noi eravamo alloggiati all’Hilton Pyramide Golf, prospiciente il Golf Dreamland, a un quarto d’ora di navetta senza traffico (a condizione di partire presto e tornare nel tardo pomeriggio), a mezz’ora se piombate nel caotico movimento di auto che troverete nelle ore normali.

Lo so che avete pronta una domanda dalla risposta impegnativa: dove prendono l’acqua per fare vivere questi campi da golf? Per l’Ain Sokhna da pozzi a grande profondità e per il New Giza dal Nilo, il fiume più lungo del mondo, che passa a pochi chilometri e che da sempre permette la vita a milioni di persone che vivono sui suoi bordi. Ed oggi anche ai campi da golf.