Quarant’anni fa i bastoni venivano migliorati in base alle indicazioni dei migliori giocatori. Oggi nascono invece dall’analisi di migliaia di dati grazie all’Intelligenza Artificiale, aiutando golfisti di ogni livello a migliorare sempre più le proprie prestazioni


L’ ingresso dell’Intelligenza Artificiale ha sicuramente avuto un impatto importante nella nostra vita quotidiana e ha decisamente stravolto alcuni settori lavorativi. La manifatturiera europea aveva già subito un duro colpo dalla concorrenza cinese, l’ingresso dell’IA potrebbe davvero dare a questo settore il colpo di grazia.

Nel golf, essendo uno sport dove la tecnologia può fare la differenza, l’IA ha trovato terreno molto fertile per poter esprimere tutto il suo potenziale e di conseguenza per aiutare i golfisti a migliorare il proprio livello di gioco.

Bastoni, statistiche, strumenti per analizzare il volo della palla, lezioni di golf: l’IA può essere utilizzata in tutti i settori del gioco.

La consolazione per l’essere umano sta nel fatto che l’IA ha bisogno di noi per poter funzionare al meglio, non è un robot che si alza al mattino e si mette a disegnare bastoni da golf. 

I particolari delle teste dei bastoni sono disegnati dal computer, ma solo dopo aver ricevuto tutti i dati che a noi interessa inserire.

L’Intelligenza Artificiale di fatto valuta e studia tutte le casistiche che inseriamo e le tendenze dei giocatori, per poi disegnare nei minimi particolari la testa più potente e tollerante possibile e i putter più bilanciati.

L’AI Smoke di Callaway è uno dei primi figli dell’Intelligenza Artificiale. 

La sua zona d’impatto è stata progettata con una serie di micro-ondine o trampolini che variano a seconda della collocazione per dare la massima tolleranza ai colpi presi fuori centro.
>Il tanto amato ‘sweet spot’ rimane sempre il centro, ma ogni singola zona della faccia presenta ora dei mini sweet spot che ottimizzano al massimo gli impatti imprecisi. 

Un lavoro davvero impossibile per un essere umano.
Risultato: i colpi imperfetti subiscono meno variazioni di direzione, spin e altezza di volo.

Con tutte le variabili che esistono nelle nostre attrezzature, loft, lie, lunghezza, righe, bounce, centro di gravità, peso, etc, non è mai facile per un giocatore capire quale sia il giusto equilibrio per ottimizzare le proprie caratteristiche di gioco.

 L’IA, una volta interpellata, risponde velocemente a tutte le nostre domande e soddisfa in maniera attendibile le nostre esigenze. Uno scenario che ci spaventa un po’ e ci fa pensare che l’IA possa a breve colmare anche le distanze che esistono fra giocatori di diverso talento e classe.

Negli ultimi quarant’anni la tecnologia ha sempre dato un consistente aiuto a chi, con un bastone tradizionale, non ha mai avuto la capacità di eseguire determinati colpi e traiettorie. 

Siamo infatti passati da shaft in acciaio con pesi medi intorno ai 120 grammi a grafiti che arrivano a pesare 40. Grandi passi avanti quindi, ma piccole cose rispetto al potenziale dell’IA che va oltre la semplice diminuzione del peso totale del bastone e dei punti di flessione degli shaft. Fortunatamente nel golf c’è ancora molto spazio per gli esseri umani nell’esecuzione finale del colpo.

Per quanto l’IA possa offrirci materiali e metodi di allenamento innovativi e vincenti, la palla in buca la dobbiamo mandare noi, e per farlo servono abilità e freddezza, doti che non hanno un prezzo e che il computer non può certo né progettare né mettere a disposizione dei giocatori.

Pensiamo ai putter moderni: in effetti sembra strano che dietro a un pezzo di metallo che devi muovere di poche decine di centimetri avanti e indietro, vi siano degli studi e delle tecnologie di altissimo livello.

Sappiamo bene che, volgarmente parlando, la causa dei problemi che abbiamo con il putter il più delle volte sta nella nostra testa e nella tensione creata dal fatto di volerla buttare dentro a tutti i costi. 

E sappiamo anche che la responsabilità viene spesso scaricata sull’attrezzo. Ogni piccola innovazione tecnologica è quindi sempre ben gradita e vista come la possibile soluzione finale.

Quando penso a tutti gli artigiani che hanno lavorato per modellare a mano i driver di legno fino agli anni ‘90 e successivamente le caratteristiche di wedge, ferri e putter, mi viene un po’ di magone nel sapere che il loro lavoro non esisterà più, sostituito da una sorta di robot. 

La verità purtroppo è che per quanto un artigiano possa disegnare e costruire la testa di un ferro in maniera impeccabile, non potrà mai far nascere un modello migliore di quello che l’IA mette in produzione analizzando migliaia di informazioni. Il design potrà sicuramente anche essere più accattivante ma l’affidabilità non potrà mai essere pari.

Quando ho iniziato a giocare sul Tour ero già molto appassionato di materiali e mi piaceva sperimentare nuove soluzioni abbinando le teste e gli shaft che avevo a disposizione. Passavo le ore sul truck della Mizuno, unico work shop a disposizione dei giocatori. 

Dalle esperienze fatte in quegli anni posso assicurarvi che una sorta di Intelligenza Artificiale esisteva già quarant’anni fa. I bastoni infatti venivano migliorati e subivano variazioni in base alle indicazioni dei migliori giocatori di quei tempi: Ballesteros, Faldo e Langer su tutti. Erano loro l’Intelligenza Artificiale di quei tempi.

Seve in particolare passava tanto tempo a modificare i bounce dei wedge e, a lavoro finito, quando il bastone passava il suo esame pratico e veniva quindi approvato dal fuoriclasse spagnolo, nasceva una nuova caratteristica che veniva poi applicata nei modelli successivi.

Anche la macchina manuale del lie e loft, utilizzata per controllare e mettere in scala i bastoni di tutti i giocatori del tour, era stata tarata tramite i suggerimenti dei campioni di quegli anni.

I ferri di Ballesteros erano considerati lo standard e tutti si basavano sulle sue caratteristiche per mettere a posto lie e loft dei propri bastoni. 

Tornando al presente, Edoardo Molinari è stato un precursore dell’era moderna per quanto riguarda le statistiche, precedendo quello che l’IA avrebbe poi consigliato agli appassionati di questo settore. 

I sistemi studiati da Dodo e messi a disposizione dei ‘tour players’ analizzano centinaia di parametri e riescono a individuare al millimetro pregi e difetti del giocatore, paragonando i suoi dati a quelli della media dei suoi colleghi/avversari. 

In poche parole, a fine giro sai quanti colpi hai perso o guadagnato rispetto agli altri giocatori in ogni singolo settore del gioco. Il talento una volta stava nel sapersi adattare a tutte le situazioni meteorologiche e a qualsiasi bastone vi fosse sul mercato, adesso sembra più identificarsi nella capacità di sfruttare al meglio tutto ciò che la tecnologia ci offre. 

Mi raccomando, sfruttare non abusare! Perché il pericolo di diventare schiavi della tecnologia e perdere la strada maestra è sempre dietro l’angolo.