Da qualche tempo si sente parlare con sempre maggior frequenza del World Golf Tour (WGT). Anche se i responsabili del progetto lo negano, si tratta di un deciso attacco ai grandi circuiti del golf mondiale, a cominciare dal PGA Tour e dall’European Tour. L’idea è infatti quella di mettere in cantiere una passerella di gare ad altissimo livello, con un ristretto numero di partecipanti.

Dietro questa scommessa pare ci sia Raine Group, banca di investimenti con sedi a New York, San Francisco, Los Angeles, Londra, Shanghai e Mumbai, che vuole lanciare la Premier Golf League (PGL). E la puntata è davvero molto alta, visto che si parla di 18 gare con un montepremi complessivo di 183 milioni di dollari, anche se c’è chi addirittura sostiene che i milioni sarebbero  240.

In aggiunta, per ingolosire anche i giocatori più importanti, l’idea è quella di ridurre a soli 48 partecipanti il field di ogni evento. Per tutti una bella fetta di torta, in teoria più abbondante di quella distribuita nel PGA Tour. In più, le buche verrebbero ridotte da 72 a 54, riducendo anche l’impegno psicofisico dei giocatori. Nei primi due giorni partenza in shotgun, poi la domenica classica gara con due giocatori per flight.

Cosa pensano i giocatori?

Ma è tutto oro quello che luccica? In realtà il progetto non è nato ieri. Il più loquace sull’argomento è stato finora Rory McIlroy, che ha dichiarato come persone della Premier Golf League lo abbiano già contattato fin dal 2014. E a oggi niente è stato realmente concretizzato. “Amo il PGA Tour, ma questi nuovi interlocutori hanno almeno un paio di idee giuste. Il golf oggi, ai massimi livelli, si sta velocemente trasformando da circuito di gare a spettacolo sportivo. Forse qualcosa potrebbe essere aggiornata. Ma, ripeto, a me piace il PGA Tour anche così com’è.”

Poche le altre dichiarazioni in merito dei grandi protagonisti del golf mondiale e tutte molto generiche. Fa eccezione Phil Mickelson, che ha giocato la pro-am del Saudi International con alcuni responsabili della PGL. E questo confermerebbe la presenza nel gruppo di “interessi sauditi”. Sul percorso del Royal Greens GC a King Abdullah Economic City, Lefty si è incontrato con Majed Al-Sorour, CEO della Federazione Saudita di golf. A giocare con il fuoriclasse californiano anche Colin Neville, del Raine Group, e il finanziere londinese Andrew Gardner (direttore di Barclay Capital e prima ai vertici di Lehman Brothers).

Alla fine del giro, Mickelson ha dichiarato “interessanti” le idee che sono circolate in campo: “Mi sono servite per farmi un’idea più chiara di quello che potrebbe succedere. Ho fatto molte domande e ho ricevuto molte risposte, che mi hanno dato l’impressione di un progetto messo bene insieme.”

World Golf Tour: partenza fra due o tre anni

L’ipotesi di lancio del World Golf Tour, concentrato fra gennaio e settembre, potrebbe essere quella del 2022. Ma poi si parla anche di 2023, inserendo un’altra variabile di non poco conto sul cammino della PGL. Dopo 17 gare, con 12 team da 4, ci sarebbe un vincitore di stagione, a seguire l’ultimo avvenimento con lo schema di play-off a squadre. Per il migliore in assoluto, bonus da 10 milioni. Secondo i responsabili del WGG, per avere gli occhi puntati su un evento è indispensabile che lo show sia il massimo possibile, settimana dopo settimana. E, invece, secondo il loro giudizio, il golf oggi non raggiunge questo obiettivo.

La realtà è che, al momento, ci sono molte cose misteriose che girano attorno a WGL e PGL. Parecchio fumo e poco arrosto – sostengono molti addetti ai lavori – suscitano non poche perplessità. Senza contare che la solidità del PGA Tour sembra difficile da scalfire e che anche l’European Tour è determinato a mantenere l’attuale status quo. Avevano già fatto un discreto flop, a metà degli anni 90, due colossi come Greg Norman e il magnate australiano dell’informazione, Rupert Murdoch. Il loro tentativo di organizzare un circuito alternativo finì velocemente in una bolla di sapone.

L’aut aut di PGA ed European Tour

Il PGA Tour ha già comunque fatto la voce grossa. Jay Monahan, il numero uno dell’organizzazione, ha scritto in proposito una e-mail a tutti i giocatori, esprimendo il pensiero dei vertici del circuito. Nessun contatto ufficiale con WGL e PGL, anche perché un eventuale calendario di gare, che non si sovrapporrebbe ai quattro major, entrerebbe invece in conflitto diretto con quello della FedEx Cup.

“Se questo progetto di Team Golf, collegato a una Premier Golf League, dovesse concretizzarsi nel 2022, o in qualsiasi momento prima o dopo – ha tagliato corto Monahan –  i membri del PGA Tour dovranno decidere se vogliono continuare con noi o spostarsi su un altro circuito.” In sintesi, dentro o fuori. E a questo punto crediamo non sarà facile creare un’alternativa al PGA Tour.

Sulla stessa lunghezza d’onda le parole di Keith Pelley, CEO dell’European Tour: non sarà possibile tenere il piede in due scarpe. Il messaggio che arriva dall’headquarter di Virginia Water è stato chiaro e deciso, come ha confermato Henrik Stenson dopo il ricevimento dell’e-mail che Pelley ha inviato a tutti i giocatori.

Ma chi rinuncerebbe ai major per il World Golf Tour?

A questo punto, una domanda sorge spontanea e inevitabile. Anche davanti a un bel mucchio di dollari sauditi, chi rinuncerà a disputare i major, inseriti senza alcuna possibilità di modifiche nei calendari combinati di PGA ed European Tour? Sembra molto, molto difficile pensare che i migliori giocatori del mondo, messi di fronte a una scelta da dentro o fuori, possano voltare le spalle ai quattro eventi del Grande Slam. Al di là del denaro del montepremi, Masters, Pga Championship, U.S. Open e Open Championship sono i tornei che, oltre a farti entrare nella storia del golf, si traducono in redditizi contratti e sponsorizzazioni. Per gente come Tiger Woods, Rory McIlroy, Brooks Koepka, John Rahm o Dustin Jonson, il gioco vale la candela?

Al momento World Golf Tour è un gioco multiplayer su Internet,  con la possibilità gareggiare da soli o in squadre fino a quattro golfisti. Staremo a vedere se, da entità virtuale, diventerà un concreto avversario dei grandi tour mondiali.