Molti dei più forti giocatori del PGA Tour organizzano le propria stagione concentrandosi sui tornei più importanti, primi tra tutti i major. In questo modo si assicurano di non giocare mai troppe settimane di seguito, permettendo così al fisico di riposarsi e riprendersi.
A differenza dei suoi colleghi Sungjae Im ha intrapreso una strada diversa.

Sungjae Im è una vera e propria macchina da golf

Il sud coreano ha infatti registrato una quantità incredibile di giri giocati da quando è diventato un membro ufficiale del PGA Tour all’inizio del 2019. Nella rosa dei più forti giocatori del mondo solo Patrick Reed si avvicina a Im in termini partecipazione ai tornei.

Se torniamo indietro di due anni e contiamo i giri giocati si può facilmente notare quanto Sungjae Im sia una spanna sopra a tutti gli altri. I 23enne ha giocando 26 volte in più rispetto al secondo di questa classifica, Mark Hubbard.

In questo conteggio non vengono incluse le apparizioni in Presidents Cup del 2019, dove ha giocato cinque match. Né tantomeno il WGC Dell Technologies Match Play di quest’anno, dove ha giocato tre volte. E ancora lo Zurich Classic di New Orleans, dove è sceso in campo due volte mancando poi il taglio.

Ma la cosa più impressionante è che Sungjae Im non è solo una macchina da golf, ma anche una macchina da taglio. Il giocatore di Cheongju ha collezionato 11 top 10, una vittoria (l’Honda Classic nel 2020) e un secondo posto al Masters dello scorso anno. Tutto questo in appena due anni nel massimo circuito americano.

Talento cristallino, un putter micidiale e un viso impenetrabile alle emozioni tipico degli asiatici, Im è arrivato in fretta e in furia alla ribalta del PGA Tour passando dalla gavetta del Korn Ferry, il circuito satellite statunitense.

La domanda, ovviamente, è se giocare così tanto a golf sia sostenibile a lungo termine.
Per fortuna però che è giovane perché, al solo pensiero, la nostra schiena starebbe già adendo a pezzi!