Dopo la splendida cavalcata sul Challenge, culminata con il settimo posto nella Road to Mallorca, il 28enne brianzolo è pronto al grande salto sul DP World Tour.

Lorenzo Scalise, classe 1995, dopo due stagioni sul Challenge Tour e una, la prima da professionista, sull’Alps, ha fatto parlare di sé attraverso i fatti e, soprattutto, gli ottimi risultati conseguiti quest’anno sul secondo circuito europeo.

Una stagione da incorniciare quella del giovane brianzolo, che oltre alla sua prima vittoria sul Challenge nel Kaskada Open in Repubblica Ceca, ha ottenuto ben cinque Top 5 e tanti altri importanti piazzamenti. Risultati che gli hanno permesso di conquistare meritatamente la carta piena per disputare il DP World Tour 2024.

Da che età e dove hai iniziato a muovere i primi passi nel golf?

Sono nato a Vimercate, in provincia di Monza e, come tanti giocatori della mia generazione, ho iniziato a giocare grazie ai miei genitori. Il mio primo campo è stato il Brianza e il maestro che mi ha seguito fin da quando ero piccolo e prima che andassi in America a studiare è stato Roberto Zappa.

Gli Stati Uniti sono una scelta molto in voga nell’ultimo periodo per i giovani che desiderano studiare, coltivando il sogno di diventare professionisti, qual è stata la tua esperienza oltreoceano?

Forse non tutti lo sanno, ma quando sono partito per andare a studiare e a giocare in America dal 2014 al 2018, dove mi sono laureato in Design dell’Ambiente all’Università di Knoxville in Tennessee, ricoprivo oltre la 400esima posizione del World Amateur Golf Ranking.

Quello si che è stato il primo vero turning point della mia carriera, visto che ho avuto la fortuna di giocare con grandissimi nomi allora dilettanti, poi diventati veri campioni come Scottie Scheffler, Viktor Hovland, Collin Morikawa e Matthew Wolf.

Pensate che con Viktor abbiamo giocato anche insieme nel team internazionale della Palmer Cup proprio contro Morikawa, Wolf e Davis Riley. Quando hai la fortuna e la possibilità di confrontarti con i più forti dilettanti del mondo capisci realmente il tuo valore e se quello è davvero ciò che vuoi fare nella vita.

Per me è stato così, tanto da raggiungere la 20esima posizione nel ranking mondiale amateur al termine della mia esperienza universitaria.

Alla fine di quel capitolo, dopo aver ottenuto importanti piazzamenti tra cui un 11° posto all’Italian Open del 2015, record come miglior amateur all’Open d’Italia, com’è stato il passaggio al professionismo nel 2018?

Tornato in Italia, dopo aver disputato i Mondiali con l’Italia, ho passato le Qualifyng School per giocare sull’Alps Tour, dove nel 2019 ho ottenuto la mia prima vittoria da pro nel New Giza Open in Egitto.

Nei miei primi due anni, dal 2018 al 2019, avevo come coach l’allora tecnico della squadra nazionale maschile, Federico Bisazza. Dopo le prime gare sull’Alps, viste le mie buone prestazioni, ho ricevuto qualche invito sul Challenge che ho sfruttato al meglio, tanto da ottenere una 30esima posizione a fine stagione che mi ha permesso di ricevere una categoria minore per il DP World Tour.

I successivi due anni sul Challenge li ho conclusi al 46° (2021) e al 45° posto (2022), un preludio di quello che poi è stata la stagione successiva.

Settimo nella Road to Mallorca 2023, con una vittoria e cinque Top 5. Qual è stato il turning point di questa fantastica stagione?

Ad essere sincero non è stata né la vittoria al Kaskáda Golf Challenge né i piazzamenti ma la Finale del Challenge del 2022. C’erano i miei genitori, e a fine gara mi hanno fatto notare il mio eccessivo nervosismo. Ecco, da quel momento ho capito che dovevo migliorare soprattutto sotto il profilo mentale e dell’atteggiamento in campo.

Dal 2015, durante il mio percorso di studi in America, mi seguiva già il mental coach dell’università, che da allora è diventato per me un vero e proprio punto di riferimento.

Da giungo 2022, proprio una settimana prima della vittoria in Repubblica Ceca, per la parte mentale mi segue Riccardo Ceccarelli, con cui sto facendo un ottimo lavoro soprattutto per quanto riguarda l’atteggiamento, tramite un vero e proprio allenamento mentale grazie a un metodo di lavoro efficace e impostato ad hoc sulla mia persona.

Chi ti segue invece a livello tecnico?

Dal 2021 ho iniziato a collaborare con Simon Shanks, coach di Robert MacIntyre e di Jordan Smith, mentre per il putting sono tornato ad allenarmi con Roberto Zappa, che è stato il mio primissimo maestro. Con lui ci incontriamo sia a Villa Paradiso che al Brianza, circolo quest’ultimo concui ho un attachment a livello di sponsorizzazione.

Su cosa hai lavorato maggiormente in questa stagione e qual è il segreto di questi importanti risultati?

Non credo ci sia un solo aspetto che mi abbia fatto fare definitivamente il salto di qualità, ma dico sempre che nel nostro lavoro ogni aspetto è determinante. Sono tante pedine che sommate insieme possono dare un certo risultato.

Quest’anno a livello tecnico il mio swing è davvero migliorato, con un volo di palla molto più incisivo grazie all’ottimo lavoro con Shanks. Insieme a Zappa abbiamo deciso di non guardare i dati settimana dopo settimana, ma al contrario li analizziamo e lavoriamo più ad ampio raggio.

E poi c’è l’allenamento: quello che a me piace davvero tanto è il processo di apprendimento e di miglioramento da attuare giorno dopo giorno in campo pratica, per poi replicarlo in gara.

Quanto è importante in un lavoro come il vostro avere un rapporto di coppia stabile?

Posso dire che per me è fondamentale. Alessandra, la mia fidanzata, è sempre la prima persona che chiamo al termine di una gara. L’aspetto che adoro di lei è che, a prescindere da come io abbia giocato, lei ha sempre una buona e giusta parola per confortarmi o per caricarmi.

Qualunque cosa succeda posso sempre contare su di lei. Come dice mio padre, quando sono giù di morale o sto attraversando un momento delicato in campo “Pensa al sorriso della tua bella”, e questo mi dà la carica e l’energia per dare il meglio di me in ogni situazione.

Quali saranno i primi eventi del DP World Tour a cui prenderai parte?

Al momento dell’uscita di questo numero avrò già giocato lo Joburg Open e l’Investec Souh African Open. Successivamente, sempre in Sudafrica, parteciperò insieme a tutti gli italiani all’Alfred Dunhill Championship dal 7 al 10 dicembre.

Cosa ne pensi dei nuovi accordi tra LIV Golf, PGA e DP Tour?

Ad oggi è molto difficile prevedere quello che capiterà nel 2024, soprattutto per quanto riguarda il LIV e il PGA Tour. Per quanto riguarda invece l’accordo tra il massimo circuito americano e quello europeo, che prevede che i giocatori nelle ultime posizioni del ranking della FedExCup potranno venire a giocare anche in Europa, la vedo una soluzione complicata.

Conoscendo gli americani difficilmente si muoveranno per disputare tornei così lontani da casa e con montepremi molto inferiori a quelli a cui sono abituati.

Oltretutto sarà meglio per noi, perché così avremo maggiori opportunità di partecipare a più tappe del DP World Tour, circuito che a fine anno darà la possibilità ai primi dieci della Race to Dubai di giocare sul PGA Tour. Resta questo il grande e vero obiettivo della mia carriera.