Sono ormai tre anni che vi racconto la magia di questo luogo, l’Augusta National Golf Club. Quanto tutto sia assolutamente perfetto e speciale. La mission del Masters è molto semplice,  farti vivere un’esperienza unica nel suo genere offrendoti il meglio e fecondo sì che nessuno possa rovinarti questa parentesi della tua vita.

Le regole restrittive sull’utilizzo dei cellulari alimentano ancora di più il fascino che ruota attorno alla settimana vissuta ad Augusta. Proprio perché o ci sei stato o non puoi neanche lontanamente immaginare quello che si vive qui dentro.

Insomma quello che vivi al Masters rimane al Masters, nonostante dentro di te i ricordi, i profumi, le emozioni, ti accompagneranno per tutta la vita.

Eppure, esiste un luogo ancor più misterioso e “nascosto” all’interno dell’Augusta National Golf Club. Si chiama The Berckmans Place ed è una sorta di “mansion”, nascosta tra gli alberi secolari, i cui tre ingressi sono rigorosamente protetti e filtrati da decine di addetti al controllo e security,

Vi avevo già svelato lo scorso anno alcuni segreti di questo posto tra cui le famose riproduzioni di tre green del campo: 7,  14 e 16.

Ogni giorno vengono posizionate le bandiere esattamente nello stesso punto del percorso di gara. Sono quattro i ristoranti che si trovano al suo interno: Ike’s (in onore dell’unico Presidente degli Stati Uniti socio, Eisenhower), Calamity Jane (dedicato al putter di Bobby Jones co-fondatore dell’Augusta National), Augusta’s e lo scozzese Mckenzie’s, legato al co-designer del percorso.

Vi è un’ulteriore ristorante all’estero, sotto un patio tipico stile coloniale della Georgia. Grazie ad Arnaldo Cocuzza, mio amico e manger del ristorante Augusta’s, incontro l’executive chef Robert Bustillo il qualche mi fa da cicerone tra i vari ristoranti, raccontandomi un po’ di curiosità e numeri.

I ragazzi che lavorano all’interno del Berckmans Place, cosi come quasi tutti quelli che trovi al Masters, provengono dai college e hanno tra i 18 e 21 anni. Per loro è ovviamente una grande esperienza lavorativa. Un punto importante da mettere nel loro curriculum.

Sono tutti reclutati tre giorni prima dell’inizio del torneo e durante la formazione gli vengono spiegate tutte le procedure, anche grazie ai supporti audiovisivi e cartacei, con i quali imparano i tavoli, i piatti, come si ordina, come si procede all’invito della “comanda” e cosa ancor più importante quale procedura seguire per ogni tipo di problema.

Detto così, sembrerebbero degli automi, o forse per questa settimana lo diventano veramente.

Altro fattore che ha colpito la mia curiosità nei racconti dello chef è stata la scelta accurata dei materiali, della loro esclusiva qualità e del modo attraverso il quale vengono descritti. Teoricamente una persona responsabile della cucina e di preparare i piatti non dovrebbe sapere quello che succede fuori e come è stato costruito e preparato il Berckmas Place. Invece in questo tour che ho fatto è venuta fuori tutta la passione e la consapevolezza di Robert di trovarsi in uno dei posti più esclusivi al mondo.

Chi può accedere al Berckmans? Solo gli ospiti dei soci o degli sponsor. Ma la domanda è: quanto costa a ogni sponsor ogni singolo “badge”? Ben diecimila dollari, con un minimo acquisto di 30 giornalieri. Le presenze nella settimana del Masters (anche perché poi il Berckmans Place chiude per 11 mesi) sono circa 49.000…

Insomma numeri da capogiro, pensando al fatto che i fortunati che hanno l’accredito possono trascorrere una giornata puttando come i veri campioni in gara, con tanto di caddie a suggerire le pendenze. Oppure sedersi nei vari ristoranti per colazione, pranzo o per uno spuntino pomeridiano scegliendo tra burger, ostriche (ne vengono aperte ogni giorno più di 24.000!) cibo dell’America del sud o assaggiare le varie cucine internazionali. Degustare uno dei tanti tipi di whisky, rilassarsi nei salotti più esclusivi, tutto questo senza mai mettersi le mani in tasca per tirare fuori un dollaro.

Ve l’ho detto, il paradiso esiste e si chiama “Berkmans Place”.