Forse non lo sapete ma abbiamo un conto in sospeso, un debito che va ben al di là della birra che dobbiamo offrire al compagno di flight che ci ha battuto. Questo è un debito filosofico. Un debito che emerge dal pensiero di uno dei filosofi contemporanei più influenti, lo scozzese William MacAskill, e dal suo saggio cruciale, What We Owe the Future (Cosa Dobbiamo al Futuro). MacAskill, esponente di punta dell’altruismo efficace e del lungotermismo (investire le risorse odierne per il benessere a lunghissimo termine) ci esorta a considerare la vastità temporale dell’esistenza umana. La sua tesi è lapidaria: il futuro è immensamentegrande, miliardi di vite e potenziali esistenze dipendono dalle nostre azioni e inazioni odierne. Abbiamo una responsabilità morale intergenerazionale nel plasmare la traiettoria del futuro. Traducendo questo colossale imperativo etico dal piano cosmico a quello del golf, la domanda diventa: cosa dobbiamo al nostro golfista futuro, cioè a noi?

MacAskill ci spinge a superare il pregiudizio del presente, l’idea che solo ciò che accade ora o nei prossimi dieci anni sia rilevante. Egli usa il rigore della filosofia analitica per svelare l’enorme sproporzione: gli individui che vivranno nel futuro sono, numericamente, di gran lunga superiori a tutti quelli che sono vissuti finora. La loro potenziale gioia, o sofferenza, dipende da come noi, i ‘custodi del presente’, agiamo.

Pensiamo al golf. Siamo abituati a valutare la nostra performance solo in base allo scorecard appena firmato. Il colpo è buono, è cattivo, è finito. Il filosofo ci chiede di allargare l’orizzonte. Il tuo futuro golfista – che tu sia un professionista con dieci anni di carriera davanti, o un dilettante che spera di giocare fino a novant’anni – avrà bisogno di una serie di abilità, ricordi muscolari e schemi mentali che solo tu, il golfista presente, puoi costruire.

La tua vita golfistica è un progetto a lungo termine. Ogni sessione di pratica saltata, ogni vizio di grip ignorato, ogni distrazione mentale tollerata sul campo, non è solo una piccola perdita oggi.

È un danno che il tuo io futuro dovrà scontare per centinaia, forse migliaia di round. È un tradimento del potenziale a lungo termine per la vastità del tuo futuro golfistico.

Nell’etica del lungo termine la responsabilità non riguarda solo non fare danni, ma intraprendere azioni di miglioramento proattivo della traiettoria. In termini golfistici, ciò significa non limitarsi a non tirare in fuori limite oggi, ma costruire un fondamento tecnico e mentale così solido che il rischio di un fuori limite esistenziale (quello che ti fa mettere i bastoni in cantina per la frustrazione) sia minimizzato per sempre. Il nostro debito verso il golfista futuro si paga con la disciplina sui fondamentali. La filosofia greca, da Platone in poi, ha sempre sottolineato l’importanza di strutturare, rafforzare, l’anima e la conoscenza. Il nostro swing è la nostra anima golfistica, e senza una base rigorosa, crolla sotto la pressione. Il golfista presente deve compiere un atto di fede a lungo termine e sopportare la frustrazione di scomporre lo swing, di concentrarsi su una presa o un allineamento che si sentono sbagliati perché noiosi e poco gratificanti ora, ma che la logica del lungotermismo sa che sono giusti per il futuro.

Prendiamo l’esempio di Tiger Woods. Dopo aver dominato il golf mondiale, Tiger ha più volte deciso di smantellare e ricostruire completamente il suo swing.

Questo era un atto di lungotermismo puro: il Tiger presente sacrificava la vittoria immediata (e sopportava critiche e periodi di performance deludenti) sapendo che il Tiger futuro – quello che aspirava a superare il record dei 18 Major vinti in carriera – non avrebbe potuto farcela con i limiti tecnici o fisici del vecchio modello. Questa è la massima espressione del ‘debito verso il futuro’: la consapevolezza che il dolore della correzione dei fondamentali è meno grave del danno a lungo termine che deriva da una debolezza strutturale persistente.

MacAskill dedica gran parte del suo libro a come mitigare i rischi esistenziali globali: pandemie, guerra nucleare, IA incontrollata. Eventi che potrebbero troncare o degradare irreversibilmente la traiettoria dell’umanità. Nel microcosmo del golf, i nostri ‘rischi esistenziali’ sono le cattive abitudini profondamente radicate che minacciano la nostra intera carriera sul campo:

  • Il Rischio Esistenziale n. 1: La Procrastinazione Tecnica. Quel colpetto storto cronico che ignoriamo perché “tanto oggi è andata bene.”
  • Il Rischio Esistenziale n. 2: La Cecità dello Scorecard. L’incapacità di analizzare freddamente i dati (dove ho perso i colpi? Non sul drive, ma sui putt tra 1.5 e 3 metri!) per identificare la vera area di miglioramento.
  • Il Rischio Esistenziale n. 3: La Volatilità Mentale. La tendenza a implodere dopo un errore, un fallimento nel mantenere la stabilità emotiva su cui si basa il gioco a lungo termine.

Il golfista lungotermista, ispirato dalla chiarezza illuminista di pensatori come Immanuel Kant che esaltavano il dovere razionale, affronta questi rischi con metodicità.

Non si tratta di essere perfetti, ma di essere affidabili. L’affidabilità si costruisce solo attraverso la ripetizione consapevole e la correzione fondamentale. La tua pratica odierna (il dovere) non è per il divertimento di oggi, ma per la resilienza e l’affidabilità che garantirai al tuo io futuro. Pensate a Ben Hogan. Dopo il suo terribile incidente automobilistico, la sua riabilitazione fu un atto di volontà e dedizione volto a ricostruire non solo il suo corpo, ma il suo swing, rendendolo più solido, ripetibile e, in un certo senso, ‘più sicuro’ contro il fallimento. Hogan non giocava per il prossimo torneo; lui giocava per la sua unica e futura possibilità di tornare ad essere un campione. Il suo metodo, la sua incessante ripetizione, era la sua polizza di assicurazione a lungo termine contro la fragilità.

 Esercitare il lungotermismo sul green non è un atto di sacrificio cupo, ma un atto di speranza profonda. La filosofia di MacAskill è fondamentalmente ottimista: abbiamo il potere di cambiare la traiettoria per il meglio. Non siamo condannati a ripetere gli errori del passato (il colpo sbilenco di ieri). Abbiamo l’opportunità, in ogni istante, di investire nel nostro io migliore. Investire nel lungo termine golfistico significa credere che il duro lavoro sui fondamentali di oggi si tradurrà in colpi più facili e più naturali tra due anni. Significa scegliere la pratica mirata e noiosa (i chipping ripetitivi) invece del rapido divertimento in campo, sapendo che il primo paga dividendi di felicità e soddisfazione a lungo termine.

Il tuo io futuro non ti chiederà perché hai perso un colpo vent’anni fa; ti chiederà: “Hai fatto del tuo meglio per prepararmi ad avere successo?” Il golfista lungotermista è l’unico che può rispondere . E proprio come MacAskill ci ricorda che stiamo scrivendo la prefazione di una storia che durerà un miliardo di anni, anche tu, in ogni colpo, stai scrivendo la storia della tua vita golfistica. Non limitarti a contare i colpi, fai in modo che contino, per sempre.