Una cosa è certa: ogni volta che Nick Faldo rende pubblica una sua opinione questa non passa mai in secondo piano.

Il sei volte major winner (3 Masters e altrettanti Open Championship) e oggi commentatore di Golf Channel ha voluto questa volta dire la sua a proposito dell’enorme distanza che oggi i giocatori del Tour ottengono con il driver, rendendo di conseguenza molti campi e i loro ostacoli decisamente ridicoli.

La sua soluzione? Togliere i tee di supporto della palla quando si inizia una buca.

La nascita del tee

Secondo quanto riporta la USGA, il primo tee di legno fu brevettato nel 1899 da un dentista di Boston, George Grant, ma divenne popolare e utilizzato solo negli Anni 20 grazie a Reddy Tee.

Prima di allora ogni golfista utilizzava tee improvvisati, accumulando piccole montagnette di sabbia bagnata dove veniva collocata la pallina.

Supportandola si permetteva ai giocatori di effettuare colpi con traiettorie più alte, di abbassare lo spin e, non ultimo, di coprire una distanza maggiore rispetto a quella ottenuta giocando dal terreno.

I driver del Terzo Millenio e il problema dei campi

Con l’avvento delle moderne tecnologie e l’aumento progressivo negli anni della distanza dai tee tra i professionisti del Tour, molti sono coloro che si sono espressi per trovare soluzioni che non ridicolizzino i campi e i loro disegni e Faldo non si è certo tirato indietro, proponendo una soluzione quantomeno curiosa.

Faldo ha spiegato che, a causa delle facce dei driver attuali sempre più ampie e tolleranti, la percentuale di ottimi drive sul Tour è aumentata esponenzialmente, così come si è ridotta drasticamente quella relativa agli errori dal tee.

I bastoni e le palline di una volta

“Ai tempi dei bastoni in persimmon e delle palle balata c’era solo una manciata di giocatori che la tirava veramente lunga – ha detto Faldo -. Ovviamente Greg Norman, così come era eccezionale anche Jack Nicklaus, poi Lee Trevino, un altro che non scherzava in termini di potenza, Tom Watson e Seve Ballesteros, anche se a volte più storto che dritto.

Era solo una dozzina, oggi invece quella quantità rappresenta i giocatori con driver poco potenti. Sul Tour la percentuale di coloro che la tiene in aria oltre le 300 yard è impressionante”.

Al fine di attribuire maggiore importanza alla qualità dei colpi anziché alla potenza, Faldo suggerisce di ridurre le dimensioni delle facce dei driver.

“Se diminuissimo le dimensioni allora ci sarebbero di nuovo molti colpi imperfetti dal tee, tornando ad avere un vero sweet spot, e non come adesso che abbiamo una ‘sweet face’ che permette la massima tolleranza.

Via i tee per tornare a valorizzare la qualità dei colpi

Per tornare a facce più contenute basterebbe vietare l’utilizzo dei tee – aggiunge -. Se i giocatori fossero costretti a non usarli allora dovrebbero anche modificare il loro driver, visto che sarebbero obbligati ad usarlo dall’erba, senza alcun supporto della palla”.

Senza l’uso dei tee Faldo afferma che il legno 3 diventerebbe di conseguenza il bastone più adatto da utilizzare nei colpi di partenza da una buca.

“Non si potrebbero più usare driver come adesso con loft addirittura di 6 gradi e si cercherebbe un bastone più aperto, che faccia volare la palla alta. Certo, alcuni legni 3 dei top player fanno spavento: Rory McIlroy ad esempio fa volare il suo fairway wood per ben 285 yard, ma sarebbe a questo punto davvero difficile utilizzare un driver tipo quelli di oggi dal tee, tornando di conseguenza a lunghezze più umane”.

E voi, cosa ne pensate della soluzione prospettata da ‘Sir’ Nick Faldo?