In tanti stagioni di European Tour in veste di giocatore non mi ero mai accorto di quanto fosse duro e difficile il lavoro del caddie.

Dal 2006 in poi mi sono molto spesso ritrovato dall’altra parte della ‘barricata’ a disposizione dei giocatori della nostra Nazionale.

In queste occasioni ho potuto quindi capire importanti sfumature di questa professione che in passato non avevo minimamente considerato.

È un dato di fatto che la maggior parte dei giocatori tenda a scaricare sul caddie la responsabilità di ogni colpo sbagliato. Il portabastoni da sempre paga dal punto di vista pratico e psicologico gli errori del giocatore, anche in quei casi in cui le scelte sono state ben ponderate e condivise da entrambi prima del colpo.

In poche parole questa figura è un po’ come la valvola di sfogo del giocatore, che scarica verso il suo aiutante lo stress e la rabbia accumulate durante il giro

Alberto Binaghi fa da caddie a un giovanissimo Matteo Manassero in occasione del Masters nel 2010

Il motto per il caddie è lo stesso di sempre: quando sei in campo incassa e taci per il quieto vivere

Ma se se hai una forte personalità e sei sicuro di te stesso devi cercare di chiarire la natura dei colpi persi una volta finito il giro. Solo così il rapporto a due può migliorare ed evitare di cadere in futuro negli stessi errori.

Per questo motivo la difficoltà principale di questo lavoro non è, come potrebbe sembrare, quella di dover portare la pesante sacca sulle spalle per un sessantina di chilometri alla settimana su e giù per i campi di golf ma piuttosto quella di prendere le decisioni corrette nei momenti importanti e di aiutare il proprio giocatore quando le cose non si mettono nel verso giusto e il giro sta prendendo una brutta piega.

Certo, più sei in forma fisicamente più lucido sarai nella parte finale del torneo, quando la stanchezza si fa sentire e ti stai giocando la vittoria.
Se vuoi essere un buon caddie devi quindi essere pronto ad accettare le critiche del tuo giocatore, ma devi assolutamente fare in modo che queste rimostranze non ti condizionino nelle scelte successive altrimenti inizi a dubitare in te stesso e a perdere sicurezza, rischiando di andare in confusione e di incappare in errori davvero evitabili.

Adesso che abbiamo capito di che natura è fatto il lavoro del caddie andiamo a scoprire quali sono i pro e i contro di questa professione poco conosciuta dai non addetti ai lavori

Il caddie percepisce in media uno stipendio di circa 1.000 euro alla settimana, cifra nella quale deve farci stare dentro tutte le spese inerenti alla trasferta: aereo, hotel, cibo ed eventuale macchina in affitto. Questi soldi sono il più delle volte appena sufficienti per pagare le spese vive.

Dove sta quindi il guadagno di questa importante figura?

Diciamo che quando vai a un torneo di golf in qualità di caddie è come andare a scommettere alle corse dei cavalli. Se vuoi guadagnare devi saper puntare sul cavallo vincente o per lo meno su quello piazzato.

Il grosso del guadagno di un caddie sta infatti nell’incasso della percentuale del montepremi vinto dal giocatore

Le percentuali normalmente sono: 5% per il passaggio del taglio, 7 per un Top 10 e 10 in caso di vittoria. Da questo si capisce l’importanza di saper scegliere il cavallo giusto, il caddie di Tiger ad esempio ha guadagnato per molti anni più della maggior parte dei giocatori del tour stesso.
Al momento sul LIV in caso di vittoria il caddie può guadagnare anche 400mila euro in una sola settimana.

Ma, per pochi caddie che guadagnano cifre interessanti, ce ne sono tanti altri che pur frequentando solo hotel a due stelle e mangiando quello che capita non riescono a mettere via un euro.

Quali sono le caratteristiche che devi avere per poter portare la sacca a un tour player?

Cominciamo con il dire che vi sono svariate tipologie di persone che fanno da caddie e che al momento molti di loro hanno un passato o un presente nel golf giocato.

Ci sono infatti ex giocatori, maestri di golf e buoni amateur, ma c’è anche chi non sa neppure giocare a golf e nonostante ciò è riuscito a diventare un ottimo caddie. Io resto comunque convinto che aver giocato a buon livello sia un grande vantaggio, l’esperienza maturata sulla tua pelle è fondamentale per poter leggere il lie della palla e di conseguenza intuire che tipo di colpo potrà partire.

Quando il gioco si fa duro un buon caddie può davvero fare la differenza. Per buon caddie intendo una persona che lo faccia con passione e competenza, che studi bene il percorso durante i giri di prova, che vada a fare delle ulteriori ricognizioni quando il giocatore va a riposare in hotel e che conosca a memoria le varie ondulazioni dei green.

Figura indispensabile

È anche vero che, considerando il fatto che un giocatore passa più tempo con il proprio caddie che con la rispettiva moglie o fidanzata, la persona alla quale affidi la tua sacca e con la quale condividi le importanti decisioni e strategie di gioco deve essere per forza di cose una della quale ti fidi e con la quale hai un buon rapporto.

Come ben sappiamo non tutti i campi sono uguali come caratteristiche principali. In alcuni parkland è molto facile e scontato fare da caddie, il lavoro si riduce quindi a un semplice calcolo matematico: a tot metri corrisponde sempre lo stesso bastone.

Quando si gioca in un campo piatto e in assenza di vento, sbagliare la strategia o la scelta del ferro è davvero improbabile. Nei links, al contrario, devi sempre essere lucido e pronto a interpretare gli agenti atmosferici in maniera corretta. Capita molto spesso dal semi rough, con un leggero vento a favore, di tirare un wedge da 200 metri dall’asta, mentre poco dopo ti può servire un ferro 5 per percorrerne solo 130! 

Alberto Binaghi e Filippo Celli al DS Automobiles Italian Open 2022

Ovvero esattamente il contrario di quello che avresti fatto in condizioni di gioco normali. Per farvi un esempio quest’anno all’Open Championship a St Andrews, con vento a favore di circa 20 km/h FIlippo Celli ha tirato più volte dal tee il ferro 3 oltre i 300 metri…

È chiaro che in queste condizioni entrano in gioco alcuni fairway bunker che non pensavi di dover considerare. In queste occasioni non puoi quindi mai distrarti, perché l’errore di valutazione è sempre dietro l’angolo.

Due percorsi sui quali è davvero molto impegnativo fare da caddie, sia dal punto di vista mentale che fisico, sono l’Augusta National e Valderrama

Questi due magnifici tracciati hanno caratteristiche molto simili: sulla carta non sembrano per nulla difficili ma sono pronti a farti pagare caro ogni minimo errore. Il vento tende a infilarsi nei filari di alberi ed è sempre pronto a cambiare direzione, tanti colpi hanno slope importante, i green sono duri e le posizioni di bandiera ti concedono pochi metri per fare atterrare la palla. Un cocktail micidiale, un banco di prova molto difficile per i caddie.

Mentre in un percorso standard con il colpo alla bandiera hai molto spesso uno spazio di atterraggio e un margine di errore intorno ai 10 metri e la palla fra l’altro si ferma poco dopo il punto di caduta, nei campi sopracitati questo spazio si riduce al minimo e il più delle volte il primo rimbalzo può essere addirittura di 4/8 metri.

Ti può capitare quindi da 180 metri di fare un ottimo colpo e di battere perfettamente all’altezza dell’asta ma, invece di avere un corto putt per il birdie, ti ritrovi ad approcciare da dietro al green con pochissime chance di salvare il par. La soluzione sembrerebbe semplice: “Falla battere dieci metri prima”. Peccato che il più delle volte davanti all’asta hai un profondo bunker o un ostacolo d’acqua…

In questi casi devi dimenticare la bandiera e sapere scegliere il male minore, ovvero la situazione dalla quale sarà più semplice salvare il par.

Ritornando alla fatica dei caddie è incredibile quanti passi avanti abbia fatto la tecnologia nel golf in questi ultimi trent’anni. Si è ormai arrivati a progettare shaft che reggono velocità elevate pur pesando solo 30 grammi mentre la sacca da golf del tour player sulle spalle dei caddie rimane sempre dello stesso peso!