Nella sequenza del West Coast Swing, dalla California il PGA Tour si sposta verso Scottsdale, in Arizona, per il WM Phoenix Open di questa settimana al TPC Scottsdale’s Stadium Course. Il campo si giocherà con un par 71, sulla lunghezza di 7.261 iarde (6.640 metri) e su verdi buche di bermuda.

Bombardieri dalla distanza come Tony Finau, Bubba Watson, Gary Woodland, e il vincitore dello scorso anno, Brooks Koepka, giocano regolarmente bene qui. Bubba ha ammesso di aver picchiato molto i drive qui in passato, anche perché il rough non è penalizzante. Come Bubba, i giocatori più lunghi hanno poi il vantaggio di usare i ferri più corti sui green veloci di Scottsdale, un sobborgo di Phoenix.

Il percorso si trova a quasi 500 metri sul livello del mare, un altro motivo per una distanza media dei drive superiore di sette metri rispetto alla media del Tour. Inoltre, i giocatori che hanno un buon trend di distanza si trovano a proprio agio su par 4 tra 400 e 450 metri. Tutti i par 5 sono poi raggiungibili in due e devono essere sfruttati al massimo. Non bisogna però dimenticare l’importanza di di drive ben indirizzati, perché sul percorso sono presenti 70 bunker e tre grandi ostacoli d’acqua.

Big al via, a cominciare da Rahm

Il field è quello dei grandi appuntamenti, a cominciare dal numero uno del mondo Jon Rahm. Accanto al leader spagnolo del World Ranking, in primo piano Justin Thomas, Hideki Matsuyama. Viktor Hovland, Jordan Spieth (reduce da un secondo posto all’AT&T di Pebble Beach vinto da Tom Hoge, anche lui iscritto). Da ricordare ancora Patrick Cantlay, Webb Simpson, Xander Schauffele e i già citati vincitori di passate edizioni Brooks Koepka e Bubba Watson.

Gara più affollata nel calendario PGA Tour, il Phoenix Open, con differenti denominazioni, è uno dei tornei più longevi del grande circuito americano. È nato infatti 90 anni fa, nel 1932 (montepremi 2.500 dollari), e nel suo palmarès figurano i grandi nomi del golf, da Nelson a Hogan, da Palmer a Nicklaus e Mickelson (tre volte). Insolita l’assenza di Tiger Woods, che qui però ha realizzato una delle più belle hole in one alla 16 (la “Coliseum”), simbolo della gara, nello stadio unico nel suo genere con decine di migliaia di spettatori e un tifo esagerato. Era il 1997 e il giovanissimo Tiger fece letteralmente esplodere il pubblico in un lunghissimo boato. Indimenticabile.

Molinari al via

Ma un’altra splendida buca in uno alla 16 fu realizzata da Francesco Molinari nel 2015. È stata l’ultima, in termini di tempo, sulle nove che hanno fatto la storia di questa buca straordinaria, par 3 corto ma che richiede grandissima precisione. Chicco sarà al via del WM Phoenix Open, proveniente da un confortante sesto posto nell’American Express, che gli ha consentito di risalire 52 posizioni, nella classifica mondiale (oggi è 188°).

Nel 2015 Molinari ha usato un pitching wedge sul lato destro del green di circa 120 metri e lo ha fatto tornare indietro in buca. Dopo l’exploit, un felice Molinari ha alzato le braccia, ha “dato il cinque” a Harris English e Brian Davis e ha persino incitato la folla per farla urlare di più. A questo punto, dagli spalti stavono già volando bottiglie di birra in campo, in una vera baraonda.

Davis ha dovuto aspettare ben 10 minuti affinché gli ufficiali del torneo raccogliessero gli oggetti estranei prima di poter colpire il suo tee-shot. Dopo essere arrivato in buca, Molinari ha lanciato la sua palla sugli spalti, ma il tifoso che l’ha raccolta al volo ha risposto ributtandola indietro.