Dal 1925 a oggi l’Open d’Italia, uno dei tornei più antichi del DP World Tour, ha saputo ritagliarsi un ruolo prestigioso e di primissimo piano nel panorama continentale. Basta infatti scorrere l’albo d’oro e l’album dei ricordi delle 78 edizioni sinora disputate per rendersi conto che molti dei grandi nomi che hanno scritto la storia di questo sport hanno calcato i nostri fairway a caccia di gloria. 

Dal primo titolo assegnato a Francesco Pasquali all’Alpino di Stresa a quello dell’indimenticabile Ugo Grappasonni, il primo italiano a firmare una doppietta (Roma 1950 – Villa d’Este 1954). 

Da Bernhard Langer (Ugolino 1983 e Gardagolf 1997) a Sandy Lyle (Milano 1984, Monticello 1992) e Sam Torrance (Monticello 1987, Le Rovedine 1995) fino allo “Squalo Bianco” Greg Norman (Monticello 1988) ed Eduardo Romero, campione nel 1994 nell’edizione che celebrava proprio la nascita del Marco Simone. E come dimenticare poi le grandi emozioni vissute grazie ai due più grandi spagnoli di tutti i tempi, Severiano Ballesteros e José Maria Olazàbal, mai vincitori in casa nostra ma protagonisti di innumerevoli edizioni insieme al nostro Costantino Rocca e a tanti, tantissimi major winner che hanno lasciato un segno indelebile senza mai sollevare la coppa. 

Una prestigiosa tradizione continuata anche nel Terzo Millennio, con la doppietta di Ian Poulter (Is Molas 2000 – Olgiata 2002), la vittoria di Graeme McDowell nel 2004 e il ritorno al successo di un italiano, Francesco Molinari (Tolcinasco 2006) 26 anni dopo l’ultimo acuto azzurro di Massimo Mannelli (Roma 1980). Vittoria bissata nel 2016 al Golf Club Milano grazie all’ultimo colpo indimenticabile alla 18 dalle piante di destra che gli ha consegnato la coppa a discapito di Danny Willet, l’inglese che ad aprile si era portato a casa nientemeno che la Giacca Verde del Masters. 

Ma la vera svolta, quella che ha portato l’Open d’Italia nell’elite del golf mondiale, la si deve a quel sogno che pareva impossibile realizzare: portare il più importante evento golfistico al mondo, la Ryder Cup, a casa nostra. Grazie alla lungimiranza del presidente federale Franco Chimenti oggi quel sogno è una magnifica realtà, così come il progetto di avvicinamento a quella fatidica data, 29 settembre 2023, quando l’Italia ospiterà il meglio del golf europeo e statunitense nella sfida delle sfide sugli ondulati fairway del Marco Simone. 

La corsa alla Ryder Cup era iniziata nel 2017 con la terza edizione consecutiva nel Parco di Monza, l’edizione dei record. 

Il primo Open con montepremi da 7 milioni di dollari, il primo delle Rolex Series, il primo con 73.000 spettatori, record assoluto del torneo e, soprattutto, il primo con un field degno dei grandi appuntamenti. Sei vincitori di major, tra i quali Sergio Garcia, fresco vincitore del Masters, e nomi che da lì a pochi anni avrebbero portato il golf europeo sulla cresta dell’onda: Jon Rahm, Matthew Fitzpatrick e Tyrell Hatton, vincitore quell’anno. 

E arriviamo all’Open d’Italia numero 79, il secondo consecutivo al Marco Simone. Quest’anno ci aspettano grandi sorprese. Vecchi amici tornati a farci visita e nuove glorie, una delle quali manca dal nostro Paese da ben 15 anni…