Ci siamo. La lunga, e a volte logorante attesa, è finalmente terminata.
L’estate italiana di quest’anno sarà impreziosita da un appuntamento davvero irrinunciabile per ogni appassionato di golf.

Sono passati oltre cinque anni da quell’indimenticabile 14 dicembre 2015 che ha, di fatto, cambiato la storia del nostro sport. Nel Salone d’Onore del CONI, Keith Pelley, CEO dell’European Tour, faceva ingresso in un tripudio generale portando tra le mani un sogno che a noi italiani sembrava irraggiungibile, la Ryder Cup.

Ad attenderlo l’artefice di un progetto che ha portato l’Italia dritto al centro dell’attenzione e della considerazione generale, Franco Chimenti. Grazie alla straordinaria lungimiranza e visione del presidente della FIG il nostro Paese è riuscito in un’impresa che lui stesso ha definito a quei tempi “titanica”, quella di ottenere l’evento più mediatico e affascinante della nostra disciplina. 

Una scommessa vinta grazie e soprattutto alla determinazione ferrea di Chimenti e del suo intero staff. Insieme a lui, in prima linea, c’era chi ha creduto in un’occasione unica non solo per il nostro movimento ma per l’intero Paese, Laura Biagiotti, proprietaria del campo scelto come teatro del sogno, il Marco Simone. Un’eredità raccolta oggi sapientemente dalla figlia Lavinia, a lei subentrata dal maggio del 2017 al comando dell’azienda e del circolo di famiglia. 

Cinque anni e mezzo dopo, quell’ambizioso progetto, posticipato per la pandemia di un anno, è diventato una meravigliosa realtà sotto gli occhi di tutti. Il totale restyling del percorso, guidato dall’European Golf Design in collaborazione con Tom Fazio II, figlio del celebre Jim che disegnò il percorso originale nel 1993, è iniziato nell’agosto del 2018, con nove buche terminate e riaperte nell’ottobre del 2020, seguite poi dal completamento dell’intero tracciato all’inizio di marzo di quest’anno. 

Il nuovo Ryder Cup Course è stato pensato e plasmato con un unico obiettivo: dare spettacolo, emozionare ed esaltare ogni campione che sarà chiamato a misurarsi sulle sue buche.

Dopo aver assistito al successo di pubblico e organizzativo dell’edizione parigina della Ryder 2018, il benchmark si era alzato paurosamente. Ma si sa, a noi italiani le sfide, quelle toste e apparentemente impossibili, piacciono parecchio. Chiedetelo agli inglesi del calcio. Ecco allora servito ai detrattori nazionali e internazionali di questi anni il risultato finale: chi ha già avuto la fortuna di visitare o addirittura giocare il nuovo percorso del Marco Simone parla di un capolavoro autentico, sia a livello di design che di manutenzione. Diciotto buche di altissimo profilo tecnico plasmate sui naturali saliscendi della campagna romana, realizzate con le più moderne tecniche nel rispetto dell’ecosistema circostante. 

Il DS Automobiles 78° Open d’Italia non potrebbe quindi giungere in un momento migliore, quale prima grande vetrina internazionale del nostro nuovo gioiello golfistico che nulla ha da invidiare al tanto celebrato Le National di Parigi o Valderrama, gli unici due percorsi dell’Europa continentale che hanno avuto l’onore di ospitare la biennale sfida Europa-Stati Unti.

Dal 2 al 5 settembre prossimo tutti gli occhi del mondo golfistico saranno quindi puntati sul Marco Simone, per catturare con estrema attenzione attraverso le immagini ogni singolo dettaglio del palcoscenico realizzato per la prossima Ryder Cup europea del 2023.

E tornerà finalmente il pubblico, elemento imprescindibile di ogni evento sportivo che si rispetti. La Federgolf ha optato per l’ingresso gratuito a differenza dell’ultima edizione romana dell’Olgiata, una decisione saggia a nostro avviso che vuole essere uno stimolo per tutti a vivere in prima linea un’edizione per molti versi imperdibile del nostro torneo, uno dei più antichi dell’European Tour. Le premesse per assistere a un evento che lascerà il segno ci sono tutte. Dal Marco Simone passa il presente e il futuro del nostro golf. 

E quest’ultimo non potrebbe essere più brillante.