A Torrey Pines Ludvig Åberg conquista il suo secondo titolo sul PGA Tour, vincendo sotto gli occhi di Tiger Woods, il Genesis Invitational.
Soltanto novanta minuti prima della vittoria finale, si trovava a quattro colpi di distacco dalla vetta, tanto che le telecamere lo avevano abbandonato.
Il putt per il birdie all’ultima buca alla fine è risultato decisivo per ritornare alla vittoria, dopo la sua ascesa fulminante all’olimpo del golf mondiale.
L’ultimo giro di Åberg nel Genesis Invitational
Åberg, 25 anni, è sopravvissuto ai due bogey della 4 e della 5, realizzando quattro birdie nelle ultime sei buche a Torrey Pines, tra cui quello decisivo alla 18, per realizzare un 66 e vincere il Genesis Invitational.
Non lasciatevi ingannare dal punteggio. Il giro di Åberg è stato uno studio sulla resilienza piuttosto che sul dominio, giocando dal penultimo gruppo in una domenica ricca di colpi di scena.
Il suo slancio iniziale con i birdie alla seconda e alla terza buca è svanito con i bogey consecutivi alla quattro e alla cinque.
Quando è inciampato alla sesta, facendo un par su quello che il campo considerava un birdie di routine, è sembrato che la sua occasione fosse sfumata.
Anche i birdie di recupero alla settima e alla nona sono sembrati premi di consolazione.
L’incredibile giro di Maverick McNealy
Davanti a lui, Maverick McNealy ha tentato il record del campo con nove birdie in 13 buche, mentre Scottie Scheffler era in agguato, nonostante il suo ball-striking fosse ancora un po’ fuori fase.
La stretta di McNealy sul Torrey ha iniziato ad allentarsi, sembrando meno un uomo che punta al record del campo e solo uno che vuole arrivare alla 18 senza ulteriori danni, e il suo ultimo tentativo di birdie non ha mai dato l’impressione di voler entrare.
C’è stato anche un rimbalzo fortuito alla 17. il drive di Åberg ha attraversato il fairway è finito su un irrigatore.
Non era certo il più difficile degli approcci dal taglio intermedio, eppure il secondo colpo è diventato più facile perché l’irrigatore ha permesso un atterraggio morbido.
La Torrey’s closer può cedere, sì, ma solo a chi riesce a infilare potenza e precisione nel suo stretto corridoio, un compito reso esponenzialmente più difficile con un torneo in bilico.
La risposta di Åberg è stata una dichiarazione da grande, un drive imponente che ha spaccato il cuore del fairway, per tutte le sue 320 yard.
Il suo approccio ha tradito un’ondata di adrenalina con il suo legno 7 che è finito lungo. Ma l’unico colpo che contava era il successivo, perché preparava l’ultimo, quel putt da sette piedi che lo ha mandato a casa con il trofeo Genesis tra le braccia.
Le parole di Aberg
“È stato un finale davvero bello per una grande settimana. Ho avuto la mia ragazza qui per tutta la settimana, il mio allenatore è venuto venerdì sera e altri ragazzi della mia squadra sono stati con me in questi giorni.
È stato davvero bello e sembrava che lo avessimo fatto insieme. Oggi Joe, il mio caddie, mi ha aiutato moltissimo. È una bella sensazione”.
“È difficile vincere sul PGA Tour, sono i migliori giocatori del mondo. Ogni volta che si ha l’opportunità di vincere è una bella sensazione provare a vincere un torneo arrivando alle ultime due buche.
Oggi ho eseguito buoni colpi, ho imbucato un paio di putt decisivi e questo ha fatto la differenza.
È molto rassicurante sapere di poter passare dalla situazione di un paio di settimane fa alla vittoria di un torneo con una rapida inversione di tendenza”.
Il podio del Genesis Invitational
Detto di Maverich McNealy, secondo a un solo colpo da Åberg, dopo un incredibile giro finale in 64 (-8), Scottie Scheffler si conferma il vero n.1 del golf mondiale, andando molto vicino a un nuovo capolavoro.
Per lui un ultimo giro in 66 (-6) che gli vale il terzo posto finale con -9 a pari merito con Patrick Rodgers, leader dopo tre giri e crollato sul più bello (71).
Leaderboard
(Fonte Golf Digest)