Era l’uomo da rincorrere, dopo lo strappo che aveva imposto con un terzo giro magistrale in 65. Diciotto buche da giocare e quattro colpi di vantaggio sembrano sulla carta un’enormità ma non lo sono mai all’Augusta National e al Masters, torneo che nella sua storia ha regalato decine di clamorosi colpi di scena che hanno costruito la sua magica leggenda.

E invece eccolo qui il primo giapponese a vincere un major nella storia del golf, Hideki Matsuyama, e lo fa nientemeno che nel teatro più bello, quello dell’Augusta National Golf Club.

Ha iniziando soffrendo, ha gestito nella parte centrale, poi ha tremato e infine ha esultato, piangendo di gioia dopo essersi reso finalente conto della straordinaria impresa realizzata.

Solo un orientale nel golf professionistico maschile ha avuto prima di lui l’onore di alzare un trofeo major, il coreano Yang Yong-Eun, che nel 2009 strappò a Tiger Woods il 91° PGA Championship.

Ma questo successo ha un peso decisamente diverso: Matsuyama prima di indossare la Giacca Verde aveva già messo insieme un palmarés sul PGA Tour di tutto rispetto, con cinque titoli pesanti (2 Phoenix Open, un Memorial Tournamet e due WGC tra il 2014 e il 2017), a cui si sommano le 8 vittorie sul Japan Tour.

Dieci anni fa, nel 2011, faceva la sua prima apparizione al Masters come amateur, conquistando la coppa come miglior dilettante del torneo e il 27° posto in classifica.

Ci hanno provato in molti a rovinargli la festa ma un a uno i suoi rivali più vicini hanno alzato bandiera bianca di fronte alla regolarità e all’apparente freddezza del giapponese, che non ha sbagliato nulla o quasi, gestendo senza errori clamorosi l’intera giornata sino alla 15, la buca che poteva cambiare il destino e la storia di questo 85° Masters.

Merito di un superlativo Xander Schauffele, che con quattro birdie consecutivi si è portato a sole due lunghezze da Matsuyama, incappato nel primo vero errore nel secondo colpo della 15, un ibrido da 210 metri finito oltre il green, con palla clamorosamente in acqua addirittura all’adiacente buca 16.

Sembrava l’ennesimo colpo di scena delle terribili ultime 9 buche del Masters, che hanno cambiato le sorti del major georgiano decine di volte. Con il fiato sul collo di Schauffele, Matsuyama ha tremato: il suo sguardo è improvvisamente cambiato, la sicurezza mostrata sino ad allora minata da un avversario in piena trance agonistica.

Tutto sembrava magicamente riaperto quando invece lo stesso Schauffele ha messo la parola fine sull’edizione numero 85 del Masters. Il suo ferro 7 alla 16 termina in acqua, spezando il sogno di una clamorosa rimonta.

Matsuyama esce dal green con il bogey più dolce che abbia mai realizzato in carriera: il doppio di Schauffele riporta infatti il distacco tra i due ai 4 colpi di inizio giro. È rimasto solo uno straordinario Will Zalatoris, all’esordio assoluto al Masters, a sperare ancora in club house nel miracolo di un playoff, dopo aver chiuso con il par alla 18 per il 70 finale, a due colpi dal giapponese a -9.

Ma Matsuyama si era già scrollato di dosso l’avversario più ostico e la 18 gli ha regalato due comodi putt per vincere ed entrare nella storia del Masters, del golf mondiale e di quella giapponese.

Dietro alla nuova stella Zalatoris, secondo solitario, chiude un ritrovato Jordan Spieth, terzo parimerito a -7 (con 70 finale) con Xander Schauffele, che ancora una volta è andato vicinissimo al suo primo successo major.

Quinti a -6 Jon Rahm, autore del miglior giro di giornata (66), svegliatosi troppo tardi per lottare per il titolo dopo i tre 72 delle prime giornate, e Marc Leishman, che non ha retto il passo di Matsuyama come Justin Rose, finito settimo a -5 con il 74 finale.

Chiude infine nelle retrovie il suo decimo Masters Francesco Molinari: il numero uno azzurro paga un giro nato subito male con lo sfortunato bogey della 1, in cui ha preso l’asta con il secondo colpo finendo fuori green. Il pesantissimo 81 finale lo relega al 52° posto, terzultimo tra i giocatori che hanno passato il taglio.

In due settimane all’Augusta National il Giappone golfistico ha riscritto la sua storia, prima con Tsubasa Kajitani al Women’s Amateur, poi con HIdeki Matsuyama al Masters.

Chiedere un viatico migliore ai propri atleti nell’anno delle Olimpiadi di Tokyo sarebbe stato francamente impossibile.

Questa la classifica finale del 85° MASTERS