Ogni vittoria sofferta è una grande vittoria. Quella conquistata da Viktor Hovland al Slync.io Dubai Desert Classic ha però un sapore speciale, quello di chi sa di aver fatto una vera impresa.

Reduce da un 73 nel terzo giro, il 24enne di Oslo partiva alla volta delle ultime 18 buche con uno svantaggio di ben 6 colpi dalla vetta. “Non pensavo fosse possibile – ha detto appena dopo aver imbucato il putt per il birdie decisivo nella prima buca di playoff contro Richard Bland, agganciato a -12 al termine delle 72 buche del torneo -. Saaevo che per avere anche solo la minima chance dovevo fare molto poco oggi. Poi quel finale fantastico mi ha fatto capire che a quel punto potevo davvero farcela, una giornata indimenticabile”.

Quando si hanno tre colpi di svantaggio a tre buche dalla fine e, dopo un bogey pesantissimo, si ha la forza, il talento e il carattere di chiudere con birdie-eagle-birdie, allora si può soltanto togliersi il cappello davanti all’impresa di un vero fenomeno, un ragazzo che farà a lungo parlare di sé.

A tornare a casa con il morale sotto i tacchi, a parte Richard Bland, che ha dovuto inchinarsi al clamoroso ritorno del talento norvegese, c’è anche Rory McIlroy, il cui bogey alla 18 lo ha lasciato clamorosamente fuori dal playoff finale per il titolo.

A Dubai abbiamo assistito a una sorta di passaggio di consegne tra i due più brillanti giocatori che il golf continentale ha espresso negli ultimi anni.

Viktor Hovland, al terzo successo negli ultimi cinque tornei giocati, è sulla rampa di lancio a soli 24 anni, Rory McIlroy era e resta invece alla disperata ricerca di una  nuova identità per ritrovare quel gioco ma soprattutto quella convinzione che lo hanno reso uno dei più forti giocatori al mondo.

Per il norvegese quello di Dubai è il primo successo in carriera in un evento delle Rolex Series, titolo che lo farà balzare ancora più in alto in classifica del 5° posto occupato nel World Ranking prima di questa settimana.

Dice di non pensare troppo al numero uno del mondo ma più a esprimere il meglio del proprio gioco a ogni gara. Ma osservando la qualità dei suoi colpi e soprattutto il suo carattere nei momenti decisivi tutto fa pensare che quest’anno per la corona del World Ranking ci sarà anche un altro europeo a lottare contro Jon Rahm.

Quella del Desert Classic è la sesta vittoria di Hovland dal giugno del 2019, ovvero da quando è passato professionista: tre sul PGA e due sul DP World Tour, a cui si aggiunge l’ultimo Hero World Challenge giocato lo scorso dicembre.

Dei tre azzurri che hanno passato il taglio sui cinque al via il migliore è stato Andrea Pavan, che ha confermato anche a Dubai di essere sulla strada giusta per tornare sui livelli del 2019. Il 32enne romano con il 70 finale ha chiuso 18°, migliorando il 25° posto di settimana scorsa ad Abu Dhabi.

Bene anche Edoardo Molinari, 26°, e Nino Bertasio, 30°, che ha recuperato 15 posizioni con il 70 delle ultime 18 buche.

Questa la classifica finale del Slync.io Dubai Desert Classic