Chi si aspettava lo spettacolo in questo 122° U.S. Open è stato accontentato.
Il Country Club a Brookline non ha infatti deluso le aspettative presentandosi in tutta la sua forma: un percorso vecchio stile, con i terreni cesellati e austeri, rough folti e punitivi e green piccoli e veloci.

Fatte queste premesse, è anche vero che il percorso che ospita il terzo major dell’anno non è stato reso impossibile e lo dimostrano i 25 giocatori scesi sotto par. Un fatto più unico che raro quando si parla di U.S. Open, noto per essere un torneo dove la pazienza deve essere la virtù principale per uscire indenni dalle 18 buche.

Ma veniamo ai protagonisti di questa 122esima edizione

Al comando del primo giro Adam Hadwin che che ha ottenuto l’accesso al field dello U.S. Open solamente otto giorni fa attraverso l’ultima qualifica disponibile.
Il canadese ha così sorpreso tutti guidando la classifica di un un colpo con uno score di 66 (-4). Hadwin ha segnato ben cinque birdie in sei buche chiudendo  le prime in 31. Ha poi perso un colpo alla 12 e recuperato subito dopo con un birdie per chiudere il primo giro in 66, il più basso risultato in carriera in un major. 

Ma questo è proprio lo U.S. Open delle prime volte questo con altri quattro giocatori che si sono conquistati il biglietto attraverso le qualifiche. In seconda posizione infatti troviamo con 66 colpi (-3) l’inglese Callum Tarren dell’Inghilterra, lo svedese David Lingmerth, il sud africano MJ Daffue e l’americano Joel Dahmen.

Tra questi brilla la stella di Rory McIlory, che nell’ultima settimana ha fatto molto parlare di sé prendendo una posizione molto netta a favore del PGA Tour contro quei giocatori che, invece, hanno deciso abbracciare la causa araba e disputare il LIV Golf Tour.

Ma fermiamoci un attimo su questo giocatore che, se al 90% della sua forma fisica, è senza ombra du dubbio il più forte di tutti. Il 32enne di Holywood sembra veramente essersi sbloccato dopo il quarto giro indimenticabile del Masters ad aprile che gli è valso il 2° posto. Il nordirlandese ha mostrato un gioco solido ed efficace soprattutto sui green. Peccato solo quella macchia sullo score alla 9 (la sua 18) che gli ha fatto perdere un colpo. “Anche se sono frustrato per aver segnato bogey alla mia ultima buca, sono soddisfatto di un 67 in questo campo, è stato un ottimo inizio di torneo. Ho praticamente passato l’intera giornata a pregare che la palla finisse in bunker e si fermasse sui bordi e maledicendo la USGA per le condizioni del campo”.
È la seconda volta consecutiva che McIlory chiude sotto par la prima giornata di gara. Ricordiamo che la sua media era di +40 nel primo giro dal 2014 a oggi.

Quello che ci troviamo davanti è un Rory consapevole dei suoi mezzi e determinato come forse mai è nella sua vita. Dopo la vittoria della scorsa settimana è ora pronto per riprendersi il titolo in un torneo del Grande Slam: “Sono passati otto anni da quando ho vinto una major e ora voglio solo rimettere le mani su quel trofeo”.

Al terzo posto con 68 (-2) troviamo un folto numero di giocatori. Tra questi, il due volte vincitore campione major Dustin Johnson, il vincitore dello U.S. Open 2013 Justin Rose e Matt Fitzpatrick, che proprio a Brookline ha vinto lo U.S. Amateur nel 2013.

Partenza in sordina per i due italiani in campo

Guido Migliozzi, che l’anno scorso ottenne uno storico 4° posto a Torrey Pines, ha chiuso 57° con 72 colpi (+2) pagando a caro prezzo qualche errore di troppo sui green. Un colpo in più per Francesco Molinari 79°. Tanti, troppi errori con i ferri al green per Chicco che, dopo aver chiuso le prime 9 con +1 (tre bogey e due birdie), ha segnato altro quattro bogey mostrando un gioco scostante e poco incisivo.

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