Era dall’Open Championship del 2015 che non prendevo parte a un major. La USGA è stata praticamente perfetta. La sua macchina organizzativa la ritengo decisamente la migliore per noi giocatori poiché vengono assecondate le esigenze di ognuno nei minimi dettagli. Oltre all’importanza della gara è la gestione ad essere davvero esemplare.

Era la prima volta che giocavo a Torrey Pines. Il campo è molto bello. Alcune buche sono molto in stile americano, larghe e lunghe quindi tendenzialmente facili. Altre, quelle che si affacciano sull’Oceano, oltre ad essere spettacolari sono più difficili. Spesso si dipinge la USGA come associazione che gode nel preparare campi al limite della giocabilità per metterci in difficoltà. Secondo me i percorsi sono preparati in modo difficile ma comunque onesto. I fairway sono prendibili e giocabili. Ho messo un video sui social della palla che spariva in rough ma non era così dappertutto. Inoltre, quando è iniziata a arrivare la gente, il rough era abbastanza calpestato. Sbagliando di poco eri messo peggio che facendo grandi errori e rimanendo in mezzo alla gente. Mi ha fatto abbastanza effetto tornare a giocare con così tanto pubblico. In Europa non ricordo quando lo abbiamo fatto l’ultima volta. È stato un bel passo avanti anche se la gestione dell’emergenza Covid statunitense è discutibile. Ho giocato stranamente malino nei giri di prova. Poi giovedì inaspettatamente ho puttato molto bene. Venerdì nel secondo giro ho fatto qualche errore stupido, mettendomi nella condizione di dover rincorrere per passare il taglio. Ci sono riuscito e il gioco del fine settimana mi ha soddisfatto.

Per Jon Rahm è stata una vittoria più che meritata. Ha gestito benissimo la situazione dopo l’incidente al Memorial. Era il grande favorito ma non è mai scontato vincere quando parti con i favori del pronostico. Penso che il destino gli abbia restituito con gli interessi quanto toltogli poche settimane prima.

Gli altri azzurri? Ho giocato con mio fratello Francesco i giri di prova e l’ho visto molto bene. Meglio anche guardando le statistiche degli ultimi mesi. Guido Migliozzi si vedeva che era in formissima. Abbiamo fatto il primo giro di pratica insieme. Per me, da quando è arrivato sul Tour, tra i giovani è quello con più potenzialità perché ha un gioco pulito con tanti green e fairway presi. Con questo risultato gli si aprono tante porte.

Dallo U.S. Open sono rientrato subito in Europa, sfruttando l’aereo messo a disposizione da BMW per i giocatori ambassador e sponsorizzati che ogni anno dopo il major volano a Monaco di Baviera per il BMW International Open. Quest’anno da San Diego è stato un grande servizio: volo diretto per sei su un jet da 12 posti con sei letti. Sono uscito alle 17:45 dall’hotel alle 19 decollavamo! Con il jet privato non fai controlli sicurezza né passaporti e siamo atterrati a Monaco alle 15.
Dopo Monaco giocherò in Irlanda e Scozia e poi mi fermerò per l’estate sino a Crans. 

A meno che mi qualifichi e sia “costretto” ad andare al Royal St. George’s…