Tranquilli, non parleremo della Setta dei Poeti Estinti, quelli dell’indimenticabile capolavoro cinematografico del regista australiano Peter Weir, l’Attimo Fuggente.

Il capitano in questione è quello dell’Europa golfistica nella prossima Ryder Cup al Marco Simone, al centro di una delle vicende più clamorose di questa estate.

La querelle PGA Tour/LIV, ormai entrata nel vivo, sta generando un vero e proprio terremoto nel golf professionistico mondiale che non ha risparmiato nemmeno la biennale sfida Europa-Stati Uniti.

Il muro alzato dal Commissioner del massimo circuito statunitense, Jay Monahan, di fronte all’emorragia di top player verso la superlega saudita non lascia al momento alcun dubbio sulla linea scelta dall’establishment del golf mondiale.

Tolleranza zero per chi prende nuove strade e un rilancio in grande stile del PGA Tour con l’immissione di decine di milioni di dollari per portare i montepremi dei venti tornei di punta a livelli mai visti sin ora.

Se il PGA ha intrapreso la linea dura con i cosiddetti ‘ribelli’, il DP World Tour non ha potuto che adeguarsi essendone partner e dipendendo dai dollari degli sponsor portati dagli stessi americani.

Ma se per quanto riguarda i neo-giocatori del LIV la scelta del circuito europeo è stata quella di multarli senza ricorrere all’esclusione totale dai propri eventi, l’atteggiamento tenuto nei confronti della Ryder Cup è stato diametralmente opposto.

Henrik Stenson, nominato il 15 marzo scorso capitano europeo per la Ryder a Roma, è stato così dopo soli quattro mesi clamorosamente sollevato dall’incarico per il suo passaggio al LIV.

Che il DP World Tour abbia in pratica le mani legate di fronte all’attuale situazione è un dato di fatto, ma, come potrete leggere anche nell’editoriale di Silvio Grappasonni, la strada scelta dai due principali circuiti mondiali per controbattere la neonata lega rischia di minare pericolosamente il fascino dell’evento golfistico più mediatico al mondo, la Ryder appunto.

E così, tolto un capitano se ne è fatto un altro: il 1° agosto un sorridente Luke Donald veniva presentato alla stampa come neo-condottiero europeo per la crociata del Marco Simone. In molti si sono chiesti cosa davvero passasse nella mente dell’inglese, chiamato di fatto a sostituire chi era stato solo pochi mesi prima preferito a lui.

Ma la domanda d’obbligo è ora rivolta ai criteri di selezione della squadra, da poco ufficializzati: se la linea sarà quella intransigente del PGA Tour, l’Europa lascerà davvero fuori tutti i giocatori europei che sono passati o passeranno sotto l’ala di Greg Norman?

Lo spazio d’azione è ormai limitato ma la speranza è che, per il bene del nostro sport e del suo evento più mediatico, una soluzione possa essere ancora trovata. La lotta a suon di dollari non porta da nessuna parte.

Settembre è tempo di Open d’Italia e proprio il Marco Simone si appresta a ospitare sui suoi fairway un’edizione davvero storica: mai, infatti, il nostro torneo ha presentato un field di tale livello, impreziosito da Rory McIlroy, fresco vincitore della FedEx Cup per la terza volta in carriera.

Sarà un’edizione imperdibile quindi, in cui siamo certi che i nostri azzurri sapranno esaltarsi, cercando sul palcoscenico di casa nostra l’impresa dell’anno.

Capitan Luke Donald, dopo il BMW PGA Championship a Wentworth, sarà al Marco Simone per osservare da vicino gli europei nel secondo torneo valido per il ranking della Ryder Cup 2023.

E come disse allora il compianto Robin Williams ai suoi alunni nell’Attimo Fuggente: “Carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita”.