Abbiamo raggiunto telefonicamente Gary Player, dal 2011 editorialista di Golf & Turismo in esclusiva per l’italia. Il leggendario campione sudafricano, vincitore di tre Masters (1961, 1974 e 1978) e di 9 major in totale in carriera, ci ha raccontato la sua esperienza accanto a Lee Elder, che quest’anno si unirà a lui e a Jack Nicklaus nell’Honorary Start del Masters, e i diversi ostacoli affrontati e superati insieme dagli anni 70.

“Per me è sempre un onore far parte dell’Honorary Start e quest’anno presenziare al Masters lo è ancora di più. Con grande piacere Augusta darà il benvenuto a Lee Elder che si unirà a Jack Nicklaus e a me. La presenza di Lee segnerà indelebilmente la storia di questo major, che per la prima volta vedrà un giocatore afroamericano aprire le danze della 85esima edizione.

Personalmente sono molto emozionato: ho sempre avuto un’affinità speciale con giocatori del calibro di Charlie Sifford e Lee Elder perché, come sudafricano, ho affrontato il razzismo nelle sue diverse sfumature.

Lee Elder nel corso della sua vita ha dato una lezione a tutti noi insegnandoci che, nonostante gli ostacoli che una persona può incontrare, la dignità e l’onore devono sempre essere messi al primo posto.

Anni fa, nel 1971, ho inviato Elder a partecipare al PGA Championship a Johannesburg, in un periodo storico nel quale dominava l’Apartheid. La mia volontà era quella di rompere la barriera e combattere la discriminazione razziale nello sport.

Sapevo che sarebbe stata un’impresa quasi impossibile, rischiavo di andare in prigione per questo azzardo, ma valeva la pena tentare. Mi viene ancora la pelle d’oca nel ricordare il momento in cui entrai nell’ufficio del Primo Ministro di allora, John Vorster, per chiedere il permesso di invitare Elder a giocare il South African Open e il South African PGA Championship.

Le mie mani e la mia voce tremavano visibilmente. Contro ogni aspettativa Lee accettò e venne in Sud Africa. Quello che successe dopo è stato uno spettacolo incredibile: uomini di colore accanto a quelli bianchi che guardavano il primo torneo di golf senza barriere sociali nella storia del Paese.

Ho sempre ammirato Elder, un uomo che ha fatto qualcosa che andava ben oltre un semplice sforzo atletico. I golfisti sono sempre stati onorati e celebrati per le loro abilità sportive e i loro risultati ottenuti in campo.

Oggi abbiamo davanti a noi un uomo che ha realizzato qualcosa di molto più grande e non gli è mai stato attribuito un degno riconoscimento. Se qualcuno merita una medaglia alla crescita e allo sviluppo del golf nel mondo, questo è sicuramente Lee Elder.

Bene, dopo esattamente 50 anni, eccoci di nuovo insieme e vi assicuro che non vedo l’ora di salire sul tee della 1 di Augusta accanto ai miei due grandi amici, Lee e Jack”.