Ci sono golf club che, fin dal primo impatto, ti fanno capire di essere un gradino sopra la maggioranza degli altri.

Tradizione, storia, vittorie e stile: per pochi Circoli sono così tangibili, quasi da respirarsi addirittura nell’aria. E, naturalmente, sono i preferiti fra quelli che accostano il golf a una certa immagine di sport coniugato all’eleganza e alla vita sociale di club.

Il Circolo Golf Torino è senz’altro di questi. Non ci si può non innamorare della sua deliziosa clubhouse, bella e accogliente, ricca di trofei sparsi nei locali senza nessuna ostentazione. Uno per tutti, la replica della Coppa del Mondo che i fratelli Molinari, nati e cresciuti golfisticamente al Torino, vinsero nel 2009. 

Arriviamo da Milano a bordo dell’auto che è una vera icona fra i monovolume. Stiamo parlando del Mercedes-Benz Classe V, nel nostro caso declinato in versione Long 300 d da 239 cavalli.

Otto i posti superconfortevoli e infinito il bagagliaio, con un interno in cui lo spazio a disposizione è a dir poco notevole, visto che contiene un bel tavolo e consente ai due sedili della seconda fila di girarsi contromarcia, in modo da creare un vero salotto con gli altri della terza.

Per arrivare al cancello d’ingresso bisogna costeggiare buona parte del perimetro, lungo 36 chilometri, che avvolge e custodisce il meraviglioso e immenso Parco della Mandria.

Giocare in questo magnifico contesto naturale, per un golfista è come essere in paradiso. E lo sarebbe anche per chiunque ami la natura nella sua più bella espressione.

Maggiore parco cintato d’Europa, con ben 3.000 ettari (o, se preferite, 30 chilometri quadrati…) di estensione, La Mandria è racchiusa dal muro fatto costruire nell’800 da Vittorio Emanuele II. 

Dal centro di Torino si raggiunge il Circolo puntando verso nord in direzione di Caselle e poi di Fiano Torinese, mentre dalla Tangenziale si può sfruttare la comoda bretella che prevede l’uscita a Borgaro.

Da qui, si passa accanto alla Reggia di Venaria Reale e si segue fino alla fine il muro del Parco. Poi a sinistra, in via Agnelli e, a meno di 500 metri, ancora a sinistra c’è l’ingresso del club.

Quattro sedi cariche di storia

Una lunga tradizione alle spalle, quella del Circolo Golf Torino La Mandria. Fondato nel 1920, è il più antico club piemontese (lo seguono a pochi anni di distanza Clavière e l’Alpino di Stresa).

La prima sede, con il campo inaugurato nel 1924, era a San Maurizio Canavese, poco distante da quella attuale, in una zona utilizzata anche per le esercitazioni militari.

Quattro anni dopo il Torino ha già bisogno di allargarsi. Per questo motivo la sede del Circolo si sposta nel trotter di Mirafiori, su nove buche condivise con eventi ippici. 

Poi è la volta del campo al Colle della Maddalena, aperto nel 1951, che cinque anni dopo verrà sostituito con l’attuale sede de La Mandria, il meraviglioso parco che per secoli è stato riserva esclusiva di caccia di caccia dei Savoia.

Circolo di grandi tradizioni, ha fra i suoi dieci presidenti nomi altisonanti di nobili, industriali e grandi giocatori. Il primo fu Filippo di Sambuy, seguito da Edoardo Agnelli e i due Rossi di Montelera.

Nel secondo dopoguerra, arrivò il turno di Giovanni Nasi, che lasciò la carica ad Alberto Brignone. Fu poi la volta di Sergio Pininfarina, dell’imbattibile amateur Lorenzo Silva e infine di Carla Ubertalli, prima donna a reggere le sorti del Circolo.

Al timone del club piemontese da poco tempo si è insediato Giorgio Tadolini, imprenditore con idee molto chiare su quello che dovrà essere il futuro del club. Tutto girerà attorno a un concetto di maggiore apertura e di nuove possibilità di svago e di impiego del tempo libero, da accostare al golf, che comunque rimarrà sempre il protagonista assoluto.

La lunga intervista che ci ha concesso verrà pubblicata sul numero invernale di Professione Club, il nostro magazine quadrimestrale destinato a tutti gli addetti ai lavori del golf italiano.

Fra le grandi gare ospitate, il Torino ha nel suo albo d’oro tre edizioni dell’Open d’Italia (1999, 2013 e 2014).

In bacheca i trofei delle maggiori gare nazionali e internazionali: una vera sfilata di grandi coppe d’argento che certificano lo straordinario spirito sportivo del club, con ogni probabilità il più premiato d’Italia.

E, a tappezzare i muri della clubhouse un numero incredibile di tableaux con targhette di ottone, che riportano i nomi dei vincitori nelle più importanti gare del Circolo.

Un grande  staff

Il team del Torino oggi è pilotato dalla giovane coppia formata da Valter Castagnero e Tiziana “Titti” Panizzolo, che comunque ha già alle spalle una notevole esperienza gestionale. Entrambi sono apprezzati arbitri. A supportarli,  Marisa Antonietti e Fabio Collecorvino. 

A loro il compito di gestire la clubhouse del circolo, costruita alla fine degli anni ’50 su progetto di Attilio Berardi.

Accanto alle grandi e quiete sale di lettura in piacevole stile country, le boiserie del bar e le ampie vetrate del ristorante, aperte sulla magnifica cornice del campo. 

Da qui lo sguardo spazia dal tee della buca 1 Blu fino al green della 18 gialla, visibile in lontananza. All’esterno la grande terrazza per gli aperitivi estivi e la piscina, a cui si può accedere solo se accompagnati da un socio.

Grandi nomi anche nel team dei maestri, a cominciare da Sergio Bertaina, che ha letteralmente allevato i fratelli Molinari. Insieme a lui Marco Soffietti, Lucio Merlino Senior, Filippo Armand, Francesco Vacchetto e Alberto Biglia.

La zona riservata al caddie master è completamente staccata dalla clubhouse. Accanto alla testa del parcheggio auto si apre l’edificio della caratteristica Cascina Risera Vecchia.

La bella struttura in gran parte ricoperta di edera ospita i locali di deposito sacche e rimessaggio cart, il pro shop e al primo piano la palestra e la sala riunioni.

Quattro gli addetti per questa zona di lavoro. Lo stesso numero infine per gli spogliatoi, divisi equamente fra area maschile e femminile.

36 buche da incorniciare

Come si può capire uno staff di grandi dimensioni, per un circolo italiano. E la conferma arriva anche nell’area della manutenzione del campo.

La squadra è composta infatti da 13 addetti, guidati dal superintendent Mario Fusetto, che si occupa dei due celebri percorsi da 18 buche, il Blu (considerato ideale per le grandi competizioni) e il Giallo. 

Nel 1956, su progetto dell’architetto inglese John Morrison, si realizzò il primo dei due tracciati, intervento fondamentale per iniziare tutto il progetto in quello stile tipicamente britannico che contraddistingue il circolo anche oggi.

Negli anni successivi alla prima apertura, grazie ai progetti dello Studio Harris e degli architetti Marco Croze e Graham Cooke, il campo venne portato a 27 e poi alle attuali 36 buche, considerate giustamente ai vertici assoluti italiani.

Un vero piacere per l’occhio, grazie alla selva di meravigliosi alberi che circondano le buche.

Pianeggianti, con piccoli rilievi e omogenei, i due percorsi si confrontano con numerosi ostacoli d’acqua naturali, come ruscelli e laghetti, che rendono il Blu e il Giallo (entrambi handicap 72) un fantastico test per giocatori di ogni livello.

Anche se un handicap non troppo alto renderebbe ancor più remunerativo e appagante un giro sui campi del Torino. 

Da segnalare la mancanza assoluta di strade, costruzioni o piloni dell’alta tensione: in altre parole, natura incontaminata e nessuna intrusione nel gioco vero e proprio.

In tempi recenti, infine, sono state aggiunte anche nove buche pitch & putt per chi comincia o per migliorare il proprio gioco corto. In sintesi: un vero paradiso golfistico nella cornice reale del Parco della Mandria. Inimitabile e imperdibile.

Alla prossima, Circolo Golf Torino.