Ieri sera a cena mi è stato chiesto più volte quando tornassero le gare in televisione, dopo aver offerto la data dell’11 di Giugno come prima risposta, le domande sono andate a quale tipologia di gara avremmo visto e soprattutto dove si sarebbe giocato l’evento.

Rispondendo Colonial Country Club è iniziata una piacevole discussione sull’importanza (o meno) della location per un evento golfistico di portata mondiale.

La signora Carla, mi ha risposto “Colonial cosa?”, ho capito immediatamente che non avrebbe acceso tablet e TV per vedere la gara fra due settimane. Per lei, un campo “poco famoso” non è fattore attrattivo per rimanere incollati a tifare. (Per quanto il Colonial non sia così sconosciuto)

La signora Adriana era più interessata alla presenza di Rory, grazie al quale obbligherà il marito a un week end sul divano.

Ma torniamo al fattore campo. Snoccioliamo subito l’importanza di organizzare un torneo ogni anno sullo stesso percorso e quindi velocemente immaginiamo il MASTERS ad Augusta. Tutto perfetto.

Perché dovremmo scegliere sempre lo stesso percorso?

Le motivazioni sono molteplici, soprattutto dal lato organizzativo, di marketing e di greenkeeping. Il Tour Europeo, così come quello americano, risparmiano sul budget a disposizione sfruttando sempre gli stessi campi.

L’esperienza, la logistica, l’architettura degli spalti e del villaggio commerciale sono voci di costo che, se replicate, possono diminuire di molto.

Da lato del manto erboso e dell’architettura del percorso, inoltre, i Superintendent migliorano di anno in anno seguendo le direttive dei Tour ed i consigli di giocatori di alto livello.

Per il marketing, la scelta dello stesso percorso ogni anno diventa materia semplice, è ovviamente facile comunicare la stessa location e permette di farla diventare il diamante dell’advertising. Infatti, chi non vorrebbe prima o poi andare ad Augusta?

Perché dovremmo cambiare location?

Secondo alcuni critici americani, vedere in televisione sempre i circoli blasonati restituisce la solita immagine snob al nostro sport.

Preferirebbero fossero inseriti percorsi pubblici all’interno del circuito per sviluppare sul territorio la passione per il golf.

Un punto a favore sarebbe, in effetti, la rotazione di visibilità, soprattutto se legata ad un progetto di comunicazione turistica.

Diamo atto che, anche se il campo non fosse perfettamente all’altezza di Woods e McIlroy, sarebbe una gioia per gli occhi vedere molte più scogliere a picco, l’oceano entrare in gioco sul percorso, o grandi dune a difesa di green e fairway.

Ci sono territori favolosi da esplorare e così facendo si farebbe il bene di molte regioni che hanno bisogno di crescere.

Come ultimo punto, alcuni guru della statistica, vorrebbero studiare il gioco dei BIG su percorsi differenti.

Secondo i loro studi la pratica sugli stessi percorsi ha reso il gioco più noioso e più facile ai più forti che, in abiti diversi, restituirebbero score completamente differenti.

Quale scelta ti piace di più?

Quale sarà la più azzeccata per gli organizzatori ed il pubblico negli anni a venire dopo questo stop forzato che ci ha fatto ragionare molto?

 

Swing Your Life