Alberto Binaghi, commissario tecnico della squadra nazionale dilettanti maschile, ci presenta i nostri giovani talenti, molti dei quali saranno in campo anche al Marco Simone nell’Open d’Italia. 

Una vetrina a cui il nostro Paese arriva da Campioni del Mondo a squadre in carica grazie allo storico trionfo dello scorso anno a Parigi nel World Amateur Team Championship.

Che Open sarà quello al Marco Simone?

L’Open d’Italia è tornato alla sua data abituale per poter permettere ai giocatori europei di scoprire qualche segreto in più del campo che ospiterà a settembre la 44esima Ryder Cup.

Ho appena terminato un sopralluogo al Marco Simone e vi posso assicurare che il campo metterà a dura prova tutti i contendenti al titolo. Il rough è già molto alto e punitivo, sarà quindi indispensabile tirare bene la palla dal tee per poter portare a casa punteggi sotto par.

Rispetto alla scorsa edizione sono state apportate alcune interessanti modifiche: la buca 2 è stata allungata di 32 metri, si partirà da uno dei battitori della buca 16 e tutti bunker del fairway saranno quindi in gioco. Il secondo colpo sarà di conseguenza molto più lungo e impegnativo rispetto al passato.

Sono stati inoltre costruiti dei nuovi bunker e rese più alte le sponde di quelli già esistenti, impedendo quindi il colpo al green per chi ci finisce dentro nel tentativo di tagliare l’angolo e accorciare la buca. Se il vento si alzerà non saranno in molti i giocatori che termineranno il torneo in doppia cifra sotto par.

Il contingente italiano sarà composto dai migliori professionisti nell’Ordine di Merito e da qualche amateur

Il numero preciso dei giocatori dilettanti purtroppo lo sapremo solo all’ultimo momento e dipenderà da quanti dei nostri professionisti verranno accettati tramite la loro categoria di appartenenza al tour europeo.

Per i dilettanti che riusciranno a giocare l’Open non sarà per niente facile provare a mettersi in luce, le condizioni del campo saranno nettamente diverse da quelle sulle quali i nostri ragazzi sono abituati a competere durante l’anno. La prima cosa da fare sarà sicuramente adattarsi alle severe pendenze e alle alte velocità dei green.

Martedì pomeriggio, quando tutti i pro saranno andati a riposarsi, organizzeremo un allenamento specifico andando in campo solo con il putt a provare le possibili posizioni delle aste di gara.

Mi piace abituare i ragazzi a rispettare le bandiere difficili tirando nella zona più sicura del green e provare bene le linee che potranno poi di conseguenza ritrovarsi. Questo ti permette di poter giocare in sicurezza ma, conoscendo la linea, di avere comunque una buona chance di chiudere la buca con un birdie.

Andiamo a vedere chi sono al momento i nostri migliori amateur nel World Amateur Ranking con la possibilità di scendere in campo all’Open d’Italia.

Pietro Bovari

Numero 89 studia negli Stati Uniti ed è quindi abituato a percorsi di alta qualità. Pietro è un gran lavoratore e prepara ogni gara con molta attenzione senza tralasciare nessun dettaglio. Il nostro campione del mondo fa un grande utilizzo delle più moderne strumentazioni tecnologiche negli allenamenti ma ha sempre dimostrato di saper tirare fuori il suo talento e il suo istinto producendo straordinari colpi vincenti nei momenti più importanti.

Giovanni Manzoni

Numero 149, sta attraversando un periodo di forma eccezionale e sta scalando il ranking a suon di risultati. La sua forza è la consistenza del gioco lungo. Quando Giovanni è in giornata sbaglia pochissimo e i suoi ferri al green possono davvero infastidire le aste. Il “Manzo” non ha paura di andare sotto par ed è abituato a far registrare score molto bassi quando scalda il putt. 

Marco Florioli

Numero 362, è nell’anno della Maturità e si potrà quindi allenare meno rispetto al passato. Il giovane bergamasco, figlio d’arte, è un eccezionale agonista e ha sempre un solo obbiettivo quando mette la palla sul tee della 1, vincere. Ama passare ore e ore sul chipping green e il suo gioco corto è infatti già a livello dei migliori tour pro. Nel complesso ha ancora ampi margini di miglioramento, a fine anno andrà a studiare negli Stati Uniti e avrà la possibilità di lavorare bene anche sul fisico per potenziare la struttura. Sono sicuro che in futuro sentiremo parlarle di lui anche fra i professionisti.

Flavio Michetti

Numero 463, genio e sregolatezza della squadra. Questo ragazzo vive per il golf e ha una dedizione eccezionale, in lui vedo quella voglia e quella determinazione di arrivare che vorrei vedere in ogni mio atleta. Flavio è dotato di un’enorme potenza e di un ottimo istinto, ama la competizione e ogni tipo di sfida. È ancora molto giovane e ha quindi ancora un grande margine di miglioramento che deve ottenere seguendo un preciso percorso tecnico mirato a limare le imperfezioni che al momento non gli permettono di esprimere tutto il suo esuberante potenziale.

Lucas Fallotico

Numero 662, ha fatto due anni di esperienza in America ed è tornato in Italia con l’obiettivo di prepararsi al meglio per il passaggio al professionismo. Giocatore molto potente dal tee e in netto miglioramento sul gioco corto, Lucas deve solo trovare più continuità di rendimento dopo di che sarà pronto per sfidare i migliori pro. Anche Lucas è un figlio d’arte e, nonostante i suoi drive arrivino facilmente intorno ai 300 metri, in famiglia c’è chi la tira ancora più forte di lui, il papà!

Comunque vada per i nostri amateur sarà sicuramente una bellissima e importante esperienza, anche se detesto fortemente questa frase!

Per me l’obiettivo deve essere sempre quello di performare al meglio senza farsi influenzare dall’inconsueto ambiente e non certo quello di sentirsi già appagati dal fatto di essere in un contesto del genere.

L’errore più grande che spesso commettono i giocatori dilettanti invitati a un Open del Tour è infatti quello di vivere la settimana come una favola e di avere troppe distrazioni, dovute molto spesso alle opportunità di poter provare nuovi bastoni.

A me piacciono i giovani che non si fanno distrarre dal “Circo” del Tour e dal fatto di essere circondati da campioni affermati. Mi piacciono quelli che si levano dalle spalle la scritta “Am” e arrivano a un Open con la voglia di dimostrare di poter competere a questi livelli.

Il nostro è uno sport nel quale gli avversari, per quanto forti e famosi siano, non influiscono direttamente sulla nostra performance.

L’obiettivo principale dei nostri dilettanti deve essere solo quello di fare il proprio gioco, come in tutte le gare della stagione, per poi vedere a fine settimana se sarà stato sufficiente e capire di conseguenza quali aspetti si devono migliorare per poter competere a questi livelli.