Forse non sono molti quelli che lo indicherebbero a botta sicura su una carta geografica. L’Uzbekistan galleggia fra i paesi dell’Asia Centrale, circondato da quelle che una volta, con l’esclusione dell’Afghanistan, erano tutte repubbliche del colosso sovietico. Detiene un singolare primato e cioè quello di essere costretto, per arrivare sulle coste del mare più vicino, ad attraversare almeno due nazioni. E ancora più sorprendente il fatto che condivida questa particolarità, in esclusiva mondiale, con uno stato infinitamente più piccolo e molto vicino all’Italia. E cioè il Liechtenstein.

La città più celebre dell’Uzbekistan è una delle regine di racconti e storie straordinarie: la ricordiamo anche e soprattutto grazie a un’indimenticabile canzone firmata da Roberto Vecchioni. Stiamo parlando di Samarcanda e delle sue magiche cupole scintillanti. Le coperture tondeggianti di moschee e madrase sono il simbolo del paese, vere perle sparse lungo le numerose strade e varianti che dalla lontana Cina attraversavano l’Asia fino ai confini dell’Europa Orientale. In altre parole, l’Uzbekistan è proprio nel cuore dell’affascinante e leggendaria Via della Seta.

Un viaggio in questo Paese merita almeno una decina di giorni di tempo a disposizione, per visitarlo da sud a nord o viceversa. Tappe imperdibili quelle con le città storiche di Khiva, Bukhara e, appunto Samarcanda. Anche se steppa e deserto sono grandi protagonisti del paesaggio, con le sue tonalità cangianti dal beige all’ocra pallido, lungo la strada s’incontrano a perdita d’occhio ettari ed ettari di coltivazioni. Un mare verde che sa regalare verdura e frutta straordinarie, base della semplice ma gradevolissima cucina locale. Solo per fare un esempio, abbiamo letteralmente divorato un pomodoro dopo l’altro, perché il sapore intenso e naturale, dimenticato oggi sulle nostre tavole, era davvero eccezionale.

E il verde brillante svetta anche fra le pietre chiare di edifici e madrase, per la presenza di giardini curati e silenziosi, che confermano come l’acqua da queste parti sia un bene prezioso ma non razionato. Un profondo verde potrà poi sorprendervi anche sul percorso dell’unico campo di golf del paese, aperto nella capitale Tashkent e di cui vi parleremo più avanti.

Il colore che vi resterà impresso nella mente come simbolo dell’Uzbekistan è però un profondo azzurro turchese. Lo ritrovate nelle cupole delle madrase, scuole coraniche che dall’XI secolo si trasformarono in istituti per gli studi superiori islamici. L’azzurro vi avvolgerà risplendendo in strepitose maioliche o, insieme al blu e all’oro, brillerà all’interno delle cupole e degli incredibili muqarnas, che ricoprono con complicati giochi di nicchie le architravi delle grandi porte di accesso alle moschee.

LA MAGIA DELL’ASIA NASCOSTA

Partendo da nord, la prima tappa dell’itinerario è Khiva, un tempo capitale della Corasmia, regno musulmano che oggi corrisponde alla provincia di Khwarizm. L’Itchan-Kala, la città vecchia, è la parte più antica di questo centro che oggi conta circa 90mila abitanti. Circondata da alte mura a pianta quadrata, con quattro porte, è stato il primo sito in Uzbekistan a essere inserito fra i Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco, nel 1990. Secondo le leggende, fu fondata da Sem, figlio di Noè.

Al suo interno una cinquantina di monumenti storici di rara bellezza, fra cui la meravigliosa Moschea Juma, con oltre 200 colonne in legno che ne sostengono il soffitto. Simbolo della città è pero il variopinto e unico Kalta Minor (“Minareto Corto”). Doveva essere il più alto dell’Oriente, come dimostra la sua base del diametro di oltre 14 metri. Arrivati però a sfiorare l’altezza di 30, a 70/80 dall’obiettivo finale, i lavori secondo la leggenda vennero interrotti alla morte del Khan locale. In realtà, non andarono avanti per la paura di un crollo dovuto al peso eccessivo.

Infine, una curiosità. In una piazza di Khiva, s’incontra il monumento di Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi, grande astronomo, matematico e geografo persiano vissuto a cavallo fra VIII e IX secolo. Dal suo nome deriva oggi una delle parole più usate e discusse: algoritmo.

Scendendo verso sud incontriamo Bukhara. La città, con 230mila abitanti, è un Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1993 e vero gioiello ricco di decine i punti di interesse. Su tutti svetta il minareto Kalyan, il più alto edificio dell’Asia Centrale ai tempi della costruzione (XII secolo). Fra le decine di moschee, molto significativa la  Maghoki-Attar, la più antica in questa parte del Continente (IX secolo). Spettacolare la sua Ark, massiccia fortezza che racchiude una cittadella di quattro ettari cui si accede con una rampa, attraverso l’ingresso incorniciato da due torri.

IL leggendariO TAMERLANO

Distrutta da Gengis Khan, Bukhara fu un’importante città dello sterminato dominio di Timur Lang (Timur lo Zoppo), il cui nome venne trasformato da noi in quello di Tamerlano. Figura straordinaria di conquistatore turco-mongolo, considerato uno dei più celebri condottieri e strateghi in assoluto, fondò nel XIV secolo l’impero timuride, forse il più esteso della storia, che andava dall’India alla Turchia.

Dovunque in Uzbekistan si incontrano piazze, vie, mausolei e statue che ricordano l’eroe nazionale, la cui fama continua a essere incredibile e quasi venerata a distanza di secoli.

Il suo mausoleo (Gur-e-Amir, tomba dei re in persiano) si trova a Samarcanda. Lì Tamerlano riposa con figli e nipoti, fra cui Ulugh Beg, celebre matematico e astronomo, che fece realizzare uno straordinario osservatorio, sempre a Samarcanda e oggi visitabile. Nonostante non avesse telescopi, grazie a un enorme sestante con il raggio di 40,2 metri realizzò misure di astri d’incredibile precisione.

Samarcanda ha una storia di oltre 2.750 anni, che inizia ai tempi del primo impero persiano, e oggi ospita mezzo milione di abitanti. Il nome, che dovrebbe significare “fortezza di pietra” o “città vecchia”, ricorda la sua antica potenza militare. Anche lei è Patrimonio dell’Unesco, dal 2001, e girandola non ci vuole molto a capire perché. Al suo centro il Registan, sito più importante dell’Asia Centrale e di una bellezza assoluta. Attorno alla piazza, tre splendide madrase (Ulugh Bech, Sherdar e Tilla-Kari) che la incorniciano come in un inestimabile affresco.

Altre meraviglie di Samarcanda la necropoli di Shahi Zinda, numerosi mausolei, fra cui quello di San Daniele, e una serie di interessanti costruzioni medievali. Merita infine una visita il Bazar Siyob, enorme mercato parzialmente coperto, dove è possibile trovare quasi di tutto.

Verso la Capitale

Da Samarcanda a Tashkent (circa 350 chilometri) si può provare l’ebbrezza di un viaggio con l’Afrosyob, treno ad alta velocità che copre la distanza in due ore.

La capitale dell’Uzbekistan è una città moderna con quasi due milioni e 400mila abitanti. Strade ampie e alberate smistano un traffico intenso e unico al mondo. Le automobili infatti al 99 per cento sono di una sola marca, cioè Chevrolet, e per di più tutte bianche. Il colosso americano General Motors, subentrato a Daewoo nell’anno in cui l’ha assorbita (2000), ha continuato a produrre in partnership con il governo modelli come la Matiz, che oggi è di gran lunga l’auto più diffusa, anche se uscita di produzione.

Fondata dagli arabi nel 750 come oasi sul fiume Circik, Tashkent è disseminata di alti edifici recenti, taluni anche di eccellente architettura. Alcune madrase e moschee meritano una veloce visita, come anche l’insolito palazzo del principe russo Nicolay Romanov, esiliato qui nel 1877. Splendida la metropolitana, sugli standard sovietici che hanno reso famoso in tutto il mondo il metrò di Mosca.

Un golf fra boschi e laghi

Esiste un solo percorso di golf in Uzbekistan, il Lakeside Golf Club, 18 piacevoli buche a 20 minuti dal centro di Tashkent. Lo ha realizzato una ventina di anni fa un team di architetti coreani, per metterlo a disposizione dei connazionali dirigenti di società con filiali in Uzbekistan. Ad accogliere i giocatori, una vasta clubhouse su due piani, che si raggiunge dopo alcuni minuti di strada dall’ingresso del parco che accoglie il percorso. I servizi sono impeccabili, con la possibilità di noleggiare golf cart, sacche e scarpe. A farci gli onori di casa, il presidente della Federazione uzbeka, tre consiglieri e uno dei sei professionisti che insegnano al Lakeside.

Se per caso pensavate a un campo come quelli degli Emirati, immerso nel deserto e con molta sabbia, avrete senz’altro una sorpresa. Tanto verde, con zone addirittura boschive, grandi laghi che danno il nome al circolo, entrando in gioco su quasi metà percorso, e addirittura una cascata. Il campo non è impegnativo, visto la ridotta lunghezza, eccetto due o tre buche. La più tosta è il par 3 della 17, 160 metri a volare un grande ostacolo d’acqua verso il green. Giocarci è un vero piacere, soprattutto per i meno attrezzati tecnicamente. Anche per loro lo score potrà essere molto gratificante. E resterà un magnifico ricordo dell’Uzbekistan.