Non si contano le fortune e i drammi accaduti nei secoli, sui campi da golf, a causa del vento.

Considerando i litorali dov’è nato, si può infatti dire che golf e vento siano fratelli di letto

A questa regola non fa eccezione neanche l’isola di Guadalupa anzi, la sua stessa fortuna dipende da sempre da quella forza costante che spinge onde e navigatori dell’Oceano Atlantico verso sud: gli Alisei.

Il profilo settentrionale dell’isola, la Grande Terre, è costituito da una splendida, ininterrotta sequenza di falesie che sovrastano archi naturali di roccia aggettanti sul mare, rocce che affiorano insidiosissime con la bassa marea, e l’incessante rombo delle lunghe onde oceaniche che, dopo migliaia di chilometri di corsa, s’infrangono su quei temibili scogli sottovento, in un caotico spumeggiare di infiniti vortici.

Una visione magnifica, ma davvero inquietante a bordo di una barca che quel vento da nord est deve volgere a proprio vantaggio.

Ancora oggi si celebra questa epifania pagana del mare quando, ogni quattro anni, le imbarcazioni a vela della “Route du Ruhm”, partite da St. Malò in Bretagna, dopo una traversata in solitaria di 3.500 miglia giungono finalmente al porto di Pointe-à-Pitre, il centro economico più importante dell’isola.

E proprio nei pressi di questa incantevole cittadina si trova il Golf International de Saint-François, 5.581 metri par 71.

È da sempre il fiore all’occhiello del golf in Guadalupa e i suoi natali non potrebbero essere più illustri

Le sue 18 buche sono state infatti disegnate da Robert Trent Jones Senior nel 1978.
Nel 2010 è stato poi interamente rinnovato, alzando ulteriormente il tasso tecnico generale e cambiando in buona parte l’ordine di gioco. I suoi fairway tuttavia si dispiegano sempre in 54 ettari di palmeti non lontano dalle più belle lagune del Mar dei Caraibi.

Con i suoi cinque chilometri e mezzo di lunghezza e un par ridotto non risulta corto nemmeno ai giorni nostri e, se si considera che il vento è sempre presente, si può quasi dire che i campi siano due poiché la presenza degli alisei determina condizioni di gioco completamente diverse a seconda della stagione.

Lungo tutto il campo le linee di tiro sono piuttosto strette, gli ostacoli arborei maturi e quelli d’acqua presenti in otto buche non perdonano i tiri poco precisi.
I fairway sono moderatamente ondulati e i bunker grandi, anche se non profondi.

Ci sono anche alcuni dislivelli importanti, come quello della 5, 154 metri par 3, tutto in salita con un green ulteriormente rialzato, e la 14, 363 metri par 4, con un bel green difeso da due bunker e una splendida quinta di alberi che penalizza i tiri troppo lunghi.
Là dove il terreno si fa più pianeggiante sono vento e acqua a creare il maggior impegno.

La 15, un dogleg a destra di 366 metri par 4, è considerata una delle più belle, ma il vento a favore sul drive può essere più di ostacolo che di aiuto.

Di fatto è come giocare sui links scozzesi dove occorre tenere la pallina molto bassa

Non è un caso che la buca più difficile sia la 12, 470 metri par 5. È giocata tutta contro vento, piega leggermente a destra e termina con un green disposto tra un gran bunker e uno specchio d’acqua che ne contorna quasi la metà del perimetro.

Sono rimasti immutati i ritorni alla clubhouse e in particolare la 18, 352 metri par 4.
Al magnifico colpo d’occhio su tutto il campo fa da contraltare un lungo e sinuoso fairway e, all’approccio alla bandiera, ancora il vento tende a spingere la pallina nello specchio d’acqua che costeggia il fairway e gran parte del green.

Tuttavia, un viaggio a Guadalupa non può limitarsi al golf

A soli dieci chilometri ad est di Saint-François si giunge alla mitica Pointe des Chateaux e alla vicina Pointe des Colibris. Anche la cittadina di Pointe-à-Pitre ha molto da offrire.
La parte vecchia del capoluogo conserva ancora qualche bella casa coloniale e le vie che conducono a Place de la Victoire, che si affaccia sul porto e che costituisce il cuore della città, sono un unico susseguirsi di negozi e centri commerciali dove il ritmo della vita è un mix di efficienza europea e di relax caraibico piuttosto intrigante.
Da qui, ma meno avventurosamente, partono ogni giorno i traghetti per le altre isole che formano l’arcipelago della Guadalupa: Les Saintes, Marie Galante e la Désirade.

Da non perdere poi è il Marché aux Fleurs che si trova d’innanzi alla cattedrale di San Pietro e Paolo, a meno di cinque minuti a piedi dalla Place de Victoire.
Da visitare specialmente nel giorno della partenza, così da portarsi a casa (opportunamente imballato) un bouquet di splendidi fiori tropicali: Alpinie rosa e rosse, Becchi di Pappagallo, Rose di Porcellana, Uccelli del Paradiso, Anthurium e molti altri ancora.

L’altra metà dell’isola, La Basse Terre, è un altro mondo ancora

I rilievi del vulcano La Soufrière raccolgono una enorme quantità di pioggia – anche dieci metri all’anno – che trasformano i suoi ripidi pendii in un intrico verde, lussureggiante di specie arboree tropicali.
All’interno del Parco Nazionale di Guadalupa e lungo la strada principale che attraversa le montagne, alcuni brevi sentieri portano alle Chutes du Barbet, nei pressi di Les Jardins de Saint-Eloi, o alla Cascade aux Ecrevisses, e invitano ad immergersi in un mondo verde infinitamente ricco. 

Scoprendo magari che la maggior parte delle nostre piante ornamentali d’appartamento vivono in natura su alti alberi in giardini sospesi a cinque, dieci metri di altezza e anche più, sotto la volta verde delle grandi chiome fiorite che sovrastano cespugli fitti di bambù e felci così grandi che ci si può comodamente camminare sotto.

Infine, anche quando gli alisei imperversano a nordest sulla costa ovest, tra Vieux Fort e Grande Anse, si trova un mare quasi calmo con l’onda dolce e lunga a lambire le spiagge riparate… 

E qui bagnarsi tranquillamente nell’acqua tiepida, aspettando il momento ideale per una indimenticabile nuotata.