C’è un luogo nel mondo dove il golf si gioca all’ombra di moderni skyline urbani, e di fitte giungle, tra bastioni spagnoli del XV secolo e rigogliose colline circondate dal mare. Un luogo dove il respiro di vulcani sonnecchianti accompagna la voce costante delle onde che si infrangono sulle coste di corallo.
Un arcipelago di oltre settemila isole che sembrano uscite da un sogno tropicale e dove il verde non è solo il colore dei green, ma quello delle risaie, delle palme e dei crinali montuosi che si tuffano nell’oceano.
Le Filippine non compaiono nei cataloghi classici del turismo golfistico, né sono menzionate tra le mete glamour del golf di lusso. Eppure, proprio per questo, offrono un’esperienza più autentica, più intima. Qui il golf è faccenda per intenditori. Per chi cerca il silenzio dietro a uno swing, per chi si lascia sorprendere dai contrasti e coinvolgere dai dettagli. L’odore dell’erba tagliata si mescola a quello del mango maturo, del mare salmastro, della terra rossa bagnata dai monsoni.
Non ci sono resort affollati né code ai tee time: spesso si gioca soli, accompagnati dal silenzio della natura e da qualche caddie che cammina scalzo, col sorriso sulle labbra e una storia da raccontare.
Ma attenzione: non è una destinazione facile. I percorsi sono per lo più privati, alcuni di difficile accesso. Le strutture sono in alcuni casi essenziali, i servizi altalenanti, la promozione pressoché inesistente. Per ora.
Giocare qui è come aprire una finestra su un altro mondo, dove la natura ha ancora voce preponderante e il tempo scorre secondo logiche proprie.
Con oltre 20 vulcani attivi, le Filippine ricordano che il terreno sotto ai piedi è vivo e che ogni swing si gioca su una terra in trasformazione.
Tra lagune segrete, colline di cioccolata e fondali da sogno
Le Filippine non si offrono in superficie. Racchiudono una bellezza che spesso rasenta la perfezione, tuttavia, per qualche strano motivo, faticano a lasciare un’impronta in chi le attraversa per la prima volta e lo fa distrattamente.
Le spiagge tropicali più scenografiche al mondo? Sono qui. I paesaggi rurali più scenici? Idem. Le pittoresche terrazze di risaie tra distese di palme? Pure. E potremmo andare avanti un bel po’. Eppure… È facile innamorarsi a prima vista della Thailandia o del Vietnam, paesi unici e con una spiccata personalità. Forse perché, ancora prima di visitarli, li abbiamo già conosciuti, e ci hanno già conquistato, nei romanzi a sfondo coloniale di autrici come Marguerite Duras, nella letteratura di viaggio in Indocina e nei tanti film dal forte fascino esotico ambientati da queste parti.
Le Filippine, invece, così come chi le abita, richiedono uno sforzo in più. Risultato di secoli di storia segnati da influenze oceaniche, asiatiche, indiane, spagnole e perfino americane, manifestano una complessità culturale spesso difficile da comprendere per chi proviene da contesti culturali più omogenei.
L’integrazione di elementi così diversi, a volte contrastanti, che ha plasmato l’identità filippina influenzandone lingua, religione, cucina, tradizioni e persino il modo di vivere, richiede una prospettiva aperta e una volontà di apprezzare la ricchezza della diversità.
Sono una terra che premia la curiosità e affascina chi sa guardare oltre le brochure. I viaggiatori più esigenti, quelli che hanno già percorso tutte le strade più battute del sud-est asiatico, qui possono scoprire qualcosa di raro: un equilibrio fragile tra natura selvaggia e raffinatezza discreta, tra gentilezza e passionalità.
A Palawan, le scogliere carsiche di El Nido sembrano disegnate da un pittore romantico: lagune segrete, grotte che si aprono sul nulla, sabbie così bianche da ferire lo sguardo. È sicuramente il posto più turistico e di gran lunga il più divertente. Frequentato da giovani di qualunque età, da qui ogni mattina partono i tour per le isole vicine e tutto ciò che devi fare è scegliere tra itinerario A, B, C o D.
Coron, poco più a nord, custodisce relitti giapponesi sommersi durante la Seconda Guerra Mondiale, oggi diventati giardini di corallo frequentati da tartarughe e mante. Qui il tempo si misura in immersioni e tramonti.
A Bohol, oltre alle famose Chocolate Hills che ondeggiano come dune erbose nell’interno, si incontrano villaggi che ancora custodiscono l’eredità del colonialismo spagnolo e del cristianesimo popolare. L’isola è un piccolo scrigno di biodiversità, patria del tarsio – minuscolo e fragilissimo primate dagli occhi sgranati – e rifugio di foreste pluviali che sembrano sussurrare storie antiche.
Cebu, la metropoli gentile, è una mescolanza riuscita di vitalità urbana e angoli incontaminati.
La città, a tratti caotica, pulsa tra i mercati colorati, nuovissimi casinò e le cattedrali storiche, ma basta uscire di pochi chilometri per trovarsi su spiagge dimenticate, o a passeggiare tra le piantagioni di cacao e i giardini botanici di montagna.
La gastronomia locale, qui, raggiunge vette sorprendenti: il lechón, maialino da latte arrostito, è celebrato come il migliore del paese – e forse di tutta l’Asia – ma anche le versioni moderne, firmate da giovani chef locali, offrono un’esperienza gourmet.
Tra i nuovi indirizzi del lusso silenzioso si distinguono eco-resort costruiti su palafitte, boutique hotel di design che reinterpretano le case filippine in chiave contemporanea, Spa nascoste nella giungla e cene a lume di candela su banchi di sabbia che affiorano solo con la bassa marea.
Non c’è fretta, né clamore: solo la bellezza di sentirsi, per qualche giorno, fuori dal mondo. E in questo paesaggio di meraviglia silenziosa, a un certo punto, torna un pensiero: com’era quel campo visto dal finestrino? Com’era quell’altura verdissima che sembrava seguire le curve del mare?
E se dovessi finire nel rough, me la caverò con il mio ferro 9…?
Fairway tropicali: i campi più affascinanti delle isole principali
Sulle isole più amate dal turismo europeo – Luzon, Cebu, Bohol e Palawan – il golf non è un’attrazione di massa, ma piuttosto una piccola comunità di percorsi riservati, spesso celati dietro ingressi discreti o dentro resort raffinati, quasi a voler restare un segreto tra chi sa cercare.
Sull’isola di Luzon, dove si trova la capitale Manila, si concentrano la maggior parte dei campi. Il più elegante e centrale è il Manila Golf & Country Club: un’oasi di ordine e silenzio nel cuore di Makati – il quartiere finanziario della metropoli e tra i più moderni insieme a Fort Bonifacio e Pasay City – con green perfettamente curati incastonati tra le sagome verticali dei grattacieli. Il contrasto tra il verde intenso e le altezze di vetro e cemento crea un ambiente suggestivo, il rumore del traffico è lontano e si dissolve nel fruscio dell’erba.
Pochi chilometri più a sud, tra i vulcani e le colline di Tagaytay, il Sta. Elena Golf Club e il Sherwood Hills Golf Club regalano paesaggi verdi e altopiani nebbiosi che ricordano le highlands scozzesi, ma con il profumo di mango nell’aria.
A pochi minuti dal centro storico, il Club Intramuros Golf Course propone un’esperienza completamente diversa: un campo corto, ma affascinante, che racconta il periodo coloniale e si snoda tra bastioni cinquecenteschi, fossati in pietra e il fascino immutato della città vecchia. Giocare qui significa attraversare secoli di storia, uno swing dopo l’altro.
Sull’isola di Cebu, il più noto è l’Alta Vista Golf & Country Club, arroccato su una collina che domina la baia. Il campo, frequentato per lo più da residenti e da una numerosa clientela coreana (molto presente in tutte le Filippine). è tecnicamente interessante, ma è la vista a togliere il fiato: il blu dell’oceano, il verde della giungla, il bianco della club house creano una palette cromatica che riappacifica.
Più a sud, a Bohol, l’offerta golfistica è limitata ma promettente: alcuni resort, come l’Amorita Resort o il South Palms, stanno iniziando a includere strutture per il pitch & putt o piccoli driving range panoramici, pensati più per il piacere che per la performance.
Palawan, invece, resta per ora territorio vergine per gli appassionati del green: qui il golf è ancora un miraggio, ma c’è chi sussurra di progetti in arrivo nei pressi di San Vicente e lungo la costa settentrionale, dove la natura potrebbe facilmente prestarsi.
Il consiglio? Informarsi prima, contattare i circoli, chiedere con discrezione. A volte basta una telefonata, una presentazione garbata, e si aprono porte inaspettate. In altri casi, è il campo stesso a farsi cercare, tra palme ondeggianti e sentieri non segnati.
Un invito alla lentezza (e alla sorpresa)
Il golf, come il viaggio, è fatto di traiettorie impreviste. Non sempre le rotte più battute sono le più emozionanti, e non tutti i paradisi sono immediatamente riconoscibili.
Le Filippine non promettono il lusso scintillante di Dubai né la perfezione patinata dei campi thailandesi. Ma sanno regalare qualcos’altro: una forma di bellezza spontanea, autentica, capace di restare addosso più a lungo di una cartolina.
Qui si cammina tra foglie bagnate di rugiada tropicale e si aspetta che il sole dissolva la foschia del mattino. Si conversa con caddie sorridenti che parlano poco inglese ma leggono i green meglio di uno strumento laser. Si accettano imprevisti: una pioggia improvvisa, un ritardo, un sentiero da risalire a piedi. Ma è proprio lì, in quell’attimo di disordine, che spesso si nasconde la meraviglia.
Giocare a golf nelle Filippine è un invito a rallentare, a perdere il controllo del tempo e a guadagnare quello dello sguardo. Non conta l’attrezzatura con cui si arriva, né il punteggio che si porta a casa: conta la disponibilità a lasciarsi trasformare dal contesto.
Ogni swing diventa un gesto quasi meditativo, modellato dai profumi dell’aria umida, dalla luce che filtra tra le fronde, dal silenzio profondo interrotto solo da un richiamo lontano nella giungla.
È un golf che assomiglia più a un cammino che a una competizione, dove ogni buca è una tappa e ogni sosta un’occasione per ascoltare – il paesaggio, se stessi, la voce del tropico.
Il periodo migliore per partire va da dicembre a maggio, durante la stagione secca: le giornate sono luminose, le temperature miti, le piogge sporadiche. I mesi tra gennaio e marzo rappresentano la scelta ideale per evitare sia l’afa estiva sia l’umidità della stagione monsonica. In questi mesi, i fairway sono verdi ma asciutti, i venti leggeri e le strutture ricettive più pronte ad accogliere viaggiatori internazionali.
Ogni spostamento nelle Filippine è parte dell’avventura: tra traversate in barca, voli domestici e strade interne che si snodano lentamente, muoversi tra un’isola e l’altra può richiedere anche una giornata intera, per cui è consigliabile un minimo di pianificazione.
LA GUIDA
Manila Golf & Country Club
Harvard Rd., Forbes Park, Makati City, Metro Manila 1220
+63 2 8170266 / +63 2 8152641/42
www.manilagolfclub.com
Alta Vista Golf & Country Club
Pardo Hills, Pardo,
Cebu City 6000
+63 32 2635538 +63 32 2635533
www.altavistagolfcebu.com
Club Intramuros Golf Course
Intramuros, Manila,
Metro Manila
www.clubintramurosgolfcourse.com
Eagle Ridge Golf & Country Club
Barangay Javalera,
Gen. Trias, Cavite
+63 (2) 0917529 – 1809
eagle-ridge.com.ph
Wack Wack Golf and Country
Wack Wack Road Shaw Boulevard, Mandaluyong City Manila, Metro Manila
+63 (2) 8723 0665
www.wackwack.com
Filippine: maree, vulcani, isole e fairway