Il termine putting green compare 405 volte nella Guida Ufficiale alle Regole del Golf, un riferimento per consentire al giocatore il necessario supporto là dove molto spesso i colpi sono determinanti per il risultato finale


Siamo ormai entrati nella parte finale del nostro anno golfistico. I campi da golf hanno accolto moltissimi atleti, professionisti e dilettanti, che spesso hanno messo a dura prova i nostri campi; i putting green sono certamente la parte più qualificante per i nostri percorsi, ma anche la più delicata da curare giorno per giorno, e chi fa il nostro mestiere conosce bene le sue difficoltà.

In questa rubrica vogliamo tornare a parlare del “putting green” dal punto di vista delle Regole del Golf: una definizione e una regola dedicata, la 13, che comprende anche l’asta della bandiera, con i relativi chiarimenti. Il termine “putting green” compare 405 volte nella Guida Ufficiale alle Regole del Golf ed è quindi un vero e proprio riferimento per consentire al giocatore di ricevere il necessario supporto nella parte più delicata del campo, dove molto spesso i colpi giocati sono determinati per il risultato finale. Il green, oltre a essere la zona che spesso determina la “qualità” del campo (quante volte sentiamo elogiare un campo per i suoi green veloci e quante, al contrario, criticarne uno per i green “brutti”), è, assieme all’area di partenza, una delle zone del campo in cui si deve giocare. Un giocatore può terminare un giro col 100% dei fairway in regulation (quindi senza mai giocare dal rough), o viceversa non centrare un singolo fairway. 

Può non entrare in un singolo bunker come “visitarli” tutti, ma non è possibile non giocare dall’area di partenza o fare un colpo al green. Inoltre, a qualsiasi livello, i colpi giocati verso il putting green e sul putting green determinano il risultato della gara (basti pensare quanto tempo i professionisti dedicano a questo tipo di colpi durante l’allenamento).

Come ricordiamo spesso, le regole sono state modificate nel tempo per rendere il gioco più “giusto”, soprattutto sul green, dove la palla deve rotolare nel modo più regolare possibile ed è per questo che vogliamo analizzare con voi la regola 13.1c. poiché ne è un esempio importante.

Il “danno sul putting green” significa qualsiasi danno causato da qualsiasi persona (incluso il giocatore) o da un’influenza esterna; tale danno si può riparare con la mano, un piede, qualsiasi altra parte del corpo o con un attrezzo disponibile al giocatore quale un alza-pitch, un tee oppure un bastone, con la possibilità di migliorare la superficie del putting green e precisamente: 

  • i segni dell’impatto della palla (i pitch-mark) e i danni di scarpe (come per esempio i segni dei chiodi);
  • i tamponi delle vecchie buche, le zolle d’erba, le giunture di zolle;
  • tracce di animale o i danni causati dagli da zoccoli di animale, e
  • oggetti infossati (come per esempio una pietra, una ghianda o un tee) e le depressioni che gli stessi oggetti creano.

Ci sono alcune eccezioni con danni che non possono essere riparati, come per esempio:

  • i danni dovuti alle pratiche normali per il mantenimento della condizione generale del putting green, come per esempio i buchi di aerazione e scanalature da taglio verticale (verticut);
  • i danni provocati da irrigazione o pioggia o altre forze naturali,
  • aree con imperfezioni naturali della superficie (come per esempio erba infestante o aree spoglie, malate o di crescita irregolare), o
  • danni provocati dall’usura naturale della buca.

Il bordo di un putting green è definito dal punto in cui si può vedere che inizia l’area appositamente preparata, tramite un taglio di erba diverso oppure il Comitato può utilizzare linee e punti (vi ricordate lo US Open in cui il comitato, per definire i green, dovette segnarli con delle linee colorate per riconoscerli dai fairway?).

Nel caso di doppio green – come la 9 e la 18 del Golf Monticello – se il comitato lo desidera, ma non è obbligatorio farlo, può decidere di “dividerlo” in due parti, quindi in due green differenti; in tal caso, la parte di green doppio di pertinenza dell’altra buca è considerata un green sbagliato.

È inoltre possibile predisporre una regola locale per includere nel green – ma al solo scopo di questa regola – la zona di collar, per evitare di danneggiare la superficie in caso nel gioco di una buca, la pallina dovesse fermarsi su di un green sbagliato (quindi quello di una buca diversa da quella che si sta giocando), evitando al giocatore di individuare un’area dove ovviare per l’interferenza al green sbagliato, dove potenzialmente potrebbe arrecare dei danni.

L’asta della bandiera così come illustrata nell’immagine è fondamentale per indicare ai giocatori dove si trovi la buca e include la bandiera e qualunque materiale o oggetto attaccato all’asta. Le specifiche tecniche saranno indicate nelle regole dell’equipaggiamento.

La regola 13.2a, consente al giocatore di lasciare l’asta della bandiera nella buca quando gioca dal putting green e non c’è penalità in caso il giocatore dovesse imbucare con l’asta ancora nella buca.