Da oltre un quarto di secolo Tiger Woods e Phil Mickelson sono sempre stati rivali sul campo da golf.

Se non fosse esistito Tiger probabilmente Mickelson avrebbe vinto il doppio dei major. Ma è altrettanto vero che se non ci fosse stato Tiger il golf non sarebbe diventato quello che è oggi sia in termini di visibilità, di popolarità e, soprattutto, di denaro e montepremi in palio.

A proposito di questo, il mancino di San Diego l’anno scorso aveva twittato il seguente messaggio:

“Caro Tiger, grazie per tutto quello che hai fatto per questo sport fantastico. Nessuno ne ha beneficiato più di me e volevo solo che tu sapessi quanto ti apprezzo. È davvero tutto. Grazie”.

Ieri sera sul green della 18 dell’Ocean Course di Kiawah Island, Mickelson ha scritto un’altra importante pagina di storia del golf. Questa volta non c’era il suo eterno rivale Tiger in campo ma l’impatto mediatico che ne è scaturito è stato incredibile.

Quelle di Tiger e di Lefty sono due storie di vita e di sport che difficilmente potremmo ritrovare in futuro. Storie di rivalsa nei confronti della vita, di sacrifici e di rinascite.

Tiger dopo interventi chirurgici e problemi coniugali spiattellati in prima pagina, trionfa nel 2019 nel tempio sacro di Augusta conquistato il Masters e il suo 15esimo major in carriera.

Mickelson a 50 anni, 11 mesi e 7 giorni ritrova il gioco e la fisicità di quando ne aveva 25 e vince il PGA Championship, il suo sesto major. Il primo a commentare questa impresa è stato proprio il suo nemico-amico Tiger Woods. “Phil sei una vera ispirazione per tutti noi. Grazie!”

A inizio marzo Phil Mickelson era uscito dai primi 100 giocatori al mondo. Fatto che ha segnato la fine di un’era di eterne sfide dentro e fuori dal campo con il rivale storico Tiger Woods, di colpi impossibili e di una fantasia in campo che oggi sembrano scemare.

Pochi campioni della nuova generazione sanno emozionare proprio come questi due fuoriclasse.
Il golf odierno è cambiato tanto, troppo, nel quale si spalanca la bocca per un drive che vola oltre le 400 yards piuttosto che un flop shot davanti a un laghetto con asta corta. Beh, ieri quei colpi li abbiamo rivisti. Chi in televisione e chi dal vivo lungo i fairway dell’Ocean Course.

Il golf aveva temporaneamente perso due tra i leader più carismatici di sempre. Giocatori che avevano la capacità di farci saltare sul divano di casa esultando ad ogni singolo colpo.
Bene, queste emozioni le abbiamo rivissute. Non avevamo più davanti quel ragazzotto mancino robusto ma un 50enne super fisicato con le solite mani fatate e un cuore grande.