C’è qualcuno che sostiene che Scottie Scheffler non abbia un grande feeling con i classici percorsi britannici, i links. Dati alla mano però il numero uno del mondo non ha mai mancato il taglio in quattro partecipazioni all’Open Championship e si è classificato due volte tra i Top 10. Inoltre nel 2023 si è piazzato terzo al Genesis Scottish Open.

Certo, non ha ancora vinto a queste latitudini. E quando Scheffler non vince, qualcosa deve per forza essere andato storto secondo i fan e i media.

Ma siamo onesti: è solo una questione di tempo, e quel momento potrebbe arrivare già questa settimana in Scozia o la prossima in Irlanda del Nord, al Royal Portrush.

Il texano sta giocando al massimo livello della sua carriera e vanta attualmente ben nove Top 10 consecutive. E, soprattutto, non è certo uno che si tira indietro davanti alla sfida dei links.

Anzi, a quanto pare adora e accoglie con entusiasmo questi tipi di confronti. Mercoledì in sala stampa gli è stato chiesto se pensa di avere maggiori possibilità di vincere l’Open Championship o lo U.S. Open, visto che è già a metà strada per completare il Career Grand Slam.

Scheffler ha spiegato cosa rende i due tornei così diversi e perché pensa di poter vincere un giorno entrambi.

“Adoro farmi malmenare allo U.S. Open, è una stimolante battaglia tra noi e il campo – ha dichiarato -. E venendo a giocare in UK ci sono un sacco di fattori che normalmente non considero su un campo in stile U.S. Open e che invece qui diventano indispensabili”.

“Quando sono negli Stati Uniti, se sto facendo pratica sul gioco corto intorno al green, magari durante un giro di prova, probabilmente uso un paio di bastoni, il 60 gradi e il 56. Qui, invece, ne porto tipo cinque o sei, a volte fino al ferro 8”.

Scheffler ha aggiunto che, in particolare allo U.S. Open, i colpi intorno al green sono tutti molto simili: si apre la faccia del lob wedge e si gioca come se si fosse in bunker. Solo in rari casi avrà bisogno di questo tipo di colpo nelle prossime due settimane tra Scottishe e Open Championship.

“Qui se non prendo il green, vado sulla palla e valuto il lie. A volte potrei avere un lie molto pulito, altre uno più corposo, e in quel caso dovrò fare un colpo più tradizionale con la faccia aperta del 60, come un colpo dal bunker.

Di nuovo, se ho un lie pulito potrei usare un ferro 8 per far rotolare la palla sopra per la pendenza, o magari un 50 gradi, a seconda di quanto questa è ripida. Qui ci sono semplicemente più opzioni, ed è un tipo di test un po’ diverso da quelli che affrontiamo normalmente allo U.S. Open”.

Saper interpretare i links e le loro difficoltà è il primo passo per dominarli. Poi c’è Madre Natura, capace di metterti alla prova con condizioni meteo al limite dell’umano. Ma a Scottie questo tipo di sfide piacciono, e parecchio.

E il tempo per sollevare a queste latitudini il suo primo trofeo in carriera sembra ormai davvero dietro l’angolo.

Fonte Golf Digest