Un ruggito, pieno e liberatorio, ha attraversato MediaCity a Salford, nel Regno Unito, come un colpo perfettamente centrato. È stato il “ruggito di Rory”, quello che accompagna solo i momenti destinati a restare. Rory McIlroy è il BBC Sports Personality of the Year, primo golfista a riuscirci dopo 36 anni, e il sigillo finale su una stagione che il nordirlandese stesso ha definito senza esitazioni: “l’anno dei sogni”.

A trentasei anni, McIlroy ha vissuto il 2025 come si vivono le grandi epopee sportive: con attese, cadute, risalite e infine la consacrazione.

Il momento spartiacque è arrivato ad aprile, al Masters. Dopo 11 anni di attese e 15 tentativi andati a vuoto, Rory ha finalmente indossato la Giacca Verde completando il Career Grand Slam ed entrando in un club esclusivo popolato da nomi che fanno tremare le ginocchia: Tiger Woods, Jack Nicklaus, Gary Player, Ben Hogan e Gene Sarazen.

“Quando desideri qualcosa così tanto, l’ostacolo diventi tu stesso”, ha confessato con la consueta sincerità

E in quelle parole c’è tutta la parabola di un campione che ha dovuto prima vincere le proprie paure, prima ancora degli avversari. Le delusioni accumulate negli anni ad Augusta, i finali amari, le occasioni sfumate: tutto è servito a rendere quel trionfo ancora più dolce.

Ma il 2025 di McIlroy non si è fermato lì. A settembre, a Bethpage Black, ha indossato i panni del leader trascinando l’Europa a una Ryder Cup memorabile, conquistata in un clima infuocato e sotto la pressione costante del pubblico americano. Un successo di squadra, certo, ma con la firma di un uomo che ha saputo incarnare spirito, orgoglio e talento del Vecchio Continente.

Non a caso, la squadra europea della Ryder Cup è stata nominata Team of the Year, un ulteriore riconoscimento a un movimento che continua a produrre campioni e storie.

A completare il mosaico, l’Ordine al Merito Europeo: la regolarità, la classe e la continuità di rendimento di McIlroy sono state premiate anche dai numeri, oltre che dalle emozioni.

La serata di Salford, però, è stata tutta sua. Terzo golfista nella storia a vincere il prestigioso premio dopo Dai Rees nel 1957 e Nick Faldo nel 1989, Rory aveva già assaggiato il podio nel 2014 e nel 2023. Questa volta, però, non c’era spazio per i rimpianti. “Se non avessi vinto quest’anno, probabilmente non l’avrei mai vinto”, aveva ammesso di recente. E invece, niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo.

Sul palco, accanto ai ringraziamenti, sono arrivate anche le parole più intime. Il pensiero è andato alla famiglia, alle radici, ai sacrifici: “Mia madre e mio padre hanno dato tutto per me. Mia moglie Erica e mia figlia Poppy sono ciò che mi tiene unito. Sono la mia roccia”.
Un campione globale che non dimentica da dove viene.

Alle sue spalle, in classifica, la rugbista Ellie Kildunne e il campione del mondo di Formula Uno Lando Norris hanno completato il podio.