In molti sport professionistici sempre più adolescenti stanno ottenendo grandi successi a livello mondiale. Nel tennis, Jannick Sinner nel novembre 2020, a 19 anni e 3 mesi, ha conquistato il suo primo titolo ATP in Bulgaria, diventando il più giovane italiano a vincere un titolo nell’era Open.Carlos Alcaraz ha vinto il suo primo Slam sempre a 19 anni, seguendo le orme del connazionale Rafael Nadal, che conquistò il suo primo Roland Garros alla stessa età.

Max Verstappen aveva solo 18 anni quando vinse il suo primo Gran Premio di Formula 1, Lamine Yamal del Barcellona è diventato un autentico foriclasse a livello mondiale a 16 anni. Le vincitrici Slam adolescenti sono piuttosto comuni nel tennis femminile (di recente Coco Gauff, Iga Świątek ed Emma Raducanu), e nell’ultimo decennio abbondante abbiamo visto una sfilza di vincitrici di major adolescenti nel golf femminile, da Lydia Ko a Brooke Henderson, da Morgan Pressel a Lexi Thompson. Jeeno Thitikul, la numero 1 del mondo, ha 22 anni, ma raggiunse per la prima volta la vetta del ranking a 19.

Ma che dire del golf maschile?

Per trovare un campione major che abbia vinto da teenager bisogna tornare indietro di oltre 100 anni, al 1911, quando Johnny McDermott vinse lo U.S. Open. È uno dei soli due casi di sempre; l’altro è Young Tom Morris, che conquistò il suo primo Open a 17 anni nel 1868. La sua vittoria, così come quella di McDermott, non è minimamente paragonabile alle imprese moderne. Morris gareggiava contro appena 11 giocatori e, sebbene McDermott affrontasse un field più numeroso, non sfidava i migliori giocatori britannici dell’epoca.

Il punto è che nel golf maschile c’è qualcosa che richiede un po’ più di maturazione per raggiungere il massimo livello. Guardando ai migliori giocatori dell’ultimo secolo, troviamo quelli che si sono avvicinati di più, pur restando uno o due anni indietro rispetto alla soglia: Tiger Woods aveva 21 anni al Masters del ’97, Jack Nicklaus 22 allo U.S. Open del ’62, Rory McIlroy 22 allo U.S. Open del 2011, Seve Ballesteros 22 all’Open del ’79, e Jordan Spieth, che vinse due major a 21 anni nel 2015. Anche abbassando un po’ l’asticella e considerando una vittoria sul PGA Tour, Spieth resta il più giovane degli ultimi 95 anni: vinse a 19 anni il John Deere Classic del 2013 (anche se Nick Dunlap ci è andato vicino, arrivando con 29 giorni di ritardo, vincendo l’American Express 2024).

Perché i teenager non riescono a sfondare nel golf maschile?

Il golf richiede forse una maturità o un’esperienza speciale che altri sport non richiedono? A quanto pare no, almeno non nel golf femminile.

Eppure nel 2025 l’idea di un adolescente che vince nel golf professionistico maschile sembra quasi assurda. Se Tiger non ce l’ha fatta, perché qualcun altro dovrebbe riuscirci?

Non abbiamo nemmeno avuto un vincitore all’esordio al Masters (di qualsiasi età) dai tempi del compianto Fuzzy Zoeller nel ’79, e se uno degli attuali migliori teenager riuscisse a vincere, sarebbe qualcosa di sconvolgente.

Una parte della spiegazione è insita nella cultura di questo sport. Il percorso per arrivare a giocare i major è molto meno diretto rispetto ad altri sport e, nel golf maschile, soprattutto negli Stati Uniti, i giocatori tendono a frequentare il college per almeno qualche anno prima di diventare professionisti.

Questo significa che i posti realmente disponibili per i teenager sono limitati alle pochissime esenzioni concesse ai vincitori di tornei dilettantistici. Non si vedono molti uomini americani seguire la strada di Lexi Thompson e passare professionista a 15 anni, cosa invece più comune in sport come il tennis.

L’eccezione di Jordan Spieth

Spieth è stato un’eccezione: lasciò il college durante il secondo anno, ed è anche per questo che è l’unico vincitore teenager sul PGA Tour dal 1931. Un esempio più tipico è Scottie Scheffler, il secondo miglior giocatore che abbiamo visto in questo secolo. Rimase al college per tutti e quattro gli anni, poi dovette passare dalla Q School per arrivare al Korn Ferry Tour; gli bastò un solo anno lì per approdare al PGA Tour, ma aveva già 22 anni quando fece il suo esordio in un major. E, per gli standard del golf professionnistico maschile, è salito di livello davvero in fretta.

Queste barriere strutturali fanno sì che, anche se esistono molti teenager con un bagaglio tecnico simile a quello dei migliori professionisti, la realtà è che non affrontano lo stesso tipo di concorrenza né accumulano la stessa esperienza dei giocatori più anziani, e spesso non competono nemmeno nelle stesse condizioni.

Se sei abbastanza bravo nel calcio, nel tennis o alla guida di una monoposto, puoi arrivare relativamente in fretta ai vertici e sfidare i migliori trentenni in contesti che conosci bene. Nel golf, invece, ci sono ostacoli che possono richiedere anni per essere superati, così che, anche vincendo lo U.S. Amateur e ottenendo l’accesso a qualche major, non c’è modo di essere davvero preparati a ciò che ti aspetta. È facile guardare agli ultimi 115 anni, con tutti questi fattori limitanti, e dire che probabilmente non succederà.

Tuttavia i progressi nella tecnologia e nell’allenamento offrono ai giovani vantaggi che i loro predecessori non avevano, e non riesco a smettere di pensare che, nonostante la lunga astinenza, ci siano stati alcuni giocatori andati davvero vicini all’impresa.

È quasi certo che nei prossimi 50 anni ci saranno altri tentativi, e scommetterei che in questo arco di tempo vedremo un vincitore teenager. Ma servirà qualcuno di speciale – ancora più speciale di quelli che vediamo in altri sport – e se mai accadrà, staremo assistendo alla nascita di una nuova leggenda.

Fonte Golf Digest