Gli americani lo hanno definito il campione di golf che più amano odiare. Nei suoi nove anni di professionismo, Patrick Reed non ha però fatto molto per togliersi di dosso questa scomoda etichetta. E non è bastata neanche la vittoria nel Masters 2018 per renderlo un po’ più simpatico agli occhi dei milioni di tifosi a stelle e strisce.

Con quello conquistato nel Mexico Championship (suo secondo WGC dopo il Cadillac del 2014), i suoi successi sul Tour salgono oggi a quota otto. A parte il 2017, Reed si è portato a casa almeno una vittoria all’anno a partire dal 2013, quando si impose nel Whyndam Championship. In quell’occasione superò al playoff Jordan Spieth, l’allora enfant prodige – texano come lui – che oggi sta passando un periodo ormai lungo di profonda crisi.

Un problema fra i due è legato alla Ryder Cup 2018, durante la quale accusò Spieth di non voler più giocare con lui nonostante avessero vinto il loro incontro in coppia. E l’accusa si rivolse anche contro il capitano Jim Furyk, reo di aver avallato la presunta richiesta di Jordan. La storia fece un gran rumore e di certo non contribuì a migliorare l’indice di gradimento di Reed.

Nato a San Antonio il 5 agosto 1990, Captain America (questo il suo soprannome) ha una storia a dir poco complicata e difficile alle spalle. Negli anni di università in Georgia, per lui un arresto per ubriachezza e possesso di un falso documento di identità. Ha poi rinnegato in toto la sua famiglia e si è fatto adottare da quella della moglie. Dopo il matrimonio con Justine Karain, da cui ha avuto due figli, il rapporto con padre (Bill), madre (Jeannette) e sorella (Hannah) si è spezzato senza possibilità di recupero.

Al punto che, visto che i suoi parenti continuavano a seguirlo in gara, chiese durante lo U.S. Open 2014 di cacciarli dal campo. Fatto ripetuto, senza successo, anche in successive occasioni. Per gli uomini del servizio d’ordine, nonostante le proteste di Patrick, non c’era nessun motivo per allontanare i componenti della sua “ex” famiglia.

La moglie è stata per un certo periodo la sua caddie. Dopo la nascita della prima figlia, Justine lasciò però il posto al fratello, Kessler Karain, che lo accompagna tuttora.

La sua fama di antipatico iniziò dopo la vittoria nel già citato WGC Cadillac, quando si paragonò a Tiger Woods, definendosi inoltre “uno dei migliori cinque giocatori del mondo”. In quel momento si trovava solo al 20° posto e il pubblico americano non apprezzò per niente la sua “sparata”. A proposito del World Ranking, la sua miglior classifica (settimo) è dell’ottobre 2016, poco dopo aver vinto The Barclays, prova delle finali FedEx Cup.

A rinfocolare le critiche nei suoi confronti, un episodio molto contestato nel Hero World Challenge 2019. Era in testa, ma mosse due volte la sabbia dietro la palla in una waste area, facendolo sembrare un movimento per migliorare il lie. Reed, nonostante l’evidenza dei fatti, dichiarò di non essersi accorto di nulla. Due colpi di penalità, vittoria sfumata e pollice verso anche da parte di molti giocatori.

Ulteriore brutto episodio quello che riguarda un’imprecazione omofobica, colta dai microfoni aperti dei media che lo seguivano in campo. E in una spiacevole situazione con uno spettatore, anche il cognato-caddie non strappò applausi e consensi.

Al di là di queste spiacevoli parentesi, la classe di Reed non è certo in discussione. E in Messico ha dimostrato, ancora una volta, di essere un maestro nel gioco corto e sui green. Con una grande capacità di restare calmo anche nei momenti più caldi. Nell’ultimo giro, quando è stato il momento di tirare la volata finale, Patrick ha tenuto la barra del timone ben dritta. Uno dopo l’altro ThomasMcIlroy, van Rooyen, Rahm e infine DeChambeau hanno commesso errori decisivi. E con due colpi di vantaggio sul green della buca 72, Patrick ha potuto anche permettersi il lusso di chiudere con un bogey. Il suo -18 (69 63 67 67) era lo score vincente. E dalla 14a posizione mondiale lo ha lanciato di nuovo fra i top ten. Per lui l’aggiornamento di lunedì 24 febbraio significa l’ottavo posto, a pochi centesimi dal sesto.