Dopo una prestazione alla Ryder Cup 2025 che sarebbe stata ricordata come una delle peggiori di sempre, se non fosse stato per un’improbabile rimonta nella giornata di domenica, i tifosi americani sembrano essere finalmente tutti d’accordo su un punto: l’intero ecosistema della Ryder Cup statunitense, dalla preparazione del campo alla gestione del team, ha bisogno di una ricostruzione totale, dalle fondamenta.

Tra le varie opinioni circolate dopo il disastro di Bethpage, una in particolare ha preso piede: Phil Mickelson, che un tempo sembrava destinato a diventare capitano prima di passare alla LIV Golf, potrebbe essere l’uomo giusto per guidare questa rivoluzione.

C’è solo un problema. Phil Mickelson ha un’idea molto, molto più folle. E non prevede nemmeno lui come capitano.Siediti. Respira. Prenditi un attimo per digerirla. Pronto? Partiamo dal principio.

Il campione di San Diego ha infatti proposto Lou Holtz, una leggenda del football universitario. È l’unico allenatore moderno ad aver portato Notre Dame a un titolo nazionale. Sì, ma era il 1988. Quando si giocherà la prossima Ryder Cup, Holtz avrà 90 anni. Non allena dal 2004 e negli ultimi anni ha attirato polemiche con dichiarazioni alquanto discutibili. Insomma, non è certo un candidato realistico per il ruolo di capitano e viene da chiedersi in che anno viva Mickelson.

Tuttavia, se consideriamo Holtz (o l’altro nome fatto da Mickelson, l’ex coach di Duke Mike Krzyzewski, alias “Coach K”) come semplici esempi, il discorso inizia a fare un po’ più senso.

Se quindi gli USA cercassero un leader fuori dall’ecosistema del golf? Qualcuno con esperienza di successo negli sport di squadra, capace di gestire grandi ego e di trasformare talenti individuali in un collettivo vincente?

Coach K, in questo senso, è un esempio affascinante. Tra il 2008 e il 2013, ha guidato il team USA di basket alla conquista di due ori olimpici e un oro mondiale FIBA, riuscendo a far coesistere leggende del calibro di Kobe Bryant, LeBron James, Kevin Durant e James Harden.

Certo, sarebbe una scommessa. E probabilmente servirebbe un forte supporto da parte dei vice-capitani per gestire i dettagli tecnici del match play. Ma davanti a problemi grandi servono idee altrettanto grandi. E questa è davvero colossale.
Che sia un’idea buona o anche solo realizzabile è tutto un altro discorso. Ma, alla fine dei conti… cosa c’è ancora da perdere?
Un’altra Ryder Cup?