Il golf italiano piange Carlo Grappasonni, una vera e propria istituzione del nostro sport.

In tantissimi hanno espresso una parola, un ricordo per il Profeta, così era conosciuto al Golf Club Milano, circolo nel quale arrivò nel lontano 1962.

Carlo Grappasonni era amato da tutti

Alla sua scuola si sono formati alcuni dei migliori professionisti Italiani oltre che un gran numero di dilettanti che hanno indossato la maglia azzurra e raccolto importanti titoli in Italia e nel mondo.

Per tanti anni ha ricoperto il ruolo di allenatore delle Squadre Nazionali portando alla vittoria nel la Nazionale Femminile Juniores e la Maschile Juniores nel 1972. Indimenticabile la vittoria ai Campionati Europei Assoluti a Monticello nel 1999.

La sua carriera costellata di successi ha fatto sì che venisse insignito del Seminatore d’Oro ed entrò nella Hall of Fame della PGA Italiana.

Per raccontare meglio la sua incredibile vita ci siamo affidati alle parole di Silvio Grappasonni, il cugino di Carlo

“Chi ha giocato a golf a partite dagli anni ‘70 in poi ha per forza di cose incrociato lunga la sua carriera Carlo Grappasonni, una delle persone più carismatiche che abbia mai avuto la fortuna di avere accanto.

Difficile spiegare a parole la sua personalità. Carlo lo sentivi vicino, ti stava con il fiato sul collo anche se non era presente accanto a te. La sua passione per il golf era talmente forte e coinvolgente che entrava da subito nei cuori di chiunque lo incontrasse ed è stato così per tutti i ragazzi della Nazionale Italiana.

Carlo era un vero condottiero, trasmetteva una carica e un’energia che ti faceva scendere in campo con l’adrenalina a mille. Questa sua incredibile qualità, sommata a una profonda conoscenza tecnica e sensibilità, ha fatto sì che l’Italia vincesse numerosi tornei a livello internazionale.
Non lasciava nulla al caso. Era un allenatore moderno, aveva occhio, intuito e non dimentichiamo che fu il primo a parlare di strategia in campo.

Dietro i suoi modi burberi e qualche alzata di mano (sempre meritatissima, aggiungo) si nascondeva un uomo meraviglioso, che ha fatto del golf la sua unica ragione di vita

Sono tantissimi gli aneddoti attorno alla figura del Profeta.
Posso raccontare con orgoglio che, in tempi non sospetti, fu il primo ad affermare che Francesco Molinari avrebbe vinto un major. Ricordo ancora che appena Rory McIlroy sbarcò sul Tour mi disse che questo ragazzo era una spanna sopra a tutti, che sarebbe diventato tecnicamente il più forte ma il suo grande limite sarebbe stato la sua poca capacità in campo di concretizzare.

Era amato da tutti, Seve Ballesteros lo chiamava sempre quando veniva in Italia per farsi dare un’occhiata prima di un torneo.

Carlo era conosciuto e famoso per i suoi insegnamenti dalla “mano facile”.
Non racconto la quantità di volte che ha morsicato la mano di un allievo o un’allieva perché metteva il grip male… O le sberle che tirava se ti azzardavi ad arrivare in campo pratica con un minuto di ritardo.

Ma credo che l’eredità più importante che ci ha lasciato sia la sua passione sfrenata per il nostro sport.

Lui viveva di golf non poteva farne a meno. Carlo non ti lasciava mai solo, era sempre accanto a te per spronarti, per incoraggiarti e per darti una bella ‘pizza’ sul coppino”.

Per chi volesse dare l’ultimo saluto al Profeta del golf italiano, i funerali avranno luogo martedì 22 febbraio alle ore 15.30 alla Chiesa di San Giorgio, davanti al Golf Club Milano.