Prima di diventare il miglior golfista del pianeta.

Prima di vincere tre major e rappresentare il suo paese in due Ryder Cup e altrettante Presidents.

Prima che il suo conto in banca valesse più del Prodotto Nazionale Lordo di diversi stati.

Prima che Scottie Scheffler… diventasse Scottie Scheffler.

Facciamo un salto indietro di nove anni: giugno 2016, 116° U.S. Open. La sede? L’Oakmont Country Club, esattamente quella di quest’anno.

Un promettente 19enne di Dallas dal nome Scottie Scheffler è tra gli amateur al via del terzo major della stagione.

Non si tratta di un emerito sconosciuto, almeno per i veri appassionati di golf. Nel 2013 aveva vinto lo U.S. Junior Amateur e raggiunto i quarti di finale dell’U.S. Amateur lo stesso anno.

Nel 2016 aveva contribuito in maniera decisiva a portare la sua squadra, l’Università del Texas, alla finale NCAA, in cui si impose nel match di singolo con il vincitore della classifica individuale, Aaron Wise, per 4&3, senza però evitare la sconfitta dei suoi “Longhorns” per 3-2.

Pochi giorni dopo quella bruciante sconfitta, durante le qualifiche per lo U.S. Open su 36 buche, Scheffler riuscì a salvarsi da un bunker a bordo green all’ultima buca al Wedgewood Golf & Country Club di Columbus, in Ohio, guadagnandosi un posto per un playoff a sei con in palio cinque posti per Oakmont.

Playoff che la mattina seguente superò brillantemente, conquistandosi così il diritto di giocare il suo primo major in carriera.

Il debutto con Dustin Johnson e Brooks Koepka

Eccolo quindi a condividere i fairway nientemeno che con le superstar di quel momento, Dustin Johnson e Brooks Koepka, che avrebbero vinto i successivi tre U.S. Open. DJ proprio quell’anno, Koepka nei due successivi, il primo giocatore a riuscirci dai tempi di Curtis Strange (1988-89).

Poi, come fosse un segnale di ciò che il mondo avrebbe visto e goduto negli anni a venire, Scheffler, insieme alla sorella maggiore Callie come caddie, riuscì a chiudere il primo giro dello U.S. Open in 69 (-1), prima che il maltempo obbligasse a sospendere il gioco.

Fu allora subito intervistato dalla Fox, e disse di aver fatto del suo meglio per finire prima del diluvio, così da potersi rilassare, cenare con la famiglia e guardare Gara 6 delle finali NBA tra Golden State e Cleveland. Scheffler aveva giocato a basket al liceo ed è ancora oggi un grande appassionato di basket, tifosissimo dei Dallas Mavericks.

Rievocando proprio quel 2016, a Scheffler è stato chiesto nei giorni scorsi cosa ricordasse di quell’esperienza, che proseguì con un secondo giro deludente in 78 che non gli permise di superare il taglio per un solo colpo.

“Fu il mio primo major e la mia terza presenza sul PGA Tour – ha dichiarato il numero uno attuale in sala stampa -. Feci un giro di prova proprio con Dustin Johnson e Brooks Koepka, e imparai davvero molto da loro. Mi fece venire ancora più voglia di fare di tutto per arrivare al loro livello, fu una settimana davvero divertente. Ovviamente andò molto bene il primo giro ma non giocai nello stesso modo nel secondo. Fu un boccone amaro da ingoiare uscire a metà torneo”.

La rivincita a Erin Hills

Il suo percorso di crescita continuò l’anno seguente a Erin Hills dove, dopo aver superato di nuovo le qualifiche finali a Columbus, vinse questa volta il premio come miglior amateur dello U.S. Open, arricchendo così il suo curriculum e ottenendo la convocazione per il Team USA alla Walker Cup, che vinse 19-7 al Los Angeles Country Club.

“Era qualcosa che avevo segnato sul calendario, qualcosa che volevo rifare e affrontare meglio, perché ero rimasto abbastanza deluso da come era finita a Oakmont l’anno prima – ha detto Scheffler a proposito dell’U.S. Open del 2017 -. Fu bello quindi tornare a giocare il major e poter vivere una settimana decisamente migliore dell’anno precedente”.

Scottie undici anni dopo

Oggi, a distanza di nove anni dal suo debutto in uno Slam, molte cose sono cambiate. Con 16 vittorie sul PGA Tour arriva da favorito numero uno per conquistare il suo secondo major del 2025 e il suo quarto in carriera. È anche diventato padre 13 mesi fa di Bennett, e lo U.S. Open si concluderà proprio nella giornata della Festa del Papà, domenica 15 giugno.

Anche Oakmont è cambiato, grazie a una recente ristrutturazione ad opera di Gil Hanse che ha riportato lo storico campo statunitense, alla decima volta come sede dello U.S. Open, record assoluto, più vicino all’idea originale del suo fondatore Henry C. Fownes. Non è quindi lo stesso percorso che Scheffler vide nel 2016, anzi, a detta di tutti sarà ancora più impegnativo di allora.

“Probabilmente questo è il campo più difficile che affronteremo, forse di sempre – ha detto il numero uno -. Ma per me è semplicemente un’altra sfida da superare”.

Una sfida che Scheffler spera questa volta di superare alla grande.