Il caddie filosofo: Andrea Romano e la leggerezza dell’inizio

Nel mondo del golf, dove spesso le prime pagine sono riservate alle star dei circuiti principali la notizia della vittoria di Andrea Romano sull’Alps de La Gomera, agli inizi di luglio potrebbe passare in sordina. Eppure, è proprio da queste storie minori – in apparenza – che si sprigionano le riflessioni più autentiche sul significato del golf.
Romano, 23 anni, ha chiuso con un punteggio totale di -19, conquistando la sua seconda vittoria stagionale sull’Alps Tour dimostrando una maturità e una serenità fuori dal comune. Non c’era clamore, non c’erano riflettori, non c’erano aspettative universali. C’era solo un giovane che colpisce la palla, buca dopo buca, in un campo affacciato sull’oceano.
In un’intervista post-gara, Romano ha dichiarato: “Mi sono concentrato solo su quello che dovevo fare, senza troppe aspettative”.
Una frase semplice, ma che richiama una delle lezioni più profonde della filosofia dell’azione: la libertà dell’agire si trova quando il gesto non è schiavo del risultato. Quando, come dice la filosofa
Simone Weil, “un gesto gratuito, un atto d’amore verso la realtà così com’è, senza volerla possedere”. Romano sembra incarnare proprio questo: una forma di attenzione non strategica, che non vuole dominare il gioco, ma semplicemente assecondarlo. Arrivando così alla vittoria.
C’è qualcosa di estremamente interessante nell’idea che la mancanza di pressione possa diventare un vantaggio competitivo.
Nel Tao tê ching. Il Libro della Via e della Virtù, Laozi (trascritto anche Lao Tzu o Lao Tse, un mistico, filosofo e scrittore cinese del VI secolo a.C. fondatore del taoismo) scrive: “Chi vuol governare, non governi. Chi non ha desideri, conquista tutto.” Questa frase suggerisce che il desiderio di successo può portare a comportamenti distruttivi. Suggerisce anche che un individuo libero da attaccamenti personali potrebbe essere più obiettivo, più capace di vedere il quadro generale, più efficace nel raggiungere risultati duraturi e positivi.
Questa frase ben si presta al golf, sport poco adatto all’ansia di prestazione. Uno sport in cui l’eccesso di volontà può bloccare, irrigidire, far deragliare lo swing. Nel golf, questo significa trovare l’equilibrio tra disciplina e abbandono. Praticare ore, allenare corpo e mente ma poi, nel momento del colpo, dimenticare tutto e fidarsi. È il paradosso del golfista: la tecnica conta, ma va lasciata andare al momento giusto. Se cerchi il perfetto swing, non lo troverai. Ma se giochi con consapevolezza e fiducia, a volte arriva da solo.
Chi non ha nulla da perdere gioca spesso meglio. È più leggero, più presente, più aperto al momento.
Come scriveva il filosofo e neurologo austriaco Viktor Frankl: “Il successo, come la felicità, non può essere perseguito; arriva come effetto collaterale dell’impegno personale verso qualcosa di più grande di sé.” Nel golf non è la vittoria il vero obiettivo, essa arriva come conseguenza. Tiger Woods una volta ha detto: “La cosa più bella del domani è che sarò migliore di oggi… Sarò un golfista migliore, una persona migliore. Questa è la bellezza del domani.” Da questa ricerca di essere migliori sono arrivate le oltre 100 vittorie in carriera tra cui 15 Major, non viceversa.
Chi ha meno aspettative, spesso ha più risultati. I giovani, i dilettanti, chi ha appena iniziato a giocare, non porta ancora il peso del perfezionismo.
E questo, a volte, diventa un vantaggio competitivo. Il filosofo statunitense Alan Watts lo spiegava così: “Quando smetti di cercare di controllare il futuro, sei libero di vivere il presente.”
Per questo le vittorie giovanili hanno un sapore speciale, non solo per chi le vive ma anche per chi le osserva. Perché ci ricordano un tempo in cui tutto è ancora possibile, in cui non si è ancora vincolati dalla narrativa personale, dal ranking, dalla paura del fallimento.
Hannah Arendt, ne La vita della mente, diceva che: “Ogni nascita è un miracolo. Ogni inizio è un atto radicale di libertà”.
La vittoria di Romano non è (ancora) un compimento. È un inizio.
E come tutti gli inizi, ha una qualità fragile, leggera, ma potentissima: quella di essere aperto, libero, privo di peso. Un atto di libertà puro, che il tempo – e le prossime vittorie o sconfitte – finiranno per definire. Ma che oggi, adesso, è un numero infinito di possibilità.
Ma la verità è che ogni colpo nel golf è un inizio. Ogni tee shot, ogni palla che sta per essere colpita, è carica di possibilità.
Nulla è ancora accaduto. Il futuro è tutto da disegnare. Il destino, ancora da scegliere. È il momento in cui, come nei momenti decisivi di cambiamento nella vita, tutto è aperto. Nel golf, il futuro è quel volo di palla che stai per liberare. Una volta colpita, la palla è andata. Non puoi chiamarla indietro. Ma prima del colpo tutto può ancora accadere.In questo sta il fascino (e l’inquietudine) del gioco.
Il golf insegna questo, più di ogni altra cosa: il passato non decide il futuro.
Hai appena fatto un doppio bogey? Poco importa. La prossima buca è un inizio. Hai sbagliato dieci volte? Ogni nuovo colpo ti restituisce l’opportunità di scegliere ancora. E anche se hai giocato migliaia di volte, non c’è mai un colpo identico a un altro. Perché tu sei cambiato. Perché il vento è diverso e la mente non è mai la stessa. “Non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume” diceva Eraclito.
C’è qualcosa di irripetibile nel momento in cui tutto comincia. Andrea Romano, con le prime vittorie della sua carriera, probabilmente si sente sospeso tra euforia e timore, tra la leggerezza dell’aver dimostrato di poterci stare e il peso sottile del “e ora?”. È una sensazione che conosco: è come mi sentii anch’io appena laureato, quando tutto sembrava possibile, quando le strade non erano ancora scelte ma solo immaginate. Quel senso di energia, di fiducia, di futuro aperto: non dovrebbe essere riservato ai debutti. Ogni giorno potrebbe – dovrebbe – avere qualcosa di quel primo slancio. E non è nemmeno necessario che avvenga qualcosa di speciale, di grandioso per dare il via ad un nuovo percorso. Il successo di Andrea Romano ci ricorda anche questo: che oltre ai major ci sono anche le vittorie ‘minori’: “Dal più piccolo dei semi nasce il più grande degli alberi.” Si legge nel Vangelo secondo Matteo.
