Golf: tra mente e intelligenza artificiale
Questo articolo è stato scritto a quattro mani da un Maestro di Golf e da un Fisico Quantistico (e golfista). Teatro dell’articolo è il Golf Club Faenza “Le Cicogne”
Sarà capitato anche a voi, cari amici golfisti, di giocare 9 buche con un amico mettendo in palio una bevuta o qualche pallina. E forse vi siete anche trovati, alla penultima buca, a “discutere” su chi dovesse giocare per primo quel colpo quasi decisivo verso il green, con le palline perfettamente equidistanti dalla buca, in pieno centro fairway.
Dopo una vivace discussione, decide di giocare il vostro avversario, che con uno slice finisce tra gli alberi ai bordi del rough. Voi invece, dopo aver osservato il suo errore, optate per un colpo prudente: mirate a un’area sicura e fate atterrare la palla nei pressi del green, lontano da ogni ostacolo, convinti che il vostro rivale, per uscire dalla boscaglia, dovrà probabilmente impiegare almeno un colpo in più.
A quel punto, il vostro compagno di gioco — per sicurezza — vi chiede di tirare una palla provvisoria, precisando che la palla in gioco resterebbe naturalmente quella finita tra gli alberi, ma che gli piacerebbe verificare se, giocando dopo di voi, avrebbe comunque “effettuato uno slice”.
Bene, qui si conclude il racconto e ha inizio l’analisi scientifica dell’articolo
Secondo noi che scriviamo, pur riconoscendo che lo swing nel golf sia regolato da ferree leggi meccanicistiche — quasi come una formula matematica — il risultato effettivo dipende in realtà dalla mente. E poiché, a nostro avviso, la mente non è un’entità meccanicistica, ma risponde a leggi di natura quanto-probabilistica, ogni swing nel golf rappresenta un unicum irripetibile.
Non esisteranno mai, a nostro parere, due swing da golf identici. Magari la differenza sarà minima, ma per principio (o ontologicamente come si direbbe in un italiano forbito) avremo sempre una incertezza negli esiti di uno swing e del colpo.
Non è questa la sede per approfondire i legami tra le dinamiche profonde della mente e i principi della fisica quantistica, qui basta ricordare che recentissimi studi nel campo della neurobiologia hanno dimostrato come i neuroni non sembrano essere equiparabili ad un semplice e singolo sistema on-off, ma più realisticamente a un campo quantistico di possibilità esteso all’intero cervello. Quindi, come si sottolineava poco fa, certi atti mentali che caratterizzano gli esseri umani rispondono a leggi squisitamente probabilistiche, tipiche della fisica quantistica.
E in tutto questo cosa c’entra con l’IA (l’Intelligenza Artificiale) che oggi è tanto d’attualità?
Ebbene, noi riteniamo che l’IA di oggi (che alla fin fine si basa su una logica meccanicistica, una logica binaria), non potrà mai simulare in tutto e per tutto la mente umana. L’IA potrà essere sicuramente utile per risolvere tanti problemi legati alla salute, alla meteorologia, alla ingegneria, alla scienza e anche all’arte, ma non potrà mai esprimere l’imprevedibilità, i capricci e il genio della mente umana.
Quindi secondo noi, anche un automa-golfistico governato da una IA avanzatissima non potrà mai simulare in toto un golfista in carne (mente) e ossa.
Al golfista reale sarà sempre concesso di sbagliare, fare colpi stupendi e successivamente sbagliare nuovamente. È questa la meraviglia del gioco del golf: la costante ricerca di una meccanica perfetta dello swing, contrapposta all’inevitabile imperfezione dell’essere umano, governato da una mente soggetta a leggi probabilistiche — per noi, quantistiche. Leggi che, ancora oggi, non risultano del tutto comprese, poiché al loro centro vi è l’imprevedibilità e l’unicità di ogni momento.
Basti pensare a quando un golfista esegue due swing: stessa persona, stesso luogo, stesso bastone, stessa pallina, stesse condizioni, ma in due istanti diversi.
Ecco perché tutto ciò è, ovviamente, lontano anni luce dall’intelligenza artificiale.
Luca Augusti (Maestro) luca.augusti@hotmail.it
Tiziano Cantalupi (Fisico) tiziano.cantalupi@gmail.com
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