La più cocente sconfitta subita in carriera da J.J. Spaun solo una manciata di mesi fa, quando perse il The Players per mano di Rory McIlroy, ha sicuramente lasciato il segno nel golfista americano. È vero, ha perso, ma ha anche capito di poter competere per la vittoria in un grande torneo. E così, dopo 13 anni di carriera senza grandi acuti (una vittoria nel 2022 al Valero in 235 gare disputate), il 34enne di Los Angeles ha realizzato il miglior giro di sempre allo U.S. Open di Oakmont eguagliando Andrew Landry nel 2016.

Su un percorso storicamente difficile ha concluso in 66 colpi senza nessun bogey rimanendo sorpreso: “Non so perché questo sia successo a questo punto della mia carriera. Sino a quando non giochi su questo campo non sai cosa aspettarti e forse non avere pressioni mi ha aiutato” ha detto candidamente nella conferenza post giro. Certo, essere in testa il primo giro non è come partire al comando la domenica, però sicuramente è un buon inizio.

La chiave di volta per i buoni risultati  dei 10 giocatori sotto il par dopo le prime 18 buche è stata l’efficacia sui green. Spaun ne ha imbucati ben cinque da oltre due metri nelle prime nove buche, le più difficili del percorso, chiudendo in 31 colpi, il miglior punteggio di sempre a Oakmont.

Oakmont ha mantenuto la sua reputazione di campo terribile con una media di punteggio di circa 74,6, nonostante il percorso sia ancora relativamente morbido a causa della pioggia e del vento moderato che non è durato a lungo. Ma il rough è già da mal di testa.

Oakmont già da mal di testa, dietro a Spaun solo 10 sotto il par

Per capire quanto sia stato difficile il primo giro si sarebbe potuto chiedere a Rory McIlroy. Il nrodirlandese però ha lasciato il campo senza concerdersi ai microfoni. Ha dovuto giocare ben tre colpi alla 4 per riportare la pallina in fairway e imbucare un putt da nove metri per salvare il bogey. Il suo score sulle prime nove del percorso è una sentenza: 41 colpi (+6) e un giro concluso quattro sopra il par nonostante l’avvio (dalla 10) incoraggiante (-2 al giro di boa).

“Anche per uno come me, a volte è impossibile uscire dal rough, dipende del lie” ha detto Bryson DeChambeau, non certo un mingherlino, dopo il giro in 73 colpi.

Scottie Scheffler, grande favorito in quanto numero 1 al mondo e reduce da tre vittorie nei suoi ultimi quattro tornei, ha imbucato un putt per il birdie da un paio di metri alla seconda buca. Poi ha visitato i bunker di Church Pew alla terza e alla quarta buca, ha fatto bogey in entrambe e non è mai stato sotto il par per il resto della giornata.

“Ho commesso qualche errore stupido, ma allo stesso tempo ho imbucato alcuni putt importanti e fatto dei buoni salvataggi che mi hanno dato slancio nel giro – ha detto – In generale, devo solo essere un po’ più preciso.”

Thriston Lawrence, sudafricano che aveva ben figurato al Royal Troon la scorsa estate, ha realizzato sei birdie in un giro da 67 colpi ed è secondo.

Koepka ritrovato?

Brooks Koepka è stato la sorpresa della giornata. Il cinque volte campione Major non era più stato competitivo in uno Slam dal PGA Championship del 2023. Quest’anno aveva mancato il taglio sia al Masters che allo stesso PGA Championship.

Il 35enne della Florida è sembrato quello dei bei tempi, limitando gli errori e chiudendo con due birdie per un 68 che lo ha portato al terzo posto a -2 in un gruppo con la coppia sudcoreana composta da Si Woo Kim e Sungjae Im.

“È bello riuscire finalmente a mettere insieme un buon giro. Era da un po’ che non succedeva – ha detto Koepka – Finora è stato tutto piuttosto fuori fase… ma ora comincio a ritrovare il ritmo. Peccato che siamo già a metà stagione, non è l’ideale, ma stiamo imparando.”

Rahm guida il gruppetto a -1

Un colpo più indietro, con 69, c’è un gruppo che include il due volte campione Major Jon Rahm, che ha dovuto attendere 11 buche per realizzare il suo primo birdie, seguito poi da un eagle. “Ho giocato un golf incredibile per finire 1 sotto il par. Di solito con un gioco come quello di oggi si è parecchi colpi sotto il par!” ha sentenziato lo spagnolo. Con lui nel leaderboard Ben Griffin, Thomas Detry, Rasmus Neergaard-Petersen e James Nicholas.

Gli italiani

Edoardo Molinari aveva detto che avrebbe pensato a godersi il torneo. Il torinese ha fatto ricorso a tutta la propria esperienza per “stare sul pezzo”. 41 colpi con due doppi bogey prima del giro di boa (alla sette e alla nove) avrebbero potuto far diventare isterici. Invece Dodo ha risalito la china colpo dopo colpo rientrando in due sotto il par e concludendo il giro d’apertura in +4 al 66° posto. È lui il migliore degli italiani.

La partenza dalla buca 10 non ha agevolato Guido Migliozzi che, seppur non abbia commesso alcun errore sino alla 17, non ha neanche guadagnato colpi al par. È stato bravo Guido a limitare i danni sulle sue buche di rientro e il 75 lo lascia in corsa per superare il taglio.

Un solo birdie e nessuna speranza di giocare nel weekend per Andrea Pavan. Giro in 82 colpi e 149° posto per il romano che non ha trovato il giusto ritmo sul percorso della Pennsylvania. Il campo ha concesso molti birdie, tanto spettacolo, ma anche già parecchie punizioni.