Dopo quaranta tornei in ventisette Paesi e attraverso cinque continenti, la stagione 2025 del DP World Tour entra nella sua fase più intensa: i Play-Off della Race to Dubai. Due eventi, due settimane, per decidere chi solleverà l’Harry Vardon Trophy e lascerà il segno.

Il sipario si apre dal 6 al 9 novembre sul percorso di Yas Links Abu Dhabi. In campo ci sono solo i migliori 70 del ranking, e solo i primi 50 guadagneranno l’accesso al gran finale di Dubai.

In questo contesto di tensione e ambizione, l’Italia avrà due rappresentanti: Andrea Pavan e Francesco Laporta.

Andrea Pavan: la rimonta, la certezza

Roma, 36 anni, tanti chilometri sulle spalle, tante esperienze e qualche battuta d’arresto. Ma nel recente Genesis Championship in Corea del Sud, Pavan ha firmato una rimonta significativa: un giro finale in 66 (-5) che lo ha portato a un totale di 277 (-7), risalendo dal 29° al 4° posto e soprattutto entrando – con il passaggio dalla 82ª alla 65ª posizione – nel field dei Play-Offs.
È la certezza che, se vuoi giocartela fino in fondo, devi esserci; e Pavan ci sarà. Con il sorriso tinto di concentrazione, arriva ad Abu Dhabi con una missione: sfruttare l’occasione e spingere verso le prime 50 della Race to Dubai, per volare poi a Dubai e giocarsi il titolo.

Francesco Laporta: il pugliese in ascesa

Da Castellana Grotte, Bari, 35 anni, Laporta ha vissuto una stagione fatta di progressi, momenti difficili e grandi ambizioni. Il suo accesso ai Play-Offs non è stato frutto del caso: al Genesis ha chiuso 14° con 279 (-5), portandosi dalla 59ª alla 54ª piazza nella classifica.
La sua storia parla di costanza e voglia di emergere. Non sempre i riflettori sono puntati su di lui, ma quando serve risponde presente. Ora, con il visto per Abu Dhabi in tasca, Francesco ha davanti a sé un traguardo importante: entrare nelle prime 50 e raggiungere quell’ultimo atto a Dubai che rappresenta la vetta della stagione europea.

Un campo da sogno a Yas Links

Il field dell’Abu Dhabi HSBC Championship 2025 è tra i più forti mai visti in una tappa Rolex Series.
In testa al gruppo c’è Rory McIlroy, leader della Race to Dubai. Il fuoriclasse nordirlandese arriva negli Emirati con un vantaggio di 441 punti su Marco Penge, l’unico ad aver firmato tre vittorie stagionali.

Accanto a McIlroy ci sarà un cast stellare:

  • Tommy Fleetwood, idolo britannico e grande conoscitore dei percorsi mediorientali;

  • Robert MacIntyre, protagonista di una stagione costante e ormai stabilmente tra i migliori dieci al mondo;

  • Alex Noren, vincitore di due tornei nel “Back 9” e in grande forma;

  • Ludvig Åberg, astro nascente e uomo chiave delle due passate Ryder Cup

  • Shane Lowry, campione dell’Open Championship 2019 e vincitore in passato proprio ad Abu Dhabi;

  • Sepp Straka, reduce da un’annata brillante (anche se costretto al forfait dell’ultima ora per motivi personali).

In totale, nove membri della squadra europea di Ryder Cup hanno confermato la loro presenza.
Assenti illustri, però, non mancano: Jon Rahm, Viktor Hovland, Justin Rose e Matt Wallace hanno scelto di non partecipare, lasciando spazio a nuovi protagonisti pronti a sfruttare l’occasione.

Il fascino di Yas Links

Progettato da Kyle Phillips, Yas Links Abu Dhabi è un capolavoro di design: fairway che si snodano lungo la costa, green ondulati e vento costante che esalta la creatività e la precisione. È un test completo, dove strategia e coraggio si fondono con l’eleganza del colpo.

Nel 2024 fu Paul Waring a sorprendere tutti, firmando la vittoria più importante della sua carriera e diventando per la prima volta campione Rolex Series. Quest’anno, però, il britannico non potrà difendere il titolo, fermato da un infortunio alla spalla.

Cosa c’è in palio

Oltre al titolo e al prestigio, i giocatori si contendono un posto nella storia.
I primi dieci della classifica finale della Race to Dubai si divideranno un bonus pool da 6 milioni di dollari, con 2 milioni destinati al vincitore assoluto.
In più, i migliori dieci (non già esenti) otterranno la carta per il PGA Tour 2026, coronando il sogno di diventare “dual members” e competere stabilmente anche sul palcoscenico americano.

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