Ci sono giornate normali, giornate storte, e poi ci sono quelle in cui il golf decide di riscrivere le regole della probabilità e, forse, anche quelle della fisica.
È quello che è successo il 12 agosto al Golf Club Rendena, dove Enrico Cabrini, socio di Carimate, con una carriera golfistica iniziata nel lontano 1968, e fin lì senza neanche grandi colpi di scena, ha improvvisamente deciso di recuperare il tempo perduto. Non con una ma con ben due hole in one. E nel giro di mezz’ora.
La mattina era iniziata tranquilla con una partenza alle 9:50 dalla buca 1, un par 3 in salita e green non visibile. Sul tee non c’è nessuno se non Enrico e i suoi compagni di gioco. Il nostro protagonista colpisce, i giocatori annuiscono: “Bel colpo.” Niente di più. Si cammina, si scherza, si osserva un green che non mostra palline.
La battuta è inevitabile: “Vuoi vedere che…?” Si ride, perché in fondo è assurdo. Ma la risata si blocca a metà quando, avvicinandosi alla buca, la pallina è lì dentro. Primo buca in uno della vita dopo 57 anni di attesa. Emozione, incredulità, e quel tipo di sorriso che ti rimane stampato per giorni.
Si passa oltre, alla 2, ancora storditi dall’accaduto. Si arriva sul tee della 3, altro par 3, ma questa volta tutto è in vista con l’aggiunta di un piccolo pubblico improvvisato. I giocatori del match davanti vengono informati del miracolo appena compiuto e sul battitore arrivano anche quelli della partenza successiva alla sua: “Peccato non aver assistito alla tua hole in one, però se vuoi puoi rifarti qui!”.
È una battuta innocente, una di quelle frasi che si dicono per scherzo. Poi il destino, evidentemente in vena di spettacolo, decide di cogliere la palla al balzo. Enrico effettua il suo colpo in direzione asta, la palla atterra sul green, rotola e sparisce, di nuovo, dentro la buca.
Sul campo cala un silenzio irreale, il tempo necessario a far capire a tutti che quello che hanno appena visto non succede. Non così. Non in un singolo giro e non a distanza di trenta minuti dal primo. A quel punto il silenzio esplode, urla, risate, commenti increduli, gente che corre a raccontarlo ad altri giocatori ancora ignari. In pochi minuti la voce rimbalza da una buca all’altra.
Il resto della gara diventa una processione di complimenti. Sembra quasi che l’intero Rendena si sia trasformato in una redazione sportiva in tempo reale e, diciamolo, se non ci fossero i testimoni, nessuno ci crederebbe.
Per capire quanto l’impresa sia straordinaria, basta guardare i numeri. La probabilità media per un dilettante di realizzare una hole in one è stimata intorno a una su 12.500 colpi. La probabilità di farne due nello stesso giro di una su 67 milioni. Molti la paragonano a vincere alla lotteria, due volte.
Anche nella storia del golf questi episodi sono rarissimi. Negli Stati Uniti si registrano in media poche decine di doppi ace all’anno su milioni di giocatori. Farli nello spazio di mezz’ora, su due par 3 consecutivi è qualcosa che nemmeno le statistiche sanno spiegare.
Lo sa bene il dilettante Mancil Davis, soprannominato ‘The King of Aces’, che ne ha collezionate 51 in carriera. Così come Norman Manley, per anni considerato il recordman con 59, che ha purtroppo alcune prestazioni non verificabili per mancanza di testimoni.
Un club esclusivo, popolato da statistiche quasi irreali, dove ogni storia sembra più incredibile della precedente.
E ora, anche il signor Cabrini può dire di aver scritto una pagina nella storia di questo sport. In fondo, è proprio vero che a volte il golf non è solo uno gioco, è magia.
E quel giorno, al Rendena, Enrico ha trovato la bacchetta magica.
Quando il destino decide di esagerare