Romano, classe 1954, avvocato e naturalmente golfista, sin dall’età di otto anni. La vita di Marco Federici è legata a doppio filo a quella del Circolo Golf Roma.

Sui fairway del club più antico d’Italia Federici ha effettuato i suoi primi colpi, seguendo la passione dei genitori e le orme del padre Alberto, alla guida del circolo dal 2001 al 2010.

Da maggio dello scorso anno è diventato lui il 22° presidente della storia dell’Acquasanta, che in 117 anni di gloriosa attività ha visto al suo comando marchesi, principi, conti, duca, ingegneri, dottori e avvocati.

“Ho passato tutta la mia vita o quasi giocando. Sono stato anche il presidente più giovane d’Italia: dal 1990 al 1993 fui infatti alla guida del Golf Nettuno, oggi tristemente scomparso dalla geografia golfistica italiana.

Sono socio da 56 anni al Circolo Golf Roma ma lo sono stato anche al Nettuno e al Parco di Roma come secondo club.

Oggi mi reputo un giocare stanziale, anche se in estate, avendo la casa in Sardegna, ne approfitto per qualche giro sui fairway del Pevero.

Cosa significa gestire un circolo come l’Acquasanta in un momento come questo?

Oggi, con l’improvvisa pandemia di COVID-19, è diventato difficilissimo per tutti i campi italiani. Devo dire che l’Acquasanta ha la fortuna di avere una base sociale piuttosto ampia, circa 750 soci, molti dei quali frequentano il circolo semplicemente per condividere con gli amici l’atmosfera piacevole e conviviale che qui trovano.

Avere una compagine sociale di questo tipo vi sta facilitando?

Senz’altro, a differenza di altri campi in fase evolutiva che invece stanno lottando per non perdere soci e green fee. I nostri abbonati lo sono per tradizione, membri di famiglie che rinnovano di generazione in generazione la loro appartenenza al club. La base che abbiamo è molto solida ed è il grande atout che possiamo oggi vantare.

Quali sono i punti principali del suo programma presidenziale?

Da maggio scorso abbiamo voluto dare un po’ di impulso alle attività di carattere sociale, che facessero ritornare in auge nell’immaginario collettivo romano il nostro circolo. In conseguenza del Campionato Nazionale Femminile, che abbiamo ospitato lo scorso anno e molto gradito dai partecipanti, abbiamo pensato di riaverlo anche nel 2020. La Federgolf ce lo aveva riassegnato e si sarebbe dovuto giocare a giugno: ovviamente il calendario è stato momentaneamente sospeso. Sulla base di questa opportunità, abbiamo lanciato un’iniziativa per certi versi anche promozionale, “L’Anno della Donna”, dedicato alle signore e alle ragazze. Proprio in vista del Campionato Nazionale Femminile, abbiamo iniziato a organizzare una serie di eventi

Quali, nel dettaglio?

Il primo è stato una bellissima cena a cui hanno partecipato oltre 200 persone e in cui l’ospite d’onore era l’ambasciatore inglese a Roma, Jill Morris, anche lei giocatrice fin dall’infanzia. Un secondo appuntamento si è tenuto il 22 febbraio, nel corso del quale abbiamo consegnato a Federica Dassù un riconoscimento come prima giocatrice professionista italiana. Avevamo in piano una serie di eventi tra cui anche quello con il presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, Mariella Enoc, che purtroppo al momento abbiamo dovuto rinviare a data da destinarsi.

Suo padre è stato presidente per tre mandati: quali insegnamenti le ha lasciato?

In quegli anni mio padre si trovò ad affrontare una serie di lavori importanti ai vari fabbricati del circolo. Oggi la situazione è totalmente differente e l’attività è più a livello promozionale: abbiamo 750 soci ma cinque/sei anni fa erano oltre 950. Quindi anche se non c’è stato un decremento sostanziale come in altri circoli, abbiamo ritenuto che l’aspetto che dovevamo curare con più attenzione era proprio questo. Ovvero la nostra compagine sociale e cercare, se possibile, di incrementarla.

Come si diventa soci di un circolo così prestigioso?

Le nostre barriere d’ingresso sono piuttosto importanti. A iniziare dall’obbligo personale di essere titolari di un’azione della proprietà e di versare la tassa a fondo perduto. Incrementare o semplicemente mantenere i nostri numeri è quindi abbastanza complicato, considerando anche la concorrenza che oggi abbiamo nell’area di Roma.

Avete in mente delle promozioni specifiche?

Le iniziative che abbiamo attivato legate all’Anno della Donna hanno lo scopo di far parlare di noi e far vedere che siamo presenti anche nel sociale. Avremmo dovuto ospitare ai primi di luglio addirittura un raduno di auto storiche: Red Concours, associazione di vetture d’epoca, avrebbe esposto 60 modelli provenienti da tutto il mondo tra la buca 1 e la 18. Purtroppo abbiamo dovuto rinviare il tutto a dopo l’estate. Speriamo di riuscire a organizzarlo entro settembre.

L’Acquasanta ha ospitato un Open d’Italia nel 1980, ma anche un altro in co-partecipazione con l’Olgiata nel 1973. Che ricordi ha?

In quello del 1973 ero molto giovane, ricordo di aver seguito in campo il grande Tony Jacklin che poi vinse quell’edizione, e Alberto Croce, che perse proprio alla 18. Molto più nitida invece l’immagine di quelli legati al 1980, quando ho anche fatto il marshall durante il torneo. C’erano giocatori fenomenali, i migliori al mondo, tra cui Greg Norman e Nick Faldo, poi il fatto che vinse Massimo Mannelli, romano, fu una gioia incredibile per tutti. Mi ricordo ancora nitidamente Bernhard Langer che alla buca 4 fece quattro putt e uscì dal green con una faccia sconvolta…

Quali sono i punti di forza dell’Acquasanta e cosa invece si può ancora migliorare?

Siamo a quattro chilometri in linea d’aria da piazza Venezia, abbiamo un campo meraviglioso, uno dei pochi circoli di golf in piena città, inserito in un contesto storico unico e di rara bellezza con l’Acquedotto Claudio e i mausolei dell’Appia Antica. Abbiamo inoltre all’interno della proprietà parecchi fabbricati tipici della campagna romana che stiamo cercando di riadattare per utilizzarli per iniziative speciali.

Ne avete anche qualcuna destinata ai giovani?

Sì, una di queste è proprio legata alle scuole e a manifestazioni dedicate ai ragazzi di quarta e quinta elementare, in collaborazione con Snag Golf. Il programma prevede che i ragazzi vengano invitati al circolo, dopo un primo contatto con il golf a scuola, per effettuare lezioni con i nostri pro, accompagnati dalle loro maestre. Lo scorso anno abbiamo messo a punto un nuovo campo pratica, inverso a quello tradizionale: lì stiamo realizzando una piccola clubhouse proprio in uno dei fabbricati già presenti e nel quale saranno ospitate iniziative simili.

Qual è il suo sogno nel cassetto come presidente dell’Acquasanta e come semplice golfista?

Come presidente non mi sono mai posto questo problema: tengo molto all’Acquasanta essendoci cresciuto e quello che più mi interessa è che rimanga quello che è, perché alla tradizione teniamo moltissimo. Quello da golfista? Forse allungarmi di qualche metro con il drive… Mi piacerebbe anche riportare le squadre dell’Acquasanta in vetta ai Campionati Nazionali, rispolverando una tradizione che ci ha visto sfornare sempre ottimi giocatori.

Cosa farà il primo giorno in cui si potrà uscire?

Andrò sicuramente sul tee della buca 1 dell’Acquasanta con i miei abituali compagni del weekend. Ci giocheremo i soliti 20 euro che vanno avanti e indietro ormai da quarant’anni…