L’eterna sfida tra Europa e Stati Uniti è adrenalina pura, orgoglio di squadra e duelli che hanno fatto la storia del golf. Da Brookline a Medinah, da Oak Hill a Le Golf National, ogni edizione ha regalato colpi impossibili, gesti di sportività, ma anche tensioni incandescenti e drammi sfiorati. È in questo teatro che nascono gli eroi e che il golf mostra il suo volto più umano e passionale


1 Il putt della vita di Justin Leonard (Brookline, 1999)

Il colpo che ha scritto la storia: il birdie da 14 metri imbucato da Leonard alla 17 fu la miccia che accese la rimonta statunitense. Quel putt, destinato a cambiare il destino della Ryder Cup, fu praticamente la bandiera a scacchi che consegnò agli USA il punto decisivo.

2 Ian Poulter e la magia di Medinah (2012)

Senza i suoi occhi di fuoco e i cinque birdie consecutivi in chiusura del sabato, il “Miracolo di Medinah” non sarebbe mai esistito. Poulter trascinò l’Europa con la sua grinta, alimentando la rimonta dal 6-10 fino al trionfo finale.

3 La concessione a Royal Birkdale (1969)

Il match era incandescente, ma Jack Nicklaus fermò la tensione con un gesto di pura sportività: concesse a Tony Jacklin un putt da mezzo metro per il par decisivo, sancendo il pareggio della Ryder Cup. “Ero certo che non lo avresti sbagliato, ma non volevo neanche darti la possibilità di farlo”, disse Jack a Tony. Un momento scolpito nella leggenda.

4 La conferenza stampa di fuoco a Gleneagles (2014)

La vera scintilla non si accese sul percorso, ma davanti ai microfoni: Phil Mickelson, dopo la sconfitta, sfidò apertamente il capitano Tom Watson, invocando un ritorno allo stile di Paul Azinger del 2008. Una Ryder che fece storia più fuori che dentro le corde.

5 Il colpo invisibile di Seve (PGA National, 1983)

Domenica, match contro Zoeller, 18ª buca. Gancio secco con il driver, palla in bunker sotto sponda, 225 metri all’asta, green stretto e protetto dall’acqua. Con il legno Ballesteros disegnò una traiettoria impossibile, trovando il bordo del green e strappando mezzo punto prezioso. Jack Nicklaus lo definì “il miglior colpo che abbia mai visto”. Peccato che non ci fossero le telecamere.

6 Patrick Reed e il dito alzato (Hazeltine, 2016)

Un duello da gladiatori con Rory McIlroy: il nordirlandese piazza un birdie da 12 metri e zittisce la folla, Reed risponde da sei metri, imbuca e lo ammonisce con il celebre “finger wag”. Il match si chiuse con la vittoria americana e Reed incoronato “Captain America”.

7 Il putt mancato di Langer (Kiawah Island, 1991)

“La guerra sulla spiaggia” raggiunse l’apice alla 18 dell’ultimo match. Hale Irwin trova miracolosamente la palla in posizione giocabile, ma è il tedesco ad avere il destino della Ryder Cup con un putt da poco meno di due metri per regalare la coppa d’oro all’Europa. Il putt esce di poco, e gli USA alzano il trofeo tra tensioni e polemiche.

8 La magia di Costantino Rocca a Oak Hill (1995)

Un colpo destinato alla storia: al par 3 della 6 di Oak Hill, Rocca mise a segno una hole in one, la prima di un italiano nella storia della Ryder Cup. Un colpo perfetto che scatenò l’entusiasmo incontenibile dei compagni e del pubblico. Un lampo d’orgoglio azzurro scolpito nella leggenda della Ryder. 

9 Francesco Molinari, l’uomo dei cinque punti (2018)

A Le Golf National, il torinese ha scritto una delle pagine più luminose della storia della Ryder Cup. Primo italiano a partecipare da campione major, Chicco trascinò l’Europa con un’impresa senza precedenti: cinque match giocati, cinque vittorie, unico a firmare il “cappotto” in quella edizione. In coppia con Tommy Fleetwood diede vita alla favola dei “Moliwood”, un tandem irresistibile che stregò Parigi e fece esplodere il pubblico. La sua imbattibilità fu il simbolo della supremazia europea e consacrò Molinari come eroe di Ryder.

10 Il tracollo americano al Marco Simone (2023)

Roma non dimenticherà mai il venerdì mattina dei foursome, quando la giovane coppia scandinava formata da Viktor Hovland e Ludvig Åberg inflisse una delle peggiori sconfitte nella storia della Ryder Cup. Con un gioco scintillante e senza sbavature, i due europei travolsero Scottie Scheffler, numero uno del mondo, e Brooks Koepka con un netto 9&7, chiudendo il match alla 11. Un dominio assoluto che fece vibrare le colline del Marco Simone e getto Scheffler in una valle di lacrime.