La domanda è lecita: ma Rickie Fowler è davvero in crisi?

Qualcosa sembra in effetti essersi inceppato nella vita professionale di uno dei più talentuosi ragazzi sfornati dal golf a stelle e strisce negli ultimi vent’anni.
Ultimamente il 32enne californiano sta facendo parlare di sé non tanto per le sue prestazioni ma per la mancanza di risultati che da ormai più di un anno a questa parte sta registrando. 

Le crisi dei campioni

Nello sport, soprattutto ad alti livelli, i passaggi a vuoto sono all’ordine del giorno.
Nel golf professionistico la lista di inaspettati e a volte clamorosi cali è lunghissima e illustre. Ricordate Henrik Stenson, che dopo un avvio scoppiettante di carriera, fu colto da un lunghissimo periodo di buio totale, in cui non riusciva più nemmeno a giocare il driver, con cui faceva spesso shank? Uscito da una pesante crisi più mentale che tecnica, lo svedese è riuscito persino a conquistare un major, l’Open Championship a Troon nel 2016.
E che dire allora di Sergio Garcia, che addirittura si prese un anno sabbatico nel 2010.
Si allontanò dai campi, dopo aver perso quel fuoco motivazionale che da sempre lo caratterizzava, ma poi tornare e vincere addirittura il Masters nel 2017.

I successi di Rickie Fowler

Fowler, che firmò il suo primo successo sul PGA Tour nel 2012 al Wells Fargo Championship, passato pro nel 2009 dopo essere stato numero 1 del World Amateur Ranking, sembra aver smarrito momentaneamente il suo killer instinct.
L’ultimo acuto è quello del Waste Management Phoenix Open di due anni fa, quinto titolo personale sul PGA Tour, tra cui spicca anche il Players del 2015 a Sawgrass, indubbiamente il torneo più di peso fino ad ora conquistato in carriera. Tra i sui successi anche due trionfi sull’European Tour (Scottish Open 2015 e Abu Dhabi HSBC Championship 2016) e uno sull’Asian Tour (Korea Open 2011).

Dati alla mano, Rickie Fowler non giocava così male dal 2010

Lo scorso anno, con il calendario rivoluzionato dalla pandemia, è sceso in campo 14 volte, ottenendo solo due Top Ten, senza passare il taglio in sei occasioni. Nella stagione 2021, iniziata di fatto con lo U.S. Open di Winged Foot spostato a settembre, Fowler non è mai sceso sotto la 20esima posizione, praticamente mai in contention per la vittoria.
È scivolato al numero 70 del World Ranking. Non accadeva dall’aprile del 2010, quando sprofondò al 68° posto prima di balzare, una settimana dopo, al 51°. Da quel momento non è andato mai oltre la 56esima piazza. 

Ma qual è allora il vero problema dell’americano, che oltre ai risultati ha perso anche il suo celebre sorriso che lo accompagnava sempre in campo?

Fowler è da sempre considerato uno dei più forti puttatori del PGA Tour

Ha vinto la classifica nel 2017 per media putt a giro e nel 2019 è rientrato nei primi 15.
Ora invece sembra aver perso la sua arma più efficace e il suo tocco magico sul green. Se è solo questione di testa, e quindi di tempo, lo scopriremo già dai prossimi grandi appuntamenti, a partire dai major, dove Fowler è andato in passato vicinissimo al suo primo successo arrivando secondo nel Masters, nello U.S. Open e nell’Open Championship, e terzo nel PGA.

Quest’anno Rickie festeggia la sua dodicesima stagione da professionista, una carriera che ad oggi gli ha regalato forse meno trionfi di quelli che il suo enorme potenziale poteva far intuire. Ma a 32 anni il tempo per tornare presto quel ragazzo terribile che incantava il mondo lo scorso decennio c’è tutto.