In vista dell’edizione 2025 a Bethpage Black, il Team Europe si prepara a difendere il titolo conquistato a Roma, guidato ancora una volta da Luke Donald che incarna i valori di coesione, esperienza e spirito di squadra


Luke Donald conosce bene l’anima della Ryder Cup. L’ha vissuta da protagonista sul campo, contribuendo a scrivere pagine indelebili della storia europea, e l’ha guidata da capitano a Roma nel 2023, riportando il trofeo in Europa con una vittoria memorabile. Oggi, si prepara alla sfida più impegnativa: difendere il titolo a New York, sul terreno ostile di Bethpage Black, davanti a un pubblico americano caldissimo. Tra orgoglio, tradizione e spirito di squadra, Donald racconta cosa significhi trasformare un gruppo di campioni in una squadra compatta, e come la Ryder Cup resti, per lui e per chiunque la giochi, l’evento più unico e travolgente del golf mondiale.

Partiamo dalle tue sei wild card. Ci verrebbe da dire che sei andato sul sicuro riconfermando, in pratica, l’intera squadra di Roma…
Anche se il team è simile a quello del Marco Simone, ho affrontato queste scelte con un approccio molto diverso. Per la sfida di Berhpage ho optato per l’esperienza e la coesione tra i ragazzi. Siamo una squadra solida e unita. Undici dei dodici di Roma sono confermati, insieme a una promessa come Rasmus Højgaard, che già nel 2023 aveva respirato l’atmosfera del team. Siamo concentrati sull’obiettivo di difendere la Ryder Cup a New York e provare a scrivere la storia.

Da giocatore con quattro successi al ruolo di capitano: come è cambiato il tuo sguardo sulla Ryder Cup?
Non sono sicuro che la mia prospettiva sia cambiata. La Ryder ha sempre significato moltissimo per me ed è stato un immenso orgoglio rappresentare l’Europa in ognuna delle mie quattro partecipazioni. Forse ciò che è cambiato è la mia comprensione di quello che accade dietro le quinte. Da giocatore ogni cosa viene fatta per te, in modo che tu possa semplicemente arrivare sul tee della 1 e giocare, mentre da capitano ho visto la quantità di lavoro che rende possibile tutto questo e le energie che servono per arrivare al risultato finale. 

Luke, il tuo legame con Rolex dura ormai quasi vent’anni. Come è nato e come si è sviluppato questo rapporto speciale?
Sono un testimone Rolex dal 2006, quindi il nostro rapporto dura ormai da quasi vent’anni. Sono stato legato a Rolex in alcuni dei momenti più importanti della mia carriera: quando sono diventato numero uno del mondo, quando ho vinto l’ordine di merito su entrambe le sponde dell’Atlantico e, naturalmente, in Ryder Cup, sia come giocatore che ora come capitano.

Rolex e il golf condividono valori come precisione, tradizione ed eccellenza. In che modo questi principi si riflettono nel tuo approccio al gioco e alla leadership?
Mi piace pensare che il mio approccio condivida alcuni dei valori che sono sinonimo di Rolex, come la precisione e l’attenzione al dettaglio. Rolex dà anche grande importanza all’eredità e all’ispirare le future generazioni, e lo stesso cerchiamo di fare con Team Europe.

C’è un orologio Rolex che custodisci come il più significativo della tua carriera?
È sempre difficile sceglierne uno in particolare, ma i Rolex che ho ricevuto per aver fatto parte della Ryder Cup hanno chiaramente un grande significato per me, per quello che rappresentano. Sono legati ai ricordi di essere parte di una squadra vincente e di qualcosa di più grande di te stesso.

Il tuo gioco è sempre stato sinonimo di precisione. Quanto questa caratteristica ha influenzato anche il tuo modo di guidare la squadra?
Non sono mai stato il più lungo dal tee, quindi ho lavorato duramente per raggiungere i risultati in altre aree del mio gioco, in particolare con i ferri e intorno ai green. Le mie statistiche quando sono diventato numero uno del mondo lo dimostravano chiaramente, e quell’etica del lavoro e attenzione al dettaglio sono tutti elementi che ho portato nella mia esperienza da capitano. Ho cercato di essere meticoloso nella preparazione per creare un ambiente in cui i giocatori possano esprimersi al massimo delle loro capacità.

Quali insegnamenti hai tratto dall’esperienza di Roma e come li stai applicando nella preparazione alla Ryder Cup di Bethpage?
Ogni volta che fai qualcosa per la seconda volta hai il vantaggio di averlo già fatto prima. Prendi le cose che hanno funzionato e ci costruisci sopra ricavandone insegnamenti anche da ciò che forse non è andato così bene. Allo stesso tempo, quella che si avvicina sarà un’esperienza diversa, essendo una Ryder in trasferta. Quindi, questo modellerà la nostra preparazione tanto quanto, se non di più, le esperienze del 2023.

Qual è stata la lezione più preziosa che ti ha lasciato la tua prima Ryder da capitano?
Probabilmente l’importanza della gestione del tempo. Durante la settimana succede di tutto ed è quindi fondamentale essere organizzati e fidarsi delle persone intorno a te, dai vice capitani a tutto lo staff. 

La pressione è inevitabile in un evento come questo. Come riesci a mantenere lucidità e costanza nei momenti più intensi?
L’esperienza certamente aiuta. Più vivi la pressione di essere in corsa o in testa, più sai cosa aspettarti. Da capitano è un tipo di pressione diversa. Non scendi in campo, non puoi influenzare direttamente il risultato come quando giochi e devi quindi concentrarti sugli aspetti che puoi controllare.

In questa fase della tua carriera, che significato ha per te la parola “eredità”?
Può avere significati multipli. Sono molto orgoglioso dell’eredità della mia carriera individuale e del mio record in Ryder Cup. Roma ha aggiunto l’onore di essere stato un capitano vincente. Sono entusiasta dell’opportunità di poter fare qualcosa di speciale a New York e della sfida che essa rappresenta. Allo stesso tempo, cerco anche di continuare l’eredità di ciò che è stato realizzato da chi ha rappresentato l’Europa prima di me. E poi c’è la mia eredità come persona verso gli altri, dei legami e delle amicizie che ho creato lungo il mio cammino. 

Hai avuto grandi predecessori. In che modo hanno influenzato il tuo stile di leadership?
Ho giocato in quattro edizioni e tutte quante in squadre vincenti, quindi posso attingere da ciascuno dei miei capitani: Bernhard Langer, Ian Woosnam, Colin Montgomerie e José María Olazábal. Tutti diversi tra loro, tutti con qualcosa di speciale e dai quali imparare. Fondamentali anche le mie esperienze come vice capitano, nel 2018 con Thomas Bjørn e nel 2021 con Padraig Harrington. Lì, ho toccato con mano la grande differenza tra il ruolo di capitano e quello di giocatore.

Unità e compattezza sono marchi di fabbrica del Team Europe. Come si costruisce questo spirito nello spogliatoio?
Si tratta di creare la cultura giusta. È qualcosa su cui ho lavorato duramente in vista di Roma e che sto facendo di nuovo nell’avvicinamento a Bethpage. La comunicazione è una parte importante. Cerco di avere contatti regolari con i giocatori e mantenere forte quel legame nei due anni. L’unità è il marchio di fabbrica del Team Europe.

Bethpage sarà un terreno ostile. Qual è il tuo approccio per difendere il titolo sul suolo americano?
Sappiamo che a New York sarà dura. Gli americani hanno sempre una squadra forte e avranno dietro un pubblico molto appassionato. Abbiamo messo a punto delle strategie per affrontare questo tipo di tifo. Ma New York è una città ricca di culture diverse e speriamo di avere molti fan anche dalla nostra parte, certamente più di quanti ne avevamo a Whistling Straits. Poi sarà questione dei giocatori che scenderanno in campo ed eseguiranno i colpi al meglio delle loro capacità, mostrando quella compattezza che ci contraddistingue. Sarà dura, saremo gli sfavoriti, ma accoglieremo la sfida.

Guardando ai tuoi criteri di scelta, cos’ha prevalso oltre allo stato di forma e al ranking?
La forma è molto importante, ovviamente, insieme alle informazioni statistiche che abbiamo su ogni giocatore ed Edoardo Molinari ha un ruolo importantissimo. A pari livello ho preferito chi ha più esperienza nel gestire la pressione, soprattutto nei major e nelle passate Ryder Cup. Serve soprattutto questo per la sfida unica che ci attende.

Quanto conta la tradizione per motivare il gruppo?
Ha un ruolo fondamentale e serve a tramandare il sentimento di appartenenza alle nuove generazioni. Siamo molto orgogliosi di giocare per l’Europa, essere parte di qualcosa più grande di noi, si scendere in campo per la squadra e per la maglia che si indossa. La bandiera di Ballesteros a Roma sulla tribuna della 1 è stata molto potente, così come l’armadietto a lui dedicato. Allo stesso modo, i racconti di José María alla squadra. Queste cose sono incredibilmente ispiranti. Incoraggiamo i giocatori a viverle e a usarle per creare la loro di storia. Ci sono molte tradizioni e rituali durante una settimana di Ryder che la rendono memorabile. Uno di questi è la consegna di un orologio Rolex ai giocatori e ai vice capitani con un’incisione speciale sul retro. È sempre uno dei momenti più belli della settimana.

Cosa rende la Ryder così unica e diversa da ogni altro evento golfistico?
Il fatto di non giocare per se stessi. Il golf è intrinsecamente uno sport individuale, ma per questa sfida ci uniamo come squadra. Si scende in campo per il proprio compagno, la propria famiglia, il proprio continente e rispettivo paese. È potente e porta con sé emozioni e passione. E poi il pubblico amplifica e rende tutto ancora più speciale, davvero unico. In un evento del Tour o in un major, si tifa normalmente il proprio beniamino e, in generale, si apprezzano i bei colpi e il buon golf. In Ryder Cup gli spettatori sono schierati o per l’Europa o per gli Stati Uniti e il tifo è molto simile a quello di uno stadio.

Cosa attendi con più impazienza dalla prossima sfida di Bethpage?
Direi due cose: la prima è ritrovarsi in quell’ambiente e respirare quell’atmosfera con i miei giocatori, la seconda è la sfida stessa che ci attende. L’opportunità di fare qualcosa di davvero speciale e la possibilità di riuscire a  vincere a New York rende il tutto davvero molto motivante.

Quale messaggio vuoi lasciare ai tifosi che si preparano a vivere l’imminente sfida tra Europa e USA?
Semplicemente di godersela. La Ryder Cup è un evento speciale da giocatore, capitano o tifoso. E ai fan europei dico grazie per il vostro sostegno. Le circostanze a Whistling Straits hanno fatto sì che non ci fossero molti spettatori europei, ma ne avremo di più a Bethpage. Apprezziamo davvero questo supporto e vi assicuro che lo useremo a nostro favore per caricarci.