Dieci anni dopo la sua prima storica vittoria all’Evian Championship, Lydia Ko si racconta con sincerità e profondità in un’intervista che attraversa le tappe più significative della sua carriera. La Ko condivide emozioni, riflessioni e sogni ancora vivi: dal legame speciale con Rolex, che dura dal 2014, alla ricerca costante di precisione nei major, dal momento difficile del 2023 alla straordinaria rinascita con l’oro olimpico e il trionfo a St Andrews. Con la maturità di chi ha già lasciato un segno nel golf, ma con la fame di chi sa che il viaggio non è finito, Lydia apre il cuore su cosa significa davvero costruire una carriera, un colpo alla volta.
Come si è evoluto nel tempo il tuo rapporto con Rolex?
Rolex è il mio partner di lunga data, è con me dal 2014 ed è bello crescere con lui, colpo dopo colpo. È un po’ come avere al proprio fianco un caddie silenzioso, o un bastone affidabile nella sacca, quello che sai che non ti tradirà nei momenti cruciali.
Un momento speciale con Rolex?
A Evian nel 2015 quando ho ricevuto in premiazione un Rolex che ho regalato a mia sorella. Quella vittoria è stata come mettere a segno un eagle alla 18 e quell’ultimo giro in 63 sarà inciso nella mia memoria per sempre.

Da un’annata, quella del 2023, molto difficile a un 2025 d’oro. Come ci sei riuscita?
Nel golf ogni stagione è diversa dall’altra. Nel 2023 ero completamente fuori ritmo ma chiudere l’anno con la vittoria all’HSBC nel 2024 è stato come iniziare un giro con un birdie. Poi è arrivato l’oro olimpico e il major a St Andrews, un vero back-to-back da sogno. È bastata una scintilla e tutto ha preso una forma precisa e definita. A volte non è il gioco che cambia, ma il feeling con il bastone. Come costruire una torre con i Lego: pezzo dopo pezzo, e alla fine è un capolavoro.
A soli 27 anni sei entrata nella Hall of Fame del golf
Quel traguardo non era nemmeno nei miei piani. Fino a poco tempo fa ero solo una ragazzina junior che scendeva in campo con la paura dei 3 putt e ora vedo il mio nome accanto a leggende del calibro di Annika Sörenstam. Questo è un promemoria di come questo sport mi abbia dato molto. E ora, sento di dover restituire almeno una parte di questo regalo.
Obiettivi per il 2025?
Completare il Grande Slam, il mio Augusta personale. Mi mancano il KPMG Women’s PGA e lo U.S. Women’s Open. Due major, due fairway ancora da conquistare. Rory McIlroy che vince il Masters mi ha fatto piangere perché capisco cosa significhi inseguire quel sogno per anni. Voglio quella chance, quella domenica, su quel green, con tutto in gioco.
Però nel frattempo sei riuscita a vincere a St Andrews?
Trionfare lì è come imbucare l’approccio del secolo e appena due settimane prima avevo vinto l’oro olimpico a Le National. Giocare bene sui links, con vento e rough che ti mettono alla prova su ogni colpo, è stato un bonus. Attraversare lo Swilcan Bridge con tutti gli occhi addosso è come entrare nella storia buca dopo buca. Mio marito ed io piangevamo davanti alla TV rivivendo quel momento e non capita spesso che viva quelle sensazioni anche tornata a casa.
Come mantieni l’equilibrio mentale nel Tour?
La mia mental coach è come una sacca extra che mi aiuta a portare i pesi invisibili. A volte parliamo di birdie mancati, a volte di vita vera. E sapere che posso “scaricare” quelle zavorre mi ha reso più leggera sul campo. Mentalmente più stabile, più sicura e pronta a colpire con fiducia ogni volta che metto la palla sul tee.
Che tipo di eredità vuoi lasciare nel golf?
Voglio essere una “people’s golfer”, come Arnold Palmer. Vorrei che un ragazzino o una ragazzina possano venire a chiedermi un autografo e sentire che sono lì per loro. Più titoli e dei trofei, vorrei lasciare un’impronta fatta di cuore, non solo bei numeri sullo score.
Torni a Evian 10 anni dopo la tua prima vittoria. Che emozioni provi?
È come tornare alla buca dove hai fatto la tua prima hole in one. Conosco il pubblico e il campo. Una bambina che mi seguiva 10 anni fa è venuta anche all’AIG Women’s Open, ci sono storie che si costruiscono col tempo, come uno scorecard piena di ricordi. Che io giochi ancora o no tra altri 10 anni, so che Evian resterà sempre una buca speciale del mio percorso.
