Ripensando all’ultima volta che sono andato a giocare a golf, ero vestito con i pantaloni lunghi, maglietta termica ed il cappello di lana.

Oggi sono tornato agli allenamenti e invece di essere attrezzato per una scalata a duemila metri di altezza, mi sono ritrovato in pantaloncini e maglietta a maniche corte.

Buffo no?

Dopo quasi due mesi di “buco” sono tornato a fare il mio lavoro, che però a causa di questo virus, di lavoro ne avrò ben poco. Le gare ed i circuiti internazionali per il momento sono “congelati”, dunque ho usato la scusa del lavoro per potermi concedere di tornare solamente a  GIOCARE.

Un lusso che spesso veniva a mancare in passato a causa degli allenamenti frenetici che talvolta mi trascinavano in un vortice che mi impediva di godermi a pieno le mille sfaccettature di questo sport.

Si dice sempre prima il dovere poi il piacere, ma in questo caso prima il piacere poi il dovere, poiché senza il perché, spesso si perde la direzione.

Quindi ho deciso di affrontare questo debutto con più istintività possibile. Ho lasciato il Bushnell a casa e mi sono buttato in campo come “ai vecchi tempi”: Io, la sacca e il campo.

All’inizio ero un po’ spaventato: Che effetto farà arrivare al golf con la mascherina? Che sensazione avrò nel non vedere la palla entrare in buca a causa delle norme Covid?

Come faccio a sapere la distanza esatta? Quanto movimento devo fare? Sarò in grado di scegliere il bastone? Andrà dritta? Ma? Se?

L’arrivo al campo “mascherato” è stato sicuramente strano, così come vedere la palla rimbalzare fuori dalla buca, sembrava un brutto sogno: cerchi il putt della vittoria, ma continua a sbordare.

Fortunatamente però la realtà non è un incubo e mi sono fatto il callo velocemente. Semmai il sogno, ma ad occhi aperti, è stato  rivedere la palla rotolare sul green.

Una meraviglia!

Una volta partito, anche se è stato un inizio difficile con un doppio bogey alla seconda buca, il dna è uscito. Il fanciullino si è fatto sentire e piano piano mi ha permesso di trovare un buon ritmo.

Il senso di solitudine e di incertezza che mi ha accompagnato ad inizio giornata è stato subito sostituito da felicità, o meglio ancora dalla passione.

Quella che sembrava ruggine si è trasformata in olio da gara. Gli ingranaggi impigriti del mio swing che all’inizio sembravano difettosi si sono allineati dando i frutti di due mesi passati a lavorare sulla tecnica tirando contro una rete.

Risultati che mi hanno permesso di finire con due birdie le ultime due buche per concludere pari al par, un risultato che normalmente andrebbe “stretto”, ma essendo il primo giorno gioco è stato oro colato, proprio l’inizio che ci voleva!

Due mesi fa ho letteralmente chiuso le  porte di casa per dare inizio a quello che si può definire un letargo 2.0.

Mi sono spento con gli alberi spogli e mi sono riacceso mentre sono in fiore. Per la prima volta, mi sono reso conto che non sono io a muovere l’universo, ma lui a muovere me.

Ora sono davanti ad un nuovo inizio. E’ stato un momento in cui ho avuto modo e tempo di pensare e di adattarmi ad una nuova normalità.

Io sono pronto e voi?