Sentir dire da Colin Montgomerie, uno che è nato qui e che su questi campi ci gioca da quando era in fasce, che il Royal Troon non è il links che si aspettava, la dice lunga sulle condizioni del percorso.

Il perché è presto detto: la pioggia battente delle ultime settimane, e che secondo le previsioni non darà tregua neppure nei prossimi giorni,  ha ammorbidito il percorso, che dunque è diventato più lungo di quanto fosse lecito aspettarsi.

In sostanza la palla rotola meno di quanto ci si poteva attendere: si parla di 15 yard contro le 40 abituali.

E se un links meno generoso ma più “morbido” può aiutare sui rimbalzi sui green (che comunque restano velocissimi e assolutamente perfetti), può creare qualche difficoltà nel centrarli questi green, soprattutto nei par 4 infiniti della 11, 13 e 15, dove per altro il vento solito urla letteralmente in faccia.

Segnatevele queste buche, perché insieme alla 8, il par 3 crudele da sole 122 yard, saranno quelle che metteranno a dura prova il carattere dei giocatori.

A proposito della 8: alcuni si lamentano che nelle trappole micidiali intorno al green a francobollo ci sia troppa sabbia, il che renderebbe ancora più complicata anche l’uscita più semplice.

Ma non solo. Sempre secondo Monty la vera difficoltà di questo par 3, più che nelle dimensioni ridotte del green, starebbe in due fattori: primo, il vento.

La 8 è la prima buca che i giocatori si trovano ad affrontare con l’aria in faccia, il che li pone sempre in una condizione di dubbio e incertezza; secondo, le aspettative. La buca è talmente corta che chiunque, dal giocatore, al caddie, al pubblico, si aspetta di centrare il green.

E chi gioca sa quanto avere delle aspettative sia il modo migliore per rovinare lo score. Per inciso, nel giro di pratica del martedì, Rory McIlroy vi ha marcato un sestuplo bogey 9.