Dopo l’estenuante testa a testa di ieri, sono invece stati sufficienti solo pochi minuti per chiudere i conti oggi. Con un birdie alla sesta buca di spareggio, Jason Day ha avuto la meglio su Alex Noren, che alla 18 è invece finito in acqua e ha chiuso con un bogey.

A fine torneo erano terminati in vetta alla pari con 278 (-10) Noren (70 67 69 73), Day (73 64 71 70) e Ryan Palmer (66 67 73 72), fuori gioco alla prima buca supplementare.

Day, 30enne di Beaudesert, ha portato a undici i titoli nel circuito, comprensivi di un major, dove non vinceva dal 2016, più volte costretto a periodi di riposo per dolori alla schiena. Ha ricevuto un assegno di 1.242.000 dollari su un montepremi di 6.900.000 dollari.

QUARTO GIORNO – Estenuante playoff fra Jason Day e Alex Noren. Eliminato alla prima buca il terzo incomodo, Ryan Palmer, i due duellanti al vertice del Farmers Insurance Open si sono equivalsi un’altra volta sulla 18, poi hanno pareggiato la 16, la 17, di nuovo la 18. Per l’oscurità non hanno poi potuto ripetere il triangolo delle ultime buche sul South Course (par 72) del Torrey Pines GC a San Diego in California e la tenzone riprende oggi.

Il forte vento ha creato non pochi problemi ai migliori (-10 finale), che nel quarto giro si sono trovati a giocare in condizioni senz’altro difficili. Dei tre giunti in testa dopo le 72 buche, solo Jason Day (-2 di giornata) è riuscito a scendere  sotto il par e J.B. Holmes ha infilato tre bogey dalla 14 alla 16 che gli hanno fatto perdere per un colpo la possibilità di partecipare al playoff.

Tempi comunque infiniti di gioco, che ad esempio nell’ultima partita (Noren, Palmer, Holmes) ha addirittura superato le sei ore, quasi un record negativo davvero inaccettabile. Solo per il colpo di attacco al green della 18, J.B. Holmes ha impiegato svariati minuti, senza nessuna necessità reale, e incredibilmente i giudici di gara non hanno nemmeno dato al giocatore un avvertimento per gioco lento. Il risultato è stato iniziare il playoff con davanti un tempo limitato di luce, che alla fine non si è rivelato sufficiente.

Senz’altro buono il giudizio per il rientro di Tiger Woods. L’ex numero uno del mondo è riuscito a non giocare mai sopra il par del campo nei quattro giri di gara, risultato tutt’altro che disprezzabile per uno che si sentiva “un po’ arrugginito”, come lui stesso ha dichiarato alla fine. Da sottolineare inoltre che, giorno dopo giorno, Tiger ha migliorato la sua posizione in classifica e il 23° posto finale, già di per sé incoraggiante, avrebbe potuto sfiorare i top ten anche solo con un paio di drive più dritti, che lo hanno costretto varie volte a spettacolari ma penalizzanti colpi di recupero. Lo dimostra in maniera lampante il numero di fairway presi con il primo colpo (solo tre su 14 nei giri di venerdì sabato e domenica), mentre si è comportato decisamente meglio attorno al green. Lo rivedremo in campo fra tre settimane, al Genesis Open, sul percorso del Riviera CC a Pacific Palisades,  California e sarà un altro importante test per confermare il suo completo recupero.

È rimasto a metà classifica Francesco Molinari (45°), che dopo il bellissimo quarto posto del primo giorno ha poco alla volta perduto terreno (par, 68 73 73 74), Nell’ultimo giro, il meno brillante, ha segnato sullo score tre bogey e un solo birdie.